Mancano circa tre settimane all’inizio del nuovo anno scolastico, che farà tornare nelle aule circa otto milioni e mezzo di studenti dopo mesi in cui le scuole hanno visto succedersi aperture a singhiozzo per via dell’epidemia da Coronavirus. Ma tanti aspetti che regoleranno la riapertura in sicurezza sono ancora poco chiari, e altri sono controversi e messi in discussione dagli esperti. C’è quindi una diffusa confusione che dipende da diversi fattori, tra cui il fatto che diverse questioni devono ancora essere decise e comunicate dal ministero dell’Istruzione. Alle Regioni potrebbe poi essere lasciato un certo margine di intervento, con il risultato che le cose potrebbero funzionare diversamente tra una e l’altra.
Non sappiamo neppure cosa succederà con l’epidemia nei prossimi mesi: se il suo andamento continuerà a essere contenuto e gestibile anche in autunno e in inverno, ovvero se ci sarà un aumento tale dei contagi da costringere a nuove misure restrittive e quindi a rivedere drasticamente le linee guida definite finora.
Per il rientro a settembre dell’anno scorso anche la nostra scuola, come del resto tutti gli istituti scolastici, si era organizzate con entrate e uscite scaglionate, ore più flessibili, integrazione con la didattica a distanza, gel disinfettanti e mascherine. A settembre le cose potrebbero cambiare anche grazie alla campagna vaccinale; di sicuro c’è che rimarranno in vigore le linee guida del Comitato tecnico scientifico già utilizzate l’anno scorso per una ripresa in sicurezza.
Un bilanciamento tra sicurezza, benessere socio emotivo di studenti e personale della scuola, qualità dei contesti educativi e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all’istruzione: ecco l’obiettivo del piano scuola e il “Salvo D’Acquisto” è pronto a perseguirlo.
Il primo punto di un documento agile, di una quindicina di pagine, è l’essenziale valore della didattica in presenza, sia per la sua essenza formativa, quindi per lo sviluppo degli apprendimenti, ma altresì per garantire lo sviluppo della personalità e della socialità degli studenti, provati da lunghi periodi di limitazioni delle interazioni e dei contatti sociali.
Cambia dunque il valore attribuito alla “dad”, ma cambia anche il contesto: la vaccinazione, aveva scritto il Comitato tecnico scientifico, «costituisce a oggi la misura di prevenzione pubblica fondamentale per contenere la diffusione della Sars-Cov-2», e quindi «per garantire il ritorno alla pienezza della vita scolastica è essenziale che il personale docente e non docente assicuri piena partecipazione alla campagna di vaccinazioni», così come viene considerato fondamentale accelerare l’immunizzazione degli studenti.
Ma…cosa ci ha lasciato la “dad”? Questa è la grande domanda, il grande “boh?”. Qual è l’eredità di un anno e mezzo passato a fare i conti con gli schermi? Ora che la campagna vaccinale avanza, prima che le varianti inizino a farci più paura degli avversari agli Europei, il dibattito sulla scuola ha trovato un nuovo grande nemico contro cui scagliarsi e non è il più il Covid: è la lezione frontale.
La lezione frontale è quella metodologia didattica che prevede la spiegazione di un argomento da parte di qualcuno che si presume lo conosca tanto da essere in grado di trasmetterne i contenuti. Ecco, questo tipo di lezione sembra essere il caro estinto della “dad”. Non si fa più, non si deve più fare, roba dell’Ottocento, i ragazzi vanno coinvolti, devono partire dall’esperienza, si impara solo se ci si diverte, si impara sul campo, bisogna mettersi alla prova, bisogna cooperare con i pari, bisogna rovesciare la classe, responsabilizzare, ma diversificando, semplificando ma senza penalizzare le eccellenze, il tutto con metà classe di fronte e l’altra metà a casa in quarantena. Speriamo di no. La quarantena, almeno… Il resto sì, lo si fa, o almeno ci si prova.
In fondo però la cara e vecchia lezione frontale, ogni tanto, ci vuole. Per introdurre, per fare il punto, per tirare un filo e spiacerebbe se tra le vittime di questa pandemia ci finisse anche lei, assurta a capro espiatorio delle molteplici problematiche che caratterizzano la nostra amata scuola…per ora non ci resta che attendere preparandoci al meglio a un nuovo inizio.
Claudia Amoroso, professoressa