La scuola è oramai ricominciata da un pezzo e con questa anche i suoi tanti problemi…
In molti abbiamo in mente il ricordo della maestra o del professore che per noi è stato soprattutto un educatore prima ancora che insegnante, colui che negli anni, con pazienza ed amore ci avviato alla “scuola di vita”. Tuttavia sappiamo bene che non tutti gli insegnati sono o possono permettersi dato il precariato di essere così…
Purtroppo, soprattutto oggi, i ragazzi si trovano a trascorrere moltissime ore a scuola, e per questo i docenti non possono o almeno (non dovrebbero) più limitarsi solamente ad “insegnare” a maggior ragione quando hanno a che fare con ragazzi adolescenti . Quello che spesso accade invece, è che gli insegnati si dimenticano di questa seconda necessità limitandosi ad etichettare i ragazzi piuttosto che ad educarli rischiando in questo modo di fare grossi danni. Oggi è evidente, che la scuola ha nuovi bisogni che la nostra società non sembra aver pienamente riconosciuto e di questo è testimonianza ancora il prevalere, tra i genitori, dell’ errata concezione secondo cui l’allievo che prende l’otto in latino è bravo mentre quello che lo prende in educazione fisica è stupido.
Per questo motivo tanti genitori continuano ad allarmarsi di fronte ad un brutto voto incolpando il figlio, mentre altri lo difendono a spada tratta contro ogni evidenza senza riuscire a creare un’ efficace alleanza con l’insegnante. Il dialogo tra scuola e genitori (si sa) è fondamentale per il benessere scolastico dei ragazzi e tuttavia le difficoltà per la costruzione di una efficace intesa “scuola – famiglia” basata sul dialogo rispettoso tra le parti ancora restano. Accade infatti, che spesso gli insegnati si trovano spiazzati in quanto non sempre adeguatamente sostenuti e/o formati ad affrontare la “nuova scuola”, mentre i genitori si sentono colpevoli (o sono colpevolizzati) di delegare l’educazione dei propri figli ad essa.
Ciò nonostante bisogna riconoscere che a loro, ed oggi più che mai, nella storia, viene chiesta una maggior “attenzione” verso i minori … questa volta, però, in un diverso contesto ovvero in “case” in cui i ragazzi si distraggono facilmente con internet o la televisione, mentre papà e mamma (entrambe impegnati nel lavoro fuori casa e sprovvisti di una rete di aiuto familiare: nonni, fratelli o parenti ecc. ) non sempre riescono ad esercitare un adeguato controllo sul figli che spesso rimangono da soli.
Infine ancor più difficile sia per gli insegnati che per le coppie è gestione coordinata del progetto educativo dell’alunno lì dove c’è di mezzo una separazione poiché le difficoltà di dialogo i genitori il più delle volte, generato da forti conflittualità, disorienta e scoraggia sia l’insegnante, che i genitori, all’approccio cooperativo.
Per questo motivo sarebbe utile ed opportuno avviare nella scuola programmi di mediazione per facilitare il dialogo tra genitori ed insegnanti. E ciò vale a dire avviare dei percorsi di formazione alla gestione dei conflitti al fine di facilitare la relazione tra gli insegnanti e genitori attraverso l’ ampliamento delle loro conoscenze di cosa sia il conflitto e di come gestire al meglio l’ascolto e la comunicazione, in modo da non trasformare le relazioni in “scontro”.
Un’altro tipo di intervento potrebbe essere quello di uno “Sportello di Mediazione” al fine di favorire il rispetto reciproco, promuovere lo sviluppo di abilità empatiche; promuovere una serena convivenza sociale ed individuale, il rispetto degli altri e della cosa pubblica. In questo caso un mediatore sarà presente per gestire i conflitti nelle varie relazioni: tra genitori e insegnanti ma potrà esserlo anche per il dialogo tra pari, tra insegnanti e insegnanti, tra insegnanti e allievi e tra insegnanti e dirigenza.
Perché, se è vero che il compito della scuola è quello di preparare alla vita, essa lo farà ancora meglio se sarà capace di creare al suo interno un clima collaborativo, ossia formare le nuove generazioni sotto il segno della non-violenza, del rispetto reciproco, della collaborazione, della pace, attraverso un adeguato sviluppo cognitivo, l’interazione con il prossimo, l’ascolto e l’accettazione dell’altro.
E questo soprattutto le mamme lo sanno !!!
di Dr.ssa Sabrina Livan Sociologa, Mediatrice Familiare, Esperta di Sviluppo Risorse Umane
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