23 Dicembre, 2024
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Il vero trasformismo sarebbe quello di far rientrare Renzi al governo

L’inaffidabilità dell’ex rottamatore non è di oggi, perché il suo progetto legittimo è sempre stato quello di spostare la politica italiana a destra, sul terreno democratico come su quello economico e sociale. 

Quel disegno non cambia. 

Ci sono avvenimenti che ti consegnano la necessità di cambiare opinione, di rivedere giudizi, di adeguare le tue azioni.

Tuttavia temo che questo con Renzi valga poco: lo dico ai tanti che in questi giorni si stanno spendendo per riaprire il forno di Italia Viva.

Non c’è nulla di personale, ma credo che nessuno capirebbe come in poco più di una settimana si passa dall’attacco a Conte come pericolo per la democrazia a un nuovo rientro nel Governo di Italia Viva soltanto per paura delle urne. 

La politica è odiata da larga parte delle persone anche perché appare solo un gioco di ruolo, dove chi è più disinvolto, cinico e col pelo sullo stomaco ha la meglio.

Questo ha indebolito la credibilità delle Istituzioni, depotenziato il peso dei parlamenti, infarcito la nostra democrazia di improvvisatori e voltagabbana.

Una soluzione della crisi con un reingresso di Renzi in pompa magna non avrebbe senso, non sarebbe capita, finirebbe per essere forse la soluzione più trasformista di tutte.

Ha lavorato sin dall’inizio per far saltare l’equilibrio difficile tra progressisti e Cinque Stelle, riempendo di mine il percorso accidentato del Governo. 

Un giro di giostra che tempo sei mesi ci riporterebbe di nuovo punto e daccapo.

L’inaffidabilità dell’ex rottamatore non è di oggi, perché il suo progetto legittimo (che ho contrastato alla luce del sole e senza mai nascondermi) è sempre stato quello di spostare la politica italiana a destra, sul terreno democratico come su quello economico e sociale. 

Quel disegno non cambia. 

Sono contento che se ne siano accorti in tanti, anche nel Pd dopo che per anni gli hanno consegnato le chiavi della cassaforte.

Dunque, se il “mai più” è stupido e impolitico, il “non ora” è vitale e necessario.

È un modo di tutelare un patrimonio di credibilità e un’opzione politica.

L’unica che può evitare che i sovranisti si mangino il paese.

Il tempo è poco, ma la strada mi pare segnata.

(Globalist)

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