La notizia che una signora nella prossima stagione calcistica arbitrerà (anche) partite di serie A ha destato curiosità e nel contempo suscitato il solito, paranoico dubbio. Dovremo chiamarla arbitro o arbitra? Ora, a prescindere dal fatto che quello stucchevole cambio d’ultima vocale stride come il gesso non spezzato sulla lavagna, ci ha pensato la signora in questione a evitare equivoci sul dilemma. “Se mi chiami arbitra sottolinei sempre più quella differenza di sesso che invece non dovrebbe esistere”, questo il succo del discorso di Maria Sole Ferrieri Caputi, considerata uno dei migliori fischietti della nuova generazione. Così, dopo che i soliti noti d’una certa politica “made in Italy” avevano cercato di calpestare la lingua italiana modificando sindaco in sindaca, ministro in ministra e giudice in giudicessa, arriva l’arguta risposta della trentaduenne labronica. Una risposta schietta che dovrebbe far rimuginare (e indignare) sulle spese sostenute in ogni dove per modificare quella vocale di chiusura, fra targhe in ottone rifatte ex novo e biglietti da visita finiti tra i rifiuti differenziati (ovviamente nella carta) perché qualcuno una mattina si è svegliato e invece di risolvere i problemi della sua città ha pensato bene di farsi chiamare “signora sindaca”.
Massimiliano Morelli