Il 3 giugno, con le classi seconda G e H, ho concluso il ciclo di seminari proposti a tutte le sezioni delle prime, seconde e terze con cui ho analizzato con gli studenti ‘” Rischi della Rete” (questo il titolo dei seminari) e le strategie di contenimento e tutela.
Da diversi anni il dirigente scolastico, il professor Riccardo Agresti, supportato dall’instancabile ed efficientissima professoressa Stefania Pascucci, apre le porte dell’istituto a “L’agone” per proporre agli studenti tematiche di rilevanza sociale afferenti il mondo giovanile e fenomeni emergenziali.
L’attività extracurricolare programmata dalla scuola, a differenza degli scorsi anni, ha rivestito carattere di maggiore onerosità per via della pandemia, che ha imposto regole e tempi diversi; l’elevato numero di sezioni e l’impossibilità di utilizzare la sala teatro per evitare gli affollamenti, ha indotto a incontrare una classe alla volta diluendo il progetto in circa tre mesi, dovendosi realizzare una sincronia tra le programmazioni scolastiche e gli impegni professionali.
Quest’anno si è deciso di condividere con i ragazzi un’indagine su come cambia il comportamento con la mediazione dello strumento digitale e sull’ampia gamma delle minacce che sottende la Rete; un’analisi accurata che ha compreso le relazioni virtuali affidate ai social network, perlustrando aree sensibili come quella del diritto alla tutela della propria immagine personale, alla riservatezza dei dati personali e al rispetto per gli altri al netto di condotte che possono sconfinare nell’illecito.
Le regole di contenimento e il conseguente “porta a porta” nelle singole aule, ha permesso, invece, una prossimità maggiore che ha favorito l’interazione e una più brillante e attenta partecipazione delle contenute platee, che hanno dimostrato consapevolezza, sensibilità alle tematiche affrontate e capacità critica.
Con il consueto linguaggio semplice, sono stati scomporti e somministrati agli studenti rudimenti elementari di psicologia e biologia dei comportamenti, giurisprudenza, fondamenti della comunicazione, attingendo a casistiche estrapolate dalla cronaca.
Il tracciato analitico dei bilanci, di norma, è qualcosa di razionale e asettico ma deturperebbe, in questo caso, le tonalità emozionali che l’accoglienza della scuola, ma soprattutto dei ragazzi, hanno fatto assumere all’opera di divulgazione. Un’attenzione mai venuta meno, tante domande pertinenti e intelligenti, sono state di per sé motivo di appagamento: ma l’educazione generalizzata con cui gli studenti hanno mantenuto un composto clima interattivo, sciogliendosi nell’entusiasta vivacità adolescenziale di spontanei “non vada via” ridondati al mio congedo, hanno alimentato la convinzione circa la profonda utilità educativa e preventiva dell’iniziativa. Soprattutto, hanno innescato l’innegabile, sottile commozione di un breve ma intenso punto di contatto tra la mia razionalità di adulto e il loro innocente ardore di uomini in formazione. E li ringrazio delicatamente.
Gianluca Di Pietrantonio
Criminologo forense