23 Novembre, 2024
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LA TRADUZIONE INTEGRALE DEL DISCORSO INAUGURALE DI JOE BIDEN.

Joe Biden ha tenuto il discorso di insediamento come nuovo presidente degli Stati Uniti d’America.

Di seguito vi proponiamo la traduzione integrale 

“Giudice capo Roberts, Vice Presidente Harris, Speaker Pelosi, Leader Schumer, Leader McConnell, Vice Presidente Pence, miei illustri ospiti, miei concittadini americani: questo è il giorno dell’America. Questo è il giorno della democrazia, un giorno di storia e speranza, di rinnovamento e determinazione che ha attraversato i secoli. L’America è stata nuovamente messa alla prova e l’America ha raccolto la sfida.

Oggi si celebra il trionfo non di un candidato ma di una causa, la causa della democrazia. Il popolo, la volontà del popolo è stata ascoltata e la volontà del popolo è stata rispettata.

Abbiamo imparato ancora una volta che la democrazia è preziosa. La democrazia è fragile. E in questo momento, amici miei, la democrazia ha prevalso.

Quindi ora su questo terreno sacro, dove solo pochi giorni fa la violenza ha cercato di scuotere le fondamenta stesse del Campidoglio, ci uniamo come un’unica nazione, sotto la guida di Dio, indivisibile, per procedere con il trasferimento pacifico del potere come abbiamo fatto per più di due secoli.

Mentre guardiamo avanti nel nostro modo unicamente americano, irrequieti, audaci, ottimisti, puntiamo ad essere la nazione che sappiamo di poter essere e di dover essere.

Ringrazio i miei predecessori di entrambi i partiti per la loro presenza qui oggi. Li ringrazio dal profondo del cuore. E conosco la resilienza della nostra Costituzione e la forza, la forza della nostra nazione, così come quella del presidente Carter con cui ho parlato ieri sera e che non può essere con noi oggi, ma che salutiamo per la sua vita dedicata al servizio del Paese.

Ho appena prestato il sacro giuramento che ciascuno di quei patrioti ha fatto prima di me. Il primo giuramento prestato da George Washington. Ma la storia americana non dipende da uno di noi, non dipende da alcuni di noi, dipende invece da tutti noi. Da noi, le persone che cercano un’Unione più perfetta.

Questa è una grande nazione. Siamo brave persone. E nel corso dei secoli, attraverso tempeste e conflitti, in pace e in guerra, siamo arrivati molto lontano. Ma abbiamo ancora molta strada da fare.

Andremo avanti con velocità e urgenza perché abbiamo molto da fare in questo periodo pericoloso ed abbiamo la possibilità di fare passi significativi. C’è molto da riparare, molto da ripristinare, molto da curare, molto da costruire e molto da guadagnare.

Poche persone nella storia della nostra nazione hanno affrontato sfide più difficili o impegnative di quelle in cui ci troviamo ora. Una volta in un secolo c’è un virus che corre silenziosamente in tutto il paese. Abbiamo perso tante vite in un anno quante ne ha perse l’America in tutta la seconda guerra mondiale.

Sono andati persi milioni di posti di lavoro. Centinaia di migliaia di attività commerciali sono state chiuse. Un grido di giustizia razziale che dura da 400 anni di lavoro ci continua a colpire. Il sogno di giustizia per tutti non sarà più rimandato.

Un grido di sopravvivenza viene dal pianeta stesso, un grido che non può essere più disperato o più chiaro di questo. E ora dobbiamo affrontare e sconfiggere la crescita dei suprematisti bianchi, dell’estremismo politico e del terrorismo domestico.

Per superare tutte queste sfide, per ripristinare l’anima e garantire il futuro dell’America, serve molto più delle parole. Serve la più sfuggente di tutte le cose all’interno di una democrazia: l’unità. Unità.

In un altro gennaio, il giorno di Capodanno del 1863, Abraham Lincoln ha firmato la proclamazione di emancipazione. Quando l’ha messa nero su bianco, il presidente ha detto, e cito testualmente, “se il mio nome passerà alla storia sarà per questo atto, e tutta la mia anima è qui dentro”. Tutta la mia anima è qui dentro. Oggi, in questo giorno di gennaio, tutta la mia anima è in questo che sto affermando. Riunire l’America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione.

E chiedo a ogni americano di unirsi a me in questa causa.

Unirsi per combattere i nemici che abbiamo di fronte: rabbia, risentimento e odio, estremismo, illegalità, violenza, malattie, disoccupazione e disperazione. Con l’unità possiamo fare grandi cose, cose importanti. Possiamo correggere gli errori del passato. Possiamo trovare alle persone un buon lavoro. Possiamo avere scuole sicure per i nostri figli. Possiamo sconfiggere il virus mortale. Possiamo premiare il lavoro, ricostruire la classe media e rendere l’assistenza sanitaria sicura per tutti. Possiamo ottenere la giustizia razziale e possiamo tornare a rendere l’America ancora una volta la forza trainante del bene nel mondo.

So che parlare di unità può suonare ad alcuni come una stupida fantasia di questi tempi. So che le forze che ci dividono sono profonde e reali.

Ma so anche che non sono nuove. La nostra storia è stata una lotta costante tra l’ideale americano secondo il quale siamo tutti uguali e la dura e brutta realtà che ci vede lacerati da dentro dal razzismo, dal nativismo, dalla paura e dalla demonizzazione dell’altro.

La battaglia è perenne e la vittoria non è mai sicura. Ha attraversato la guerra civile, la Grande Depressione, la seconda guerra mondiale, l’11 settembre. Ma attraverso la lotta, il sacrificio e le battute d’arresto, i nostri angeli migliori hanno sempre prevalso.

In ciascuno di questi momenti, un numero sufficiente di noi si sono uniti per portare avanti la nostra nazione. E possiamo farlo anche adesso. La storia, la fede e la ragione ci indicano la via, la via dell’unità. Possiamo considerarci non più come avversari, ma come vicini. Possiamo trattarci a vicenda con dignità e rispetto.

Possiamo unire le forze, fermare le urla ed abbassare il clima politico. Perché senza unità non c’è pace, solo amarezza e furore. Nessun progresso, solo estenuante indignazione. Nessuna nazione unita, solo uno stato di caos. Questo è il nostro momento storico di crisi e di sfida e l’unità è l’unica strada da percorrere. E dobbiamo andare verso questo momento come gli Stati Uniti d’America. Se lo facciamo, vi garantisco che non falliremo. Non abbiamo mai, mai, mai, mai fallito come America quando abbiamo agito insieme.

E così oggi, in questo momento, in questo luogo, cerchiamo di ricominciare daccapo, tutti noi. Cominciamo ad ascoltarci di nuovo, a sentirci, a vederci, a mostrarci rispetto. La politica non deve essere un fuoco violento che distrugge tutto ciò che incontra.

Ogni disaccordo non deve essere motivo di guerra totale. E dobbiamo rifiutare quel modo di fare politica cui i fatti stessi vengono manipolati o persino inventati.

Miei concittadini americani, dobbiamo essere diversi da tutto questo. L’America deve essere migliore di questo. E credo che l’America sia decisamente migliore di questo. Guardatevi intorno. Qui ci troviamo all’ombra della cupola del Campidoglio, come accennato in precedenza, completata durante la Guerra Civile, quando l’Unione stessa era letteralmente in bilico.

Eppure, abbiamo resistito. Abbiamo vinto. Qui ci troviamo a guardare il Great Mall dove il dottor King ha parlato del suo sogno. Qui ci troviamo dove 108 anni fa, nel corso di un’altra inaugurazione, migliaia di manifestanti cercarono di bloccare le donne coraggiose che marciavano per chiedere il diritto di voto. Ed oggi celebriamo il giuramento della prima donna nella storia eletta ad una carica federale, la vicepresidente Kamala Harris. Non ditemi quindi che le cose non possono cambiare.

Qui ci troviamo di fronte al Potomac di fronte al cimitero di Arlington, dove gli eroi che hanno mostrato la devozione assoluta verso il nostro Paese riposano in pace eterna. Ed eccoci qui pochi giorni dopo che una folla ribelle pensava di poter usare la violenza per mettere a tacere la volontà del popolo, per fermare il lavoro della nostra democrazia, per cacciarci da questo terreno sacro. Non è successo. Non succederà mai. Non oggi. Non domani. Mai. Mai!

A tutti coloro che hanno sostenuto la nostra campagna voglio dire questo: sono onorato dalla fiducia che avete riposto in noi. A tutti coloro che non ci hanno sostenuto, lasciatemi invece dire questo: ascoltatemi mentre andiamo avanti. Guardatemi e guardate il mio cuore. Se non siete d’accordo, amen. Questa è la democrazia. Questa è l’America. Il diritto di dissentire pacificamente all’interno della nostra repubblica è forse la più grande forza della nostra nazione. Eppure, ascoltatemi chiaramente, il disaccordo non deve portare alla disunione.

E vi prometto, sarò un presidente per tutti gli americani. Tutti gli americani. E vi prometto che lotterò tanto per coloro che non mi hanno sostenuto, quanto per quelli che lo hanno fatto.

Molti secoli fa sant’Agostino, un santo della mia confessione religiosa, scrisse che un popolo era una moltitudine definita dagli oggetti comuni del loro amore. Definito dagli oggetti comuni del loro amore. Quali sono gli oggetti comuni che noi americani amiamo? Che ci definiscono americani? Penso che lo sappiamo. Opportunità. Sicurezza. Libertà. Dignità. Rispetto. Onore. E, sì, la verità.

Le ultime settimane e mesi ci hanno insegnato una dolorosa lezione. Da una parte c’è la verità e dall’altra ci sono le bugie.

Bugie raccontate per il potere e per il guadagno personale. E ognuno di noi ha un dovere e una responsabilità, come cittadini, come americani, e soprattutto come leader — leader che si sono impegnati a onorare la Costituzione e proteggere la nazione — a difendere la verità e lottare contro le bugie.

Sentite, capisco che molti dei miei concittadini americani guardano al futuro con paura e trepidazione. Capisco che si preoccupino del loro posto di lavoro. Capisco, come è successo a mio padre, che molti possano restare svegli sul letto di notte a fissare il soffitto chiedendosi se possono permettersi l’assistenza sanitaria o pagare la prossima rata del mutuo, pensando alle loro famiglie ed al loro futuro. Ve lo prometto, lo capisco. Ma la risposta non è ripiegarsi su sé stessi, ritirarsi in fazioni rivali, diffidando di coloro che non vi somigliano e di non ascoltare le notizie che vengono da altre fonti.

Dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che mette il rosso contro il blu. Che mette le zone rurali contro quelle urbane, i conservatori contro i liberal. Possiamo farlo se apriamo le nostre anime invece di indurire i nostri cuori. Se mostriamo un po’ di tolleranza e umiltà, e se siamo disposti a stare nei panni dell’altro, come direbbe mia madre, stare nei loro panni solo per un momento. In alcuni giorno abbiamo bisogno di avere una mano dagli altri, mentre in altri giorni dobbiamo noi essere pronti a dare una mano.

È così che deve essere. Questo è ciò che dobbiamo fare l’uno con l’altro. E se sarà così, il nostro paese sarà più forte, più prospero, più pronto per il futuro, anche se potremo non essere d’accordo su tutto. Miei concittadini americani, nel lavoro che ci aspetta, avremo bisogno l’uno dell’altro. Abbiamo bisogno di tutte le nostre forze per superare questo oscuro inverno.

Stiamo entrando in quello che potrebbe essere il periodo più difficile e mortale del virus. Dobbiamo mettere da parte la politica e affrontare insieme questa pandemia come un’unica nazione. Una nazione unita.

E vi prometto questo, come dice la Bibbia, dobbiamo resistere per una notte e la gioia arriverà al mattino. Ce la faremo insieme! Insieme!

Guardate, gente, e mi rivolgo in particolare a tutti i miei colleghi con cui ho servito alla Camera e al Senato che si trovano qui sul palco, sappiamo tutti che il mondo ci sta guardando, che tutti ci guardano. Quindi ecco il mio messaggio rivolto a coloro che sono fuori dai nostri confini: l’America è stata messa alla prova e ne siamo usciti più forti. Rafforzeremo le nostre alleanze e ci impegneremo ancora una volta con il mondo.

Non per affrontare le sfide di ieri, ma quelle di oggi e di domani. E guideremo il mondo non solo con l’esempio del nostro potere, ma con il potere del nostro esempio.

Saremo un partner forte e affidabile per la pace, il progresso e la sicurezza. Sentite, sapete tutti che ne abbiamo passate tante in questa nazione. E come mio primo atto da presidente, vorrei chiedervi di unirvi a me in un momento di preghiera silenziosa, per ricordare tutti coloro che abbiamo perso lo scorso anno a causa della pandemia, quei 400.000 cittadini americani, mamme, papà, mariti, mogli, figli, figlie, amici, vicini e colleghi.

Li onoreremo diventando le persone e la nazione che sappiamo di poter e dover essere. Quindi vi chiedo, preghiamo silenziosamente per coloro che hanno perso la vita e per coloro che non ce l’hanno fatta e per il nostro Paese.

[Momento di silenzio]

Amen.

Gente, questo è il momento della prova. Dobbiamo affrontare attacchi alla nostra democrazia e alla verità. Un virus sempre più impetuoso. Crescenti disuguaglianze. Il problema del razzismo sistemico. Un clima in crisi. Il ruolo dell’America nel mondo. Uno qualsiasi di questi problemi basterebbe per metterci in difficoltà, ma la verità è che li dobbiamo affrontare tutti in una volta, e questo sta mettendo la nostra nazione di fronte a una delle responsabilità più gravi che abbia mai avuto. Ora affronteremo questo test. Faremo un passo avanti, tutti noi assieme. È tempo per l’audacia, perché c’è così tanto da fare.

Una cosa è certa: vi prometto che saremo giudicati, voi ed io, per come risolveremo queste crisi a cascata della nostra era. La domanda è: saremo all’altezza della situazione? Saremo in grado di superare questo momento così unico e difficile? Riusciremo a rispettare i nostri obblighi e trasmettere un mondo nuovo e migliore ai nostri figli?

Credo che dobbiamo farlo. Sono sicuro che lo pensate anche voi. Credo che ci riusciremo. E quando lo faremo, scriveremo il prossimo grande capitolo nella storia degli Stati Uniti d’America, la storia americana. Una storia che potrebbe suonare come una canzone che significa molto per me. Si chiama American Anthem.

E c’è un verso che spicca, almeno per me, e che dice così: “Il lavoro e le preghiere del secolo ci hanno portato fino ad oggi, ma quale sarà la nostra eredità, cosa diranno i nostri figli? Fatemi sapere nel mio cuore quando i miei giorni saranno finiti. America, America, ti ho dato il meglio di me”.

Uniamo, uniamo il nostro lavoro e le nostre preghiere alla storia della nostra grande nazione. Se lo faremo, quando i nostri giorni saranno finiti, i nostri figli e i figli dei nostri figli diranno di noi: “Hanno dato il meglio, hanno fatto il loro dovere, hanno guarito una terra devastata”.

Concittadini americani, voglio chiudere oggi da dove ho iniziato, con il sacro giuramento davanti a Dio e a tutti voi: vi do la mia parola. Sarò sempre chiaro con voi. Difenderò la Costituzione. Difenderò la nostra democrazia. Difenderò l’America. E darò tutto, tutto per voi, tutto ciò che farò sarà al vostro servizio, pensando non al potere ma alle possibilità di questa nazione. Non all’interesse personale ma al bene pubblico.

E insieme scriveremo una storia americana fatta di speranza, non di paura. Di unità, non di divisione. Di luce, non di oscurità. Una storia di decenza e dignità. Di amore e guarigione. Di grandezza e bontà. Possa questa essere la storia che ci guiderà. La storia che ci ispirerà e la storia che dirà alle epoche che devono ancora venire che abbiamo saputo rispondere al richiamo della storia. Che abbiamo saputo affrontare il momento. Che la democrazia e la speranza, la verità e la giustizia non sono scomparse sotto i nostri occhi, ma hanno prosperato ancora. Che la nostra America si è assicurata la libertà a casa e si è issata di nuovo come un faro per tutto il mondo. Questo è ciò che dobbiamo ai nostri antenati, a noi stessi e alle generazioni che verranno.

Quindi, con scopo e determinazione, ci rivolgiamo agli impegni del nostro tempo, sostenuti dalla fede, spinti dalla convinzione e devoti gli uni agli altri ed al Paese che tutti noi amiamo con tutto il cuore. Possa Dio benedire l’America e possa Dio proteggere le nostre truppe. Grazie, America”

Lorenzo Ruffino e Daniele Angrisani

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