23 Novembre, 2024
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Rifiuti radioattivi, Morassut: “Scelta trasparente. Chi la critica, prima non aveva deciso nulla”

Il sottosegretario all’Ambiente interviene così sui malumori emersi dopo la pubblicazione dell’elenco delle 67 aree “potenzialmente idonee” ad ospitare il deposito nazionale

“Questa decisione era attesa da troppo tempo e ormai non più rinviabile: il governo l’ha assunta con trasparenza. E chi ci critica, prima di noi non aveva saputo decidere nulla”. Il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut interviene così sui malumori emersi dopo la pubblicazione dell’elenco delle 67 aree “potenzialmente idonee” ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi italiani. “Ora i cittadini sanno, possono partecipare, decidere ed esprimersi in trasparenza”.

Sottosegretario Morassut, in effetti è prevista una consultazione pubblica: ma in cosa consiste? E come saranno coinvolte le comunità locali interessate?

“Per i prossimi 60 giorni i soggetti portatori di interessi qualificati potranno formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima, trasmettendole a Sogin attraverso il sito depositonazionale.it. Entro i 120 giorni successivi alla pubblicazione, Sogin promuoverà il Seminario Nazionale, durante il quale i portatori d’interessi dei territori in cui ricadono le aree potenzialmente idonee potranno partecipare al confronto sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), sul Progetto Preliminare, sulla sicurezza e i benefici derivanti dalla realizzazione dell’infrastruttura. Voglio aggiungere che faremo di tutto per rispettare questi tempi, ma se le esigenze partecipative consigliassero tempi più estesi, il governo ne terrà conto. I termini non sono perentori ma ordinatori”.

Quali sono i vantaggi di cui una comunità potrebbe beneficiare nel caso accettasse di ospitare il deposito nazionale?

“La realizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico offre delle opportunità dirette e indirette per le comunità locali, intese non solo come misure compensative per l’occupazione di una porzione di territorio nel lungo periodo, ma anche come strumento di sviluppo per le comunità che partecipano alla realizzazione di un servizio essenziale per il Paese. Si stima che la costruzione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico genererà oltre 4.000 posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere, diretti (2.000 fra interni ed esterni), indiretti (1.200) e indotti (1.000). Durante la fase di esercizio, invece, l’occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa 1.000 unità”.

Finita la consultazione pubblica, come si arriverà a individuare il sito per il deposito tra le aree potenzialmente idonee rese pubbliche oggi?

“Nei 60 giorni successivi al Seminario Nazionale Sogin, sulla base di quanto emerso, elaborerà la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), che dovrà essere approvata con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico. Si aprirà a quel punto la raccolta della manifestazione d’interesse non vincolanti da parte delle Regioni e degli Enti Locali il cui territorio ricade anche parzialmente nelle aree idonee. È una procedura trasparente che come è facile capire valorizza la volontà dei territori, volontà che questo governo considera decisive”.

Come si procederà se tutte le comunità locali fossero comunque contrarie?

“Nel caso in cui non venissero espresse manifestazioni d’interesse, o qualora fossero ritirate in un secondo momento tutte quelle pervenute, la norma prevede l’avvio di trattative bilaterali con le Regioni nel cui territorio ricadono le aree idonee. Se anche queste non dovessero avere successo, verrà convocato un tavolo interistituzionale, come ulteriore tentativo di pervenire a una soluzione condivisa. Anche nel caso in cui dovessero fallire le diverse e reiterate procedure per il raggiungimento dell’intesa in modo partecipato, il Ministero dello Sviluppo Economico dovrà individuare il sito con un proprio Decreto di localizzazione. Con questa scelta sperimentiamo, forse per la prima volta, le forme di un dibattito pubblico che precede le scelte e non le segue, cosa di per sé stessa un’innovazione metodologica che andrebbe persino estesa al campo di tutte le opere pubbliche”.

Qual è in questo processo il ruolo delle associazioni ambientaliste?

“In quanto portatori di interessi qualificati, potranno partecipare alla fase di consultazione pubblica, inviando osservazioni e proposte tecniche e dare il loro prezioso e qualificato contributo nella fase di dibattito pubblico che si terrà durante il Seminario Nazionale. Le associazioni ambientaliste, nella quasi totalità, chiedono da tempo una discussione aperta sul tema deposito unico: consideriamo il loro ruolo molto importante”.

In che senso con questo processo “si chiude la stagione del nucleare”?

“Il Deposito Nazionale è necessario per smaltire i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, attualmente stoccati in sicurezza in depositi temporanei presenti nei siti degli impianti nucleari disattivati, dove Sogin conduce le attività di mantenimento in sicurezza e decommissioning. Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura darà perciò luogo ad un complessivo incremento sia della sicurezza strutturale, sia una più razionale ed efficiente gestione economica dell’intero settore. Con la realizzazione del Deposito Nazionale si potrà pertanto concludere il ciclo degli impianti nucleari italiani che potranno, quindi, tornare a prato verde, ossia privi di vincoli di natura radiologica”.

Con la realizzazione del deposito nazionale “si sanano situazioni precarie e potenzialmente pericolose”. Può fare un esempio?

“Per precarietà intendevo la temporaneità dello stoccaggio nei depositi temporanei attualmente presenti nel nostro Paese. La sicurezza di questi non è in discussione. Il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un’unica struttura darà perciò luogo a una loro gestione in sicurezza più razionale, efficiente ed economica; senza contare la conseguente possibilità di terminare il decommissioning degli impianti nucleari, rilasciando i siti privi da vincoli di natura radiologica”.

Il deposito geologico per i rifiuti a media e alta intensità verrà realizzato nella stessa area del deposito nazionale? O seguirà una nuova procedura di selezione?

“I rifiuti radioattivi destinati allo smaltimento nel Deposito Nazionale sono definiti, in base alla classificazione vigente, a molto bassa e bassa attività. Quelli a media e alta attività, invece, saranno stoccati in specifiche strutture del Deposito Nazionale, in attesa della disponibilità di un deposito geologico per la loro sistemazione definitiva. Con riferimento a quest’ultima tipologia di deposito, che non ha nulla a che vedere con il Deposito Nazionale in questione, l’Italia intende partecipare a gruppi internazionali già attivi che stanno studiando la possibilità di realizzare un deposito geologico comune in Europa per la sistemazione definitiva dei rifiuti a media e alta attività”.

Il deposito avrà una superficie di 150 ettari. Nelle aree potenzialmente idonee sono stati individuati terreni di tale estensione già nella disponibilità del Demanio?

“Ciascuna area è mediamente molto più ampia dell’area di sito richiesto per realizzare il Deposito Nazionale. Pertanto, al loro interno sono rappresentate molteplici tipologie urbanistiche di destinazione”.

Quando verrà scelto in modo definitivo il sito per il deposito nazionale? Esiste una scadenza?

“Secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 31/2010, il 2029 è la data prevista per la completa entrata in esercizio del Deposito Nazionale. Tuttavia, alcune specifiche strutture di stoccaggio del Deposito Nazionale potranno essere disponibili già a partire dal 2025”.

(La Repubblica)

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