Sono dati impressionanti, quelli che emergono dal convegno organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma in collaborazione con la Camera Penale di Roma sul ruolo della Polizia Penitenziaria nel sistema giustizia. Un Focus sulle carceri al quale hanno partecipato fra gli altri l’attuale sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, l’ex sottosegretario Jacopo Morrone, il Capo del DAP Bernardo Petralia e i rappresentanti della Polizia Penitenziaria, fra i quali Giuseppe Moretti dell’USPP.
Proprio i numeri diffusi dall’USPP sul proprio sito relativamente agli incidenti nelle carceri italiane nel primo semestre del 2021 sono degni di un bollettino di guerra. “5.290 atti di autolesionismo – secondo il sindacato Sappe – 44 decessi per cause naturali, 6 suicidi consumati e 738 sventati dalla Polizia Penitenziaria, 3.823 colluttazioni, 503 ferimenti”. Praticamente, 21 risse e 3 feriti ogni giorno.
“Sono dati che generano grande preoccupazione – spiega il Presidente del COA Roma, Antonino Galletti – e che evidenziano la necessità di porre al centro del dibattito il tema del carcere, cambiando approccio culturale”. “La civiltà di un paese si misura sulla base delle condizione degli ultimi – commenta Vincenzo Comi, Presidente della Camera Penale di Roma – la situazione nelle carceri riguarda tutti”.
Fra gli elementi di maggiore criticità, la drammatica carenza di unità in pianta organica, cui fa eco il sovraffollamento delle strutture, la scarsa formazione in ambito psicologico del personale, con gli ispettori che dopo soli sei mesi di corso vengono proiettati all’interno di realtà – gli istituti di pena – difficilissime da gestire, per raggiungere quel delicato equilibrio fra sicurezza e rispetto dei diritti dei detenuti.
Proprio i rappresentanti della Polizia Penitenziaria viceversa vorrebbero essere formati maggiormente, necessità tanto più evidente alla luce degli ultimi fatti di cronaca, dalle rivolte in epoca di pandemia alla recente sparatoria tra reclusi nel carcere di Frosinone, alle tragiche vicende di Santa Maria Capua Vetere. Situazioni alle quali, come emerso nell’incontro, si potrebbe ovviare con la rivisitazione della pianta organica, la copertura dei posti vacanti, la dotazione di impianti di videosorveglianza più efficienti in tutti gli istituti di pena e di bodycam personali per gli agenti.
“L’Ordine di Roma, sensibile a questi temi, in passato si è impegnato in prima persona – spiega il Consigliere Irma Conti, responsabile della Commissione Diritto Penale del COA – ad esempio fornendo assistenza per la formazione universitaria dei detenuti oppure intervenendo per fornire telefoni cellulari e computer ai reclusi nei giorni in cui la pandemia aveva impedito i contatti con i familiari e anche a Rebibbia si rischiava una rivolta, che infatti fu sventata”.
“Ma a questo punto tocca al Governo e al Legislatore intervenire – conclude il Presidente Galletti – Non ci si può ricordare dei detenuti e degli operatori della Penitenziaria solo in occasione di rivolte ed episodi di violenza. Servono uomini e mezzi, occorre rimettere in cima alle priorità la tutela dei diritti. Prima che la polveriera carcere esploda con conseguenze devastanti “.