22 Novembre, 2024
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Primo non inquinare: incontro a Cerveteri con il Prof. Tamino

Come la logica dell'”inceneritore” sta uccidendo il nostro mondo e come possiamo invertirla

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Quindi, seppur inceneriti, i rifiuti non svaniscono. Anzi, le ceneri, le scorie e i fumi che derivano dal processo, inquinano e hanno necessità di discariche speciali per rifiuti pericolosi. Da un problema se ne generano altri. Il ciclo dei rifiuti non sfugge alle leggi della fisica che governano il nostro mondo. Che si sta esaurendo, perché la società capitalistica che si autoalimenta sulle spalle dei cicli vitali naturali “ha l’arroganza di voler insegnare alla natura” e ribaltare quei cicli.

Ma è impossibile, e il risultato è che stiamo distruggendo ciò che ci è necessario a sopravvivere. Crisi dei rifiuti, inquinamento, catastrofi naturali. Lobbies industriali, lobbies elettorali, normative ambigue. Discariche da bonificare, differenziata da implementare, trattative politiche su cui intervenire.

Ogni anno mettiamo una pesante ipoteca sul futuro del pianeta, dei nostri nipoti, dei nostri figli. Lo ha illustrato da scienziato e uomo di “logica” il Prof. Gianni Tamino (docente di Biologia Generale e di Fondamenti di Diritto Ambientale, ricercatore e divulgatore su tematiche quali ambiente, energie rinnovabili, sostenibilità etc.) presso l’Aula Consigliare del comune di Cerveteri sabato 14 marzo, in un incontro promosso dal comitato Fermiamo Cupinoro.

Riduzione, riuso, riciclo. Non sono le parole chiave per un’archica idea di civiltà post-capitalistica. Anzi, sono le parole chiave per salvarci. Tutelare l’ambiente inteso anche come habitat di convivenza sociale, è una scelta politica.

Le alternative esistono, e sono a portata di mano, ma raramente sono perseguite. Un inceneritore produce inquinamento ma anche capitale, in un’ottica puramente industriale e finanziaria/politica. I comuni pagano per smaltire l’indifferienzato, l’inceneritore brucia la frazione umida del tal quale, producendo, in parte energia elettrica, in parte materiale per la creazione di compost (tramite impianto ad hoc). Ma anche una porzione di rifiuto pericoloso da custodire in discariche specifiche. Oltre alla CO2, al monossido di carbonio, alle polveri sottili etc. che impregnano indelebilmente ecosistema e suoi abitanti.

E’ quanto avverrebbe con la costruzione e attivazione dell’impianto TMB che dovrebbe sorgere secondo i piani industriali della Bracciano Ambiente a Cupinoro e per il quale il Consiglio dei Ministri ha rinnovato recentemente l’Autorizzazione Integrata Ambientale (infrangendo il parere del MIBACT, i vincoli paesaggistici, il vincolo degli usi civici, le evidenze  sulla casistica tumorale nelle aree limitrofe alla discarica di Cupinoro etc., ed evadendo la questione finanziaria, in una discarica gestita da una società in rosso, indagata per i milioni di euro destinati al post mortem e svaniti).

Cupinoro problema cogente e realtà simbolo. In una società che non si educa né lavora ad un ridimensionamento a monte del problema, ad esempio con la riduzione degli imballaggi (il 50% dei rifiuti). E dove i governi incentivano economicamente l’incenerimento, ultima fase di un processo lineare voluto da un sistema basato su consumi veloci di prodotti a rapida obsolescenza e sempre meno riciclabili.

Eppure le stime dimostrano che il riciclo consente un recupero dell’80% dei materiali, a fronte del 20% scarso recuperato con l’incenerimento. Che sta ingolfando di agenti tossici zone come Pianura Padana, Terra dei Fuochi, Roma, tra le più inquinate d’Europa. Inoltre si tende a costruire grandi impianti dall’alto potenziale inquinante, in zone che hanno già superato i limiti europei ambientali, e tra queste figurano le stesse Bracciano e Cerveteri.

Se per il TMB di Cupinoro si attende ora il ricorso al Tar mosso contro la costruzione dell’impianto,   e il sindaco di Cerveteri, Pascucci, ventila la possibilità di costituirsi parte civile sulla questione del fondo post mortem scomparso nelle casse della Bracciano Ambiente, le soluzioni per sostituire la redditizia e assassina logica degli inceneritori sono molte. Dal porta a porta alla messa in funzione di piccoli impianti o piccole reti per il compostaggio, da gestire direttamente a livello comunale. Per un agile riuso e riciclo dei materiali organici e un investimento sulla salute dell’ambiente e delle prossime generazioni.

 

Sarah Panatta

 

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