Giulio Casali, medico di base, che analizza il momento-Covid
In Italia la situazione sanitaria legata alla pandemia sembra essere in lento miglioramento, grazie all’arrivo dei vaccini. Ma quanta strada si dovrà ancora percorrere per tornare alla normalità di un tempo? Ne parla Giulio Casali, medico di base.
Nel percorso della diagnosi di Covid-19 il medico di famiglia ha un ruolo fondamentale. Pensa però che debba essere perfezionato?
«Rispetto a un anno fa sappiamo di più sull’infezione da Sars Cov-2. Come per esempio la tempestività della diagnosi; prima si interviene con la terapia, prima si mette in isolamento il paziente e meglio è per tutti. Tutto ciò può avvenire oggi rispetto a un anno fa, grazie alla possibilità di fare (non appena il paziente ci riferisce di aver avuto un contatto con un positivo o un sintomo di allarme), il tampone sia esso antigenico (rapido) o molecolare. Grazie all’impegno dei colleghi della Fimmg, che hanno svolto un importante azione di formazione, molti medici di famiglia eseguono nei loro studi o in spazi attigui dedicati i test rapidi che nel giro di quindici minuti ci danno una risposta abbastanza attendibile sulla positività o meno del paziente».
I test rapidi, vi aiutano a contenere e controllare l’andamento del virus nei pazienti?
«Il test rapido oltre alla diagnosi ci permette di fare il tracciamento. Infatti appena individuato il soggetto infetto, si invitano i suoi ultimi contatti a sottoporsi a loro volta al test. Le persone rispondono volentieri all’invito, dato che da noi fortunatamente non ci sono attese particolarmente lunghe, non si devono coprire lunghe distanze e in più il test è completamente gratuito».
Dove li effettuate? Nei vostri studi?
«Con opportuni accorgimenti i test rapidi si possono effettuare all’interno dei nostri studi ma sia io che molti miei colleghi, anche per aumentare il livello di sicurezza, ci siamo organizzati in spazi all’aperto attigui ai nostri ambulatori. Un’altra fetta di colleghi ha invece sfruttato gli spazi e le strutture messe a disposizione dai comuni, dai municipi, dalle parrocchie o da altri Enti. E’ da sottolineare come tutte le Istituzioni si siano messe a disposizione collaborando con quei medici di famiglia che ne hanno fatto richiesta».
Rispetto agli inizi, le preoccupazioni sono diminuite con l’arrivo dei vaccini?
«Le preoccupazioni purtroppo sono come gli esami …non finiscono mai! Ed è un bene sia cosi. Ci preoccupa per esempio il fatto che questa campagna vaccinale non decolli come dovrebbe. Forse per motivi di logistica creati dai vaccini Pfizer e Moderna, forse per le vicissitudini che hanno avuto e stanno avendo i vaccini veicolati dagli Adenovirus (AstraZeneca), i pazienti sono molto confusi e incerti; chiedono un aiuto e un chiarimento da noi che in questo momento non siamo in grado di dare, perché siamo stati messi ai margini in questa campagna vaccinale. Rimaniamo però consapevoli del nostro ruolo e non appena qualcuno si accorgerà che il cambio di passo potrà avvenire solo con il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale, certamente non faremo mancare il nostro contributo».
Erica Trucchia