L’Ufficio europeo per la lotta antifrode ha confermato che sta indagando sulle denunce contro Frontex, accusata di essere coinvolta nei respingimenti illegali dei migranti.
L’agenzia sta avendo molta libertà di azione e si prepara a un’espansione senza precedenti.
Lo scandalo è scoppiato in Germania e da dicembre continua a diffondersi nel cuore dell’Unione Europea. Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, avrebbe partecipato a migliaia di respingimenti illegali di migranti, e l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) – che ha l’obiettivo di contrastare le attività illecite nelle istituzioni europee – ha avviato un’inchiesta per violazione dei diritti umani.
Il caso è montato lo scorso 23 ottobre 2020, quando “Der Spiegel” ha pubblicato un video in cui venivano mostrati i respingimenti.
L’impatto della notizia in Germania ha provocato la comparizione di Fabrice Leggeri, direttore di Frontex dal 2015, che ha negato che uno dei voli dell’agenzia sull’Egeo avrebbe coinciso con il respingimento, in mare aperto, di un barcone di rifugiati. Un respingimento realizzato dalla polizia di frontiera greca con l’appoggio operativo di Frontex. Leggeri, secondo quanto scrive “Der Spiegel”, in quell’occasione avrebbe mentito, visto che gli stessi rapporti di Frontex confermavano il volo che il direttore non riconosceva.
A metà gennaio si è saputo, attraverso EuObserver e Politico, che da dicembre 2020 l’Olaf starebbe indagando per determinare la portata delle denunce per respingimenti illegali, abusi e negligenza. Entrambe le agenzie europee hanno confermato che da un mese si stanno realizzando interviste per fare luce sulle denunce, ma l’Olaf mantiene un silenzio assoluto sugli sviluppi delle indagini.
ABUSI DOCUMENTATI
A dicembre sono stati consegnati a Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari interni e responsabile politica di Frontex, i due volumi di un «libro nero» che raccoglie più di ventimila casi di respingimenti illegali, abusi alle frontiere e criminalizzazione delle ONG inerenti solamente a quella che è conosciuta come «via balcanica». Una delle due persone che hanno consegnato il libro a Johansson è stato l’eurodeputato Miguel Urbán (Grupo de la Izquierda Europea, GUE) che, intervistato da El Salto, ha affermato che Frontex «è diventato talmente potente da essere al di fuori della legge».
L’Agenzia, che in linea teorica controlla il comportamento della polizia di frontiera nei Paesi membri ma che, di fatto, può intervenire dove ritiene opportuno senza nessuna autorizzazione esplicita, è ancora in espansione dopo l’estensione dei poteri approvata nel 2016.Sempre a metà gennaio, i profili social di Frontex hanno presentato la nuova uniforme della guardia costiera che diventerà, a partire da quest’anno, il primo corpo armato autonomo dell’Unione Europea, con un primo contingente di cinquemila agenti, che raddoppierà nei prossimi sei anni.
Grazie al già citato «diritto di intervento», che non appare nei trattati dell’UE, Frontex può intervenire anche contro la decisione di uno Stato membro.
«Nonostante la commissaria europea continui a serrare le file, ha già la pulce nell’orecchio», sottolinea Urbán. Frontex, che ha ricevuto un finanziamento di trecento milioni di euro nel 2020, non pubblica rapporti trasparenti né è tenuta sotto controllo dalle istituzioni dell’UE. «Quando lo abbiamo portato in parlamento, il direttore [Leggeri] si è rifiutato di rispondere, così come nelle riunioni bilaterali, durante le quali non ha dato nessuna risposta» – racconta Urbán, che definisce Frontex «l’esercito della fortezza europea».
Insieme alle rivelazioni del “Der Spiegel”, nel parlamento europeo risuonano anche le denunce degli abusi e delle umiliazioni della polizia di frontiera croata lungo la via balcanica. A maggio, l’ONU aveva già interrogato il governo croato riguardo le accuse di aver marchiato con lo spray le teste dei rifugiati afgani, un episodio avvenuto sotto la supervisione dell’agenzia.
In seguito alle proteste, a novembre Emily O’Reilly, ombudsman europea, ha dato inizio a un processo di raccolta di informazioni sulla trasparenza e i meccanismi di garanzia del rispetto dei diritti umani da parte dell’Agenzia con sede a Varsavia.
EQUILIBRI POLITICI
Fabrice Leggeri, riporta Urbán, fa parte di La République En Marche, il partito di Emmanuel Macron, che sta portando avanti un duro discorso anti-immigrazione nella campagna elettorale per la sua rielezione alle presidenziali del 2022. Ma gli scandali incombono sul direttore di Frontex. La possibilità di un’eventuale destituzione dell’attuale direttore di Frontex, o di un’indagine a suo carico, fa parte dell’equilibrio politico europeo.
I socialdemocratici del S&D, con a capo Iratxe García (PSOE), sanno che aprire un’indagine contro l’Agenzia significa mettere in discussione la politica di frontiera in un momento in cui la crisi delle Canarie non è ancora chiusa.
Urbán racconta che, durante la sua visita del 5 dicembre al Centro de atención temporal de extranjeros (CATE) di Barranco Seco, la polizia spagnola ha negato l’entrata al suo gruppo, formato da due eurodeputati e dal deputato del Congresso Jon Iñarritu, mentre gli effettivi di Frontex avevano tutte le porte aperte.
Il motivo è che Frontex è un’«invenzione spagnola», potenziata durante la cosiddetta «crisi dei barconi» del 2006 su richiesta del governo di José Luis Rodríguez Zapatero e del ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba. Il modello dei memorandum d’intesa con i Paesi di transito per il respingimento dei migranti provenienti da Paesi terzi, come quelli che la Spagna ha in vigore con la Mauritania o il Senegal, e la condizionalità degli aiuti allo sviluppo della cooperazione in materia migratoria sono un piano d’azione comune ai grandi partiti europei che ostacola qualsiasi riforma o controllo di Frontex.
(Dinamopress)
Articolo apparso originariamente su El Salto, Traduzione a cura di Giulia Di Filippo