Toscana e Sicilia: “In presenza il 7”
In Campania dall’11 gennaio in classe solo l’infanzia e prime e seconde della primaria.
Zingaretti: “Pronto a firmare per le superiori a casa nel Lazio”.
Anche Liguria, Puglia e Sardegna verso il “no” alle lezioni in presenza. Valle d’Aosta, Provincia di Trento, Molise e Abruzzo: “Noi in aula giovedì”.
Il ministro Boccia: “Chi chiude le aule non chieda l’apertura dello sci”
ROMA – Dad prorogata fino al 31 gennaio per tre regioni: Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha firmato una ordinanza per la chiusura delle scuole superiori, viste le previsioni rispetto ad una possibile terza ondata di coronavirus. “Non ci sembra prudente lasciare aperti licei, tecnici e professionali, quindi proroghiamo la didattica a distanza fino a tutto gennaio – ha spiegato nel corso di un punto stampa alla sede della Protezione civile di Marghera (Venezia) -. Noi tifiamo per la scuola in presenza, ma abbiamo l’obbligo di valutare la situazione”.
Stessa linea adottata anche dal Friuli Venezia Giulia. “La didattica a distanza al 100 per cento per le superiori viene prorogata al 31 gennaio. E’ una scelta di responsabilità che supera il consenso di chi voleva un rientro veloce e ampio a scuola, e mira a tutelare la salute dei ragazzi e di tutto il personale della scuola”, spiega l’assessore regionale all’istruzione Alessia Rosolen, annunciando la nuova ordinanza del presidente Massimiliano Fedriga. “Vogliamo una scuola aperta, ma che garantisca una condizione di salute”, aggiunge, evidenziando che le condizioni dell’epidemia ancora non garantiscono tali condizioni. E conclude: “Quando un sistema apre, deve avere garanzie che rimanga aperto”.
Il presidente delle Marche Francesco Acquaroli ha annunciato che emetterà domani l’ordinanza: didattica a distanza per le scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, al 100 per cento fino al 31 gennaio. “E’ evidente”, ha detto il vicepresidente della Regione Marche, Mirco Carloni, “che la positività più alta sia tra i giovani dai 10 ai 19 anni, asintomatici, ma vettori di contagio, anche in relazione alla variante inglese. Stiamo lavorando perché le Marche restino nella fascia gialla e pensiamo che le lezioni per gli studenti delle scuole superiori debbano continuare a distanza”.
Una posizione scettica l’aveva già espressa alla fine della videoconferenza con il governo il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: “E’ inutile riaprire le scuole per pochi giorni, magari due, e poi richiuderle. Sono pronto a fare un’ordinanza”. E’ intenzionata a posticipare la riapertura al 15 gennaio anche la Sardegna del presidente Christian Solinas: è attesa un’ordinanza per domani. Il presidente della Regione Calabria, Antonio Spirlì, ha scritto su Facebook, “Sono disposto a dire sì al 50 per cento, ma no al 75, se mi viene data la certezza che in classe non si ammalerà neppure uno studente e pure non perdiamo nessuno”.
La Puglia starebbe lavorando alla proroga della Dad. Il governatore Michele Emiliano deciderà oggi se firmare l’ordinanza simile al Veneto. E, comunque, chiederà libertà di scelta per le famiglie su lezioni n presenza o a distanza. Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario del Pd, da sempre favorevole alla scuola in presenza, si è irrigidito nelle ultime ore e ha chiesto al governo di rinviare le aperture: “Altrimenti interveniamo noi”.
Le scuole in Campania riapriranno lunedì 11 gennaio quando potranno tornare in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente com’era prima della chiusura per la pausa natalizia. E’ il frutto della riunione dell’Unità di Crisi della Regione che ha valutato i dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno in presenza; ci sarà un’ordinanza entro domani. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria e dal 25 gennaio, per la secondaria di primo e secondo grado.
La Toscana di dice pronta a ripartire giovedì 7 gennaio. “Oggi i dati toscani, che ovviamente continuiamo a monitorare, lo rendono possibile, e quindi ci attesteremo sulle indicazioni nazionali rispetto alla ripartenza del 7 gennaio”, ha detto l’assessora all’istruzione Alessandra Nardini. E ha confermato il suo presidente, Eugenio Giani. Così la Valle d’Aosta: “La decisione di un rinvio sarebbe molto grave”, ha dichiarato Luciano Caveri, assessore all’Istruzione della Regione. Gli studenti della Provincia di Trento rientreranno a scuola in presenza al 50 per cento il prossimo 7 gennaio, come ha detto l’assessore all’Istruzione Mirko Bisesti in un incontro con i dirigenti scolastici. L’Abruzzo sarà in presenza il 7 e la Sicilia conferma le date del 7 o l’8 gennaio (stabilite nel calendario regionale a inizio anno), con le superiori eventualmente al 50% fino al 18 gennaio. Lo assicura l’assessore all’Istruzione della Regione siciliana, Roberto Lagalla, che conferma la decisione presa dalla Giunta Musumeci il 31 dicembre. E così il Molise, ma qui parlano i tecnici, nello specifico la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Anna Paola Sabatini: “Allo stato attuale, al netto dei dati ufficiali che fotografano la situazione, il 7 gennaio torneranno a svolgere la didattica in presenza tutti gli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria, della secondaria di primo grado e il 50 per cento degli studenti delle superiori fino ad arrivare al 75 per cento dal 16 gennaio”. L’Abruzzo conferma le classi superiori in presenza. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, auspica una ripartenza in Lombardia.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, contestata esplicitamente anche all’interno della maggioranza, ha provato a difendere la riapertura: “Le Regioni riflettano bene sulle conseguenze per studenti e famiglie. Il Governo ha mantenuto gli impegni, i tavoli guidati dai prefetti hanno prodotto piani operativi in tutte le Province lavorando sul potenziamento dei trasporti e sullo scaglionamento degli orari di scuole e altre attività. Ognuno faccia la propria parte”.
Francesco Boccia, responsabile dei rapporti con le Regioni: “I governatori che posticipano l’apertura delle scuole, poi non devono chiedere di riaprire lo sci il 18 gennaio”. Ma il Pd frena. E lo stesso segretario, Nicola Zingaretti, punta a un rinvio almeno di qualche giorno.
Cts: “Aprire quando ci sarà certezza che non richiuderanno”
Per il Cts la questione non è riaprire le scuole ma verificare se ci sono le condizioni per poi mantenere questa decisione. Così il segretario del Comitato tecnico scientifico, Fabio Ciciliano, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei. “La cosa più importante – ha sottolineato Ciciliano – non è tanto riaprire le scuole ma cercare di tenerle aperte. Rischiare di far ripartire la vita negli istituti e doverli poi richiudere tra una decina di giorni o tra due settimane è una cosa che il Paese non si può permettere perché sarebbe la testimonianza provata del fatto che i numeri stanno riaumentando”.
Sono preoccupati anche i sindacati. “Viste le attuali condizioni sanitarie dovute all’andamento della curva epidemiologica e alle misure insufficienti adottate finora, prima fra tutte il sistema di tracciamento dei contagi che è andato in tilt in numerose zone d’Italia, riteniamo che il ritorno in classe il 7 gennaio rappresenti un azzardo”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. “Siamo docenti e sappiamo perfettamente che l’unica vera scuola è quella in presenza e siamo i primi a sostenere che la didattica a distanza è una soluzione emergenziale. Ma, data la situazione attuale, non è affatto peregrino il rischio di riaprire le scuole il 7 gennaio e di doverle richiudere dopo pochi giorni”, conclude Di Meglio.
Anche la Uil “considera sbagliata la riapertura delle scuole a partire dal prossimo 7 gennaio”: lo dice il segretario generale Pierpaolo Bombardieri. “I dati epidemiologici ancora fortemente preoccupanti e le imminenti decisioni del Governo, che sembrano volte a proseguire nella linea delle restrizioni anti Covid, richiedono scelte coerenti anche sul fronte delle scuole”, prosegue sostenendo che “non esistono ancora le complessive condizioni organizzative per riavviare in sicurezza la didattica in presenza”. “Non vorremmo che, ora, prevalesse una posizione ideologica” e dunque, continua, “sarebbe bene attendere qualche altra settimana”.
E’ scattata la protesta informatica delle famiglie No Dad. L’appello lanciato sui canali social dei vari gruppi No Dad invita le famiglie a un’azione di mailbombing da attuare oggi dalle ore 13 alle 14. L’obiettivo è invadere le caselle di posta elettronica della segreteria del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e dell’assessore all’Istruzione, Lucia Fortini, di mail in cui si chiede l’apertura delle scuole tutte, di ogni ordine e grado. Il testo che sarà inviato da tutti i partecipanti dice: “La Campania non può più costituire un’anomalia: le scuole devono essere riaperte nel rispetto della Costituzione e delle normative nazionali”. E proprio oggi è prevista una riunione dell’Unità di crisi con l’assessore Fortini per fare il punto della situazione e decidere sulla riapertura della scuole in Campania.
Il rapporto dell’Iss: “La scuola non è tra i primi tre contesti di trasmissione in Italia”
Per l’Iss le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che “sono nell’ordine il contesto familiare-domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo”. E’ quanto si legge nel report Iss dal titolo Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-2: la situazione in Italia.
Il sistema di monitoraggio dell’Iss, nel periodo 31 agosto-27 dicembre 2020, “ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, che rappresentano il 2 per cento del totale dei focolai segnalati a livello nazionale. Se si considera l’andamento settimanale c’è stato un progressivo aumento dei cluster con un picco nelle settimane dal 5 al 25 ottobre, una graduale diminuzione fino al 22 novembre e un nuovo aumento fino al 13 dicembre seguito da una stabilizzazione nella seconda metà del mese”, viene spiegato ancora nel rapporto.
“Allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato”, continua il report. “La decisione di riaprire le scuole comporta un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. Per un ritorno a scuola in presenza, dopo le misure restrittive adottate in seguito alla seconda ondata dell’epidemia, è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza. Le scuole devono far parte di un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione individuale e un’adeguata ventilazione dei locali”, si legge nel documento dell’Iss.
(La Repubblica)