Bambini e adolescenti stanno dormendo all’addiaccio o in ripari di fortuna, senza alcun supporto e protezione
Almeno 50 minori migranti non accompagnati stanno dormendo all’addiaccio o in ripari di fortuna in Bosnia-Erzegovina senza alcun supporto e protezione, con gravi rischi per la loro salute e la loro sicurezza. È la denuncia di Save the Children, organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Questi minori stanno fuori al freddo gelido o in edifici già occupati abusivamente o abbandonati, in campi improvvisati o in residenze private senza la supervisione di un adulto.
I minori che stanno affrontando da soli il tentativo di raggiungere l’Europa sono parte dei 2.500 migranti che secondo le stime sono sparse sul territorio del paese senza un alloggio adeguato. Con le temperature scese sotto lo zero durante la notte, e le infezioni da COVID-19 che continuano a salire, questi adolescenti trascorrono i loro giorni e le loro notti all’aperto, esposti alle intemperie e al rischio di abusi e violenze. Hanno accesso limitato a cibo, acqua, servizi igienici e nessun accesso a servizi di protezione, salute, asilo come rifugiati o istruzione. I minori che non sono nei centri di accoglienza ufficiali – sottolinea Save the Children – hanno urgente bisogno di un luogo sicuro e caldo dove stare e di essere protetti.
“Ho dormito per due mesi in un edificio occupato, mangiando cibo che ho ricevuto dalle organizzazioni umanitarie o da qualche cittadino del posto. Fa troppo freddo per stare in edifici come questo. Accendiamo fuochi per scaldarci ma poi non si respira a causa del fumo”, ha detto a Save the Children un ragazzo di 17 anni nella città di Bihać.
Secondo i dati ufficiali, ci sono circa 500 minori non accompagnati in vari centri di accoglienza nel paese, insieme a circa 450 bambini con le loro famiglie. Dopo la chiusura di due grandi campi l’anno scorso, il numero di posti disponibili per rifugiati e migranti in Bosnia-Erzegovina è drasticamente diminuito.
Rifugiati e migranti, compresi i bambini, possono essere registrati solo nel momento in cui accedono a strutture di accoglienza ufficiali. Senza registrazione, i minori non accompagnati non possono avere accesso all’assegnazione di un tutore legale e rimangono invisibili al sistema di protezione, in condizioni di grave vulnerabilità.
Molti minori non accompagnati sono riluttanti a lasciare la regione del cantone di Una-Sana per entrare in una struttura di accoglienza, poiché vogliono restare vicino al confine con l’UE e non vogliono staccarsi dai gruppi con cui viaggiano. La mancanza di un sistema adeguato di inserimento in strutture di accoglienza adatte per i minori li costringe a badare a se stessi all’addiaccio.
“Dormiamo da un mese in città in edifici occupati. Abbiamo cercato di attraversare il confine e ora non ci è permesso di tornare ai campi. Ogni volta che torniamo al campo, dicono che non c’è posto per noi. La gente qui ha freddo, mentre lì al campo si sta meglio”, ha detto un ragazzo afghano di 15 anni, che vive in una fabbrica abbandonata con un coetaneo del suo villaggio di origine.
Save the Children chiede con forza che i minori migranti non accompagnati che vivono in strada in Bosnia-Erzegovina possano essere registrati e protetti. La regione nord-occidentale, che si trova al confine del paese con l’Europa occidentale, è diventata un grande hot spot per i migranti. A causa della loro situazione disperata e della mancanza di percorsi legali e soluzioni per i minori e le famiglie, continuano a tentare di attraversare il confine per entrare nell’UE in Croazia, nonostante le notizie di violenti respingimenti. Gli operatori di Save the Children in Bosnia-Erzegovina possono testimoniare il gravissimo impatto di questa situazione stressante sui minori e sui bambini, in particolare tra quelli non accompagnati, compresi alcuni casi di autolesionismo.
“Questi bambini e adolescenti non dovrebbero affrontare l’inverno senza un tetto sopra la testa. Non dovrebbero rischiare la vita e la salute bevendo acqua dai fiumi, ritrovandosi congelati per le basse temperature o accendere fuochi con i rifiuti per potersi riscaldare. È fondamentale garantire il loro accesso alla protezione, alla salute e agli altri servizi fondamentali. È prima di tutto un loro diritto ma, alla luce dell’epidemia di COVID-19, è anche un problema di salute pubblica,” dichiara Andrea Zeravcic, Direttrice di Save the Children in Bosnia-Erzegovina. “Abbiamo bisogno urgentemente di strutture di accoglienza prima che i bambini possano morire congelati o subiscano altri gravi danni per la loro salute. In particolare, i minori non accompagnati devono poter essere al sicuro, come anche le famiglie e gli altri gruppi vulnerabili. Ciò significa che bisogna rendere disponibili altre strutture di accoglienza, che siano adeguati per minori e famiglie, in tutto il paese e lungo la rotta migratoria.”
“Le autorità – prosegue Zeravcic – devono garantire la registrazione ufficiale immediata e l’invio in strutture di accoglienza per tutti i bambini, compresi i minori non accompagnati. La registrazione è un primo passo essenziale per fornire protezione ai più vulnerabili e non può dipendere dalle capacità di accoglienza disponibili. Tutti i bambini, compresi quelli senza adulti di riferimento, hanno il diritto di essere al sicuro e di essere protetti”.
“La rotta balcanica vede il suo naturale prolungamento in Italia, da Trieste lungo la parte settentrionale del nostro paese fino a Ventimiglia ed è percorsa da decine di minori non accompagnati ogni anno”, ricorda Daniela Fatarella, Direttrice di Save the Children Italia. “I numerosi respingimenti di migranti e richiedenti asilo denunciati dalle organizzazioni della società civile ai confini con la Slovenia sono un elemento di particolare allarme, in quanto delineano possibili situazioni di violazione della Legge Zampa in merito alla non identificazione di minori non accompagnati come tali e al conseguente loro respingimento, vietato da tale normativa. È urgente assicurare l’applicazione di un metodo multidisciplinare di accertamento dell’età alla frontiera con tutte le garanzie procedurali previste dalla legge”.
“L’UE e gli Stati membri hanno il dovere di fornire risposte adeguate a porre fine a questa tragedia e ad evitare che questa si riproponga in futuro a quel confine o ad un altro dei confini esterni dell’Unione. La creazione di vie sicure e regolari di accesso alla protezione internazionale e il superamento del sistema Dublino devono essere la priorità, così come la garanzia di accesso ad un sistema di protezione per i minori non accompagnati”.
(Globalist)