Mister Alibaba è stato visto per l’ultima volta a un convegno, in cui criticò le politiche economiche di Pechino. Subito dopo fu congelato il collocamento in Borsa di Ant Group, il suo braccio finanziario. Il Quotidiano del Popolo adesso dà notizia che gli è
Jack Ma è “sotto supervisione” e gli è stato ordinato di non lasciare la Cina. Sono queste le uniche informazioni che filtrano dalla stampa cinese a tre mesi dalla sua ultima apparizione pubblica, quando durante un convegno si scagliò duramente contro le politiche del Dragone in materia economica, per lui antiquate. Una requisitoria che ebbe come immediata conseguenza la cancellazione del collocamento in borsa di Ant Group, il braccio finanziario di Alibaba, l’impero tecnologico che Ma aveva fondato nel 1999. Divenuta presto un gigante delle vendite online, Alibaba si era successivamente allargata ad altri settori, dal cloud computing alla logistica, generando un fatturato superiore agli 86 miliardi di dollari all’anno.
Quando per il governo cinese era un esempio
“Sotto supervisione”. Questa scarna formula utilizzata dal Quotidiano del Popolo, organo del Partito Comunista Cinese, potrebbe indicare che il popolare imprenditore, simbolo della nuova Cina aperta ai mercati internazionali, potrebbe essere stato incarcerato o costretto agli arresti domiciliari. I recenti attriti con le autorità centrali, sbocco di. un’insofferenza maturata da mesi, sono costati la sospensione dell’offerta pubblica iniziale da oltre 34 miliardi di dollari di Ant Group a Hong Kong e Shanghai, che sarebbe passata alla storia come il più grande collocamento di sempre.
Il cinquantaseienne ex insegnante di inglese, lasciate le redini di Alibaba nel 2019, si era tutt’altro che allontanato dai riflettori. La sua intensa attività di conferenziere aveva ulteriormente consolidato il suo ruolo di ambasciatore del ‘soft power’ cinese nel mondo, a partire dall’Africa. Membro del Partito, Jack Ma era portato a esempio da Pechino come l’uomo da cui tutti dovevano imparare come mettere in pratica l’invito di Deng Xiaoping ad “arricchirsi”.
Simili riconoscimenti pubblici hanno forse finito per far sentire Ma troppo sicuro di sé. O, quantomeno, abbastanza sicuro da attaccare, durante quella conferenza a Shanghai dopo la quale nessuno l’ha più visto, autorità finanziarie ree di bloccare l’innovazione pretendendo di “regolare il futuro con i mezzi di ieri”.
La stretta sull’impero di “Mister Alibaba”
“Non dovremmo gestire un aeroporto come se stessimo gestendo una stazione ferroviaria”, aveva tuonato Ma, che aveva accusato le banche cinesi di lavorare con la “logica di un banco di pegni” e di non presentare rischi finanziari sistemici semplicemente perché “non c’è un sistema ed è questo il rischio”. Subito dopo le stesse autorità oggetto dell’attacco cancellarono il collocamento di Ant ad appena due giorni dalla data prevista su richiesta diretta, hanno riferito fonti ben informate al Wall Street Journal, del presidente Xi Jinping. Il 2 novembre successivo i regolatori finanziari convocarono il miliardario e altri due alti dirigenti di Ant. Alcuni giorni dopo, Ma avrebbe saltato l’appuntamento con un talent show di imprenditori africani dove era atteso nel ruolo di giudice. Una portavoce di Alibaba si limitò a spiegare che Ma non era riuscito a partecipare per problemi organizzativi.
L’attacco al cuore dell’impero arriva però il 23 dicembre, quando l’antitrust cinese apre un’inchiesta per abuso di posizione dominante su Alibaba. Pechino sembra determinata a spezzare l’azienda in più tronconi e rilevarne alcune quote. Una notizia che ha contribuito ad accelerare la spirale discendente della società sui mercati. La capitalizzazione di Alibaba, che controlla un terzo delle azioni di Ant, è scesa dal picco di 859 miliardi di dollari, segnato poco prima dell’Ipo abortita, a meno di 600 miliardi di dollari.
(Agi)