14 Gennaio, 2025
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Governo, Di Battista ai M5S: «Arrivederci e grazie» se torna l’alleanza con Renzi

L’inversione di linea annunciata da Crimi apre spaccature nel mondo pentastellato. «Dibba» minaccia di abbandonare il movimento e l’ex ministra Barbara Lezzi chiede la consultazione della base

 

L’inversione di marcia del M5S su Renzi (Vito Crimi, dopo il colloquio con Mattarella ha annunciato di essere disponibile a un nuovo esecutivo guidato da Conte che includa anche Italia viva) sta provocando immediate spaccature all’interno del mondo pentastellato, che vede nel senatore di Rignano il nemico numero uno. La voce più pesante che si leva contro Renzi è quella di Alessandro Di Battista che paventa addirittura l’abbandono del Movimento: «Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie» ha scritto «Dibba» su Facebook .

Anche Barbara Lezzi, già ministro nel governo Conte 1, non condivide la riproposizione dell’alleanza con Italia viva. Lezzi già in mattinata aveva fatto sapere la sua contrarietà alla riapertura di un dialogo con Renzi. E dopo le dichiarazioni di Crimi rompe gli indugi: «Quanto annunciato è un repentino cambio di linea al quale, per essere legittimato, deve seguire un voto degli iscritti. I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario». La senatrice evoca dunque l’opportunità di una consultazione degli iscritti su un punto così dirimente.

Il senatore Nicola Morra, presidente della commissione antimafia è un’altra voce di dissenso che si aggiunge a Di Battista e Lezzi: «Se ci trasformiamo in dorotei ne prenderò atto e tornerò a casa. Io sono in una casa politica per fare la guerra per il cambiamento: se il cambiamento questa casa politica non lo vuole più fare ne prenderò atto e non escludo le dimissioni».

(Corriere della Sera)

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