22 Novembre, 2024
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L’editoriale – Il sabato del villaggio

Mentre si avvicina la tanto agognata fine dell’emergenza Covid e il green pass verrà cestinato, i riflettori si spostano definitivamente sulla guerra ucraino-russa, con le preghiere (e le speranze) di papa Bergoglio protagoniste in un momento di “apparente calma” del conflitto. Mosca pare abbia deciso di cambiare strategia (“Puntiamo solo al Donbass. Siamo a Kiev per distrarre il nemico”) e dal Cremlino viene fissata una data: “Stop alla guerra il 9 maggio”. I russi starebbero in ogni caso puntando alla ricerca di rinforzi in Georgia, la qual cosa stona con la parola “fine” di una battaglia che fino a oggi ha portato alla morte di 136 bambini.
La giornata convive ancora con la figura barbina della nazionale di calcio e l’incapacità dei vertici del “dio pallone” di dare una raddrizzata a un comparto che sperpera valanghe di denaro per stipendi da nababbo e poi piange miseria.
Chiusura di sipario, e mai termine diventa più elegante, per salutare l’ottuagenario Gianni Cavina, passato a miglior vita. Era l’attore preferito da Pupi Avati, che lo considerava “attore dai mille volti”; e grazie a un film di Avati aveva anche vinto un Nastro d’argento come miglior attore non protagonista.
Massimiliano Morelli

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