“Dante/Enea l’esule” con Sebastiano Tringali, coreografia e regia di Aurelio Gatti, è lo spettacolo in cartellone nell’area antiche terme di martedì 3 agosto (ore 19.30), per la 56esima stagione estiva di Ferento – “Tramonti in scena”. “L’accostamento tra la Divina Commedia e l’Eneide è un fatto acclarato – afferma Aurelio Gatti nella nota di regia -. L’Eneide di Virgilio è certamente il principale modello a cui Dante fa riferimento, sia per quanto riguarda il viaggio “intramondano” che per la figura del poeta scelto da Dante come guida, Virgilio, “Poeta fui, e cantai di quel giusto figluol d’Anchise che venne di Troia, poi che’l superbo Iliòn fu combusto”. E numerosi e altri sono i rimandi, oltre quelli poetici e narrativi – come l’episodio di Pier delle Vigne (Divina Commedia, Inferno, Canto XIII) e quello di Polidoro (Eneide, Libro III), la Discesa agli Inferi di Dante (Divina Commedia, Inferno, Canti IV, V, VI) ed Enea (Eneide, Libro IV), anche umani ed esistenziali. Tra questi il tema dell’esilio spicca come punto d’incrocio fra i due grandi personaggi, Enea e Dante, sia come elemento biografico che come tema poetico. Per entrambi l’esilio rappresenta un topos letterario con una lunga preistoria nella cultura a loro contemporanea. L’esilio è un tema perenne nella mitologia eroica del mondo classico, nei racconti dei tempi e dei luoghi più remoti, come anche nelle leggende sulla fondazione della civiltà romana da parte di Enea – fato profugus nell’Eneide virgiliana e lo stesso Dante a sua volta si rivolge spesso alle leggende classiche per rappresentare le pene del proprio esilio. Dante ed Enea diventano emblema della condizione dell’uomo che è, di per sé, una condizione d’esilio che si esprime nella poesia e anche in una certa visione della vita come attesa di qualcos’altro. È una domanda eterna se l’uomo non viva come in esilio per questa sua condizione che gli è data, in un’esistenza come quella terrena, che è provvisoria e transeunte. E l’esperienza di exul immeritus diventa tassello esistenziale di una biografia universale. Dante ed Enea sono pellegrini che intraprendono il viaggio alla ricerca della propria identità. Enea è mosso dal desiderio di conoscere il proprio destino. L’eroe troiano sa fin dall’inizio di essere predestinato: “Poscor Olimpo”, si ripete nei momenti di sconforto; sa di seguire un destino tracciato, data fata secutus; sa che per questo è “il meno libero dei viventi” e che l’unico suo dovere è fortiter pati, ma anche agere. Dante, il sommo poeta, accompagnato da Virgilio, veste i panni di personaggio e si rende lui stesso protagonista di un cammino allegorico che ha come obiettivo la salvezza dell’uomo. E necessario per chi crede fermamente che l’antichità abbia ancora un importante ruolo da giocare nell’oggi e che vada a tutti i costi stornato il rischio di quel “provincialismo” di cui scriveva Thomas Stearns Eliot. I grandi testi sono tali proprio perché servono non solo a riassumere il passato, ma anche a capire il presente, e a immaginare il futuro. Da questo punto di vista, non credo che si debba nutrire alcun sospetto verso il cosiddetto ‘abuso’ dei classici – anzi, mi pare che sia questo l’unico ‘uso’ sensato che se ne possa fare.
Prima dello spettacolo, con inizio alle 18.30, è prevista una visita all’area archeologica dell’antica città di Ferento, a cura dell’associazione Archeotuscia di Viterbo.