Tra il 2019 e il 2020 le difficoltà provocate dall’emergenza sanitaria hanno aggiunto almeno 55 anni alla linea temporale da percorrere per colmare il divario di genere nella parità economica fra uomo e donna. Si stima che il raggiungimento dell’equità economica tra i sessi avverrà tra 257 anni.
Sono i dati allarmanti che emergono dal convegno, organizzato dalla Commissione Progetto Donna dell’Ordine degli Avvocati di Roma, sul lavoro femminile in epoca di pandemia.
A differenza di qualsiasi altro tipo di recessione in epoca moderna, la pandemia ha innescato un tipo di recessione che penalizza particolarmente le donne, creando perdite di posti di lavoro più significative per queste ultime rispetto agli uomini. Un tipo di recessione, quella pandemica, che oltretutto è più difficile da recuperare nel tempo, andando a intaccare i redditi complessivi delle famiglie.
Non solo: quando il lavoro non è stato perso del tutto, la pandemia ha relegato le donne in un contesto di lavoro a casa dal quale risulterà difficilissimo uscire. Più che di smart working, gli esperti parlano di obliged job at home, peraltro con retribuzioni inferiori rispetto a quelle degli uomini.
In termini di sostenibilità sul lavoro, la criticità legata alle nuove tecnologie mobili è proprio quella di aver reso complicato prendere le distanze dal lavoro, i cui confini tra rispetto alla sfera personale sono particolarmente sfumati, rendendo difficile gestire prestazione lavorativa e famiglia.
Di qui la necessità di codificare a livello normativo lo smart working, ad esempio prevedendo il diritto di disconnessione, allo stato non disciplinato.
“Per questo è importante mantenere alta l’attenzione su questi temi – spiega Angelica Addessi, Consigliere del COA Roma responsabile della Commissione Progetto Donna – perché al di là delle petizioni di principio si intervenga a livello normativo creando una cornice giuridica che permetta di avvicinarsi alla parità di genere”.
“Noi giuristi intanto dobbiamo dare il buon esempio eliminando le disuguaglianze di genere nei nostri ambiti – aggiunge il Presidente del Consiglio dell’Ordine forense romano, Antonino Galletti – diversamente non saremmo credibili neppure nelle giuste battaglie per i diritti che svolgiamo all’esterno. Le donne nell’avvocatura sono una realtà ed una risorsa numerica ed economica da valorizzare a beneficio di tutti”.
Anche perché, conclude il Vicepresidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine, Alessandra Gabbani, “il vero obiettivo da raggiungere è la parità di genere, che si traduce nel ridurre tutte le disuguaglianze ma richiede un costante e crescente impegno delle donne. Un risultato che nel lungo periodo può favorire il benessere collettivo, non solo femminile dunque , e garantire la crescita economica dell’intero Paese”.