18 Luglio, 2024
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Ecco come l’assalto al congresso Usa è stato pianificato in rete

Era da settimane che i sostenitori radicali di Trump progettavano un assalto nella sede del Campidoglio degli Stati Uniti.

Il terreno per organizzare l’irruzione è stata la rete. Ma forse parliamo anche di mesi di preparazione visto che già a metà ottobre sui principali social network serpeggiava lo spettro di una guerra civile una volta concluse le elezioni.

I militanti si incontravano online sui principali social media ma anche su forum come TheDonald, dove veniva annunciata violenza contro legislatori, polizia e giornalisti se il Congresso non avesse respinto i risultati delle elezioni del 2020.

Su un altro social network, Parler, di cui ci siamo occupati in passato per essere diventato l’amplificatore della narrazione sul voto rubato, gli utenti online si sono organizzati per pianificare la rivolta armata messa in atto a Capitol Hill. In queste discussioni hanno fatto capolino centinaia di post in cui gli estremisti hanno apertamente esortato gli utenti a portare armi da fuoco.

Il modus operandi ricorda in maniera inquietante una vicenda di fine agosto quando i membri di un gruppo para-militare chiamato “Kenosha Guard” hanno utilizzato Facebook per pubblicizzare un confronto con i propri militanti chiedendo di presentarsi con le armi in pugno. Il social media è intervenuto nel chiudere l’evento soltanto pochi giorni dopo la manifestazione, culminata con una sparatoria.

Sul Forum the Donald sono state ritrovate alcune frasi come “Assalto al Campidoglio” oppure “Tutte queste stronzate sul non portare armi a Washington devono finire.

Questa è l’America, porta le tue dannate pistole”. Entrambi questi post hanno ottenuto molti voti positivi da parte degli utenti connessi. Anche su social media come Twitter e TikTok, gli appelli alla violenza erano facili da trovare. Secondo Advanced Democracy, un’associazione che si occupa di monitorare la trasparenza in rete, più della metà degli account Twitter facenti parte del network complottista QAnon – circa 20.800 – hanno menzionato l’assalto del 6 gennaio.

È molto inquietante notare che anche nel nostro paese si è subito mobilitata la rete dei Qanon per sostenere su Twitter l’azione dei “patrioti” americani. E a questo punto non sembra assolutamente un caso che in rete sia diventata virale una teoria del complotto che vedrebbe alcuni leader politici – Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Barack Obama e l’onnipresente George Soros – usare satelliti militari italiani per rubare il voto a Trump. D’altronde su questa piattaforma è stato lanciato per mesi l’hashtag #StopTheSteal, “ferma il furto” con cui i militanti pro-Trump hanno condiviso fake-news su interferenze o frodi degli elettori. Per molti giorni si sono scatenati una media giornaliera di oltre 15mila messaggi su questo hashtag.

Passando a Facebook, invece, possiamo rilevare come un gruppo chiamato Red State Secession abbia lanciato un evento raccogliendo quasi 8.000 membri. Il gruppo invitava le persone a prepararsi per il viaggio per Washington fornendo un kit digitale da usare sui social media durante le proteste. Sia Twitter che Facebook sono intervenuti per bloccare il video con cui Donald Trump ha chiesto ai suoi sostenitori di lasciare Capitol Hill, non prima di aver rinfocolato la teoria del voto rubato. Un intervento, come al solito, arrivato in netto ritardo.

(Huffpost)

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