L’Italia è un Paese forestale, con quasi un terzo della sua superficie coperta da boschi, ma gli italiani, incredibilmente, non ne sono a conoscenza. Eppure, per “riabitare la montagna”, come invita Greenaccord Onlus con la sua ultima iniziativa di formazione per i giornalisti ospitata dal Centro Papa Luciani a Santa Giustina, occorre assumere lo sguardo profetico dell’ecologia integrale di Papa Francesco per la quale la giustizia sociale è possibile solo se si integra con la giustizia ambientale, per un benessere armonico sincero e duraturo che rimette al centro il diritto alla felicità delle persone.
“I servizi ecosistemici, ossia i benefici multipli che la natura è in grado di assicurare all’uomo – ha ammesso il professore del Dipartimento “Territorio e Sistemi Agro-Forestali” dell’Università di Padova Davide Pettenella – non sono ancora diventati un patrimonio conoscitivo dell’opinione pubblica, ma sarebbe utile che questo avvenga presto per comprendere la loro utilità nell’implementazione delle politiche pubbliche necessarie a raggiungere gli obiettivi comunitari di decarbonizzazione della nostra economia al 2030 e al 2050. In particolare, conoscere le opportunità offerte da ecosistemi delicati, ma fondamentali, come i boschi, permetterebbe di valutare le potenzialità delle biomasse che, sostituendo i materiali di origine fossile, consentirebbero al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi del Green New Deal”. Tra i materiali naturali e riciclabili che andrebbero maggiormente impiegati e valorizzati nel nostro Paese – come ha evidenziato la presidente della Fondazione Bioarchitettura Witti Mitterer, riconosciamo il legno – e, in particolare, il legno massello – che, oltre a resistere meglio dell’acciaio agli incendi sempre più diffusi, consente di realizzare, come confermato dai numerosi esempi illustrati, green buildings davvero ad impatto zero e climaticamente adattivi.
La nuova frontiera normativa del DNHS, ossia del “principio di innocuità” e dell’assenza del danno che deve essere garantita quando si pianificano e realizzano interventi che possono avere un qualche impatto socio-ambientale ed economico, richiama, pertanto, l’approccio tanto pragmatico quanto olistico dell’ One Health: i processi innescati devono essere in grado di assicurare tanto il benessere umano quanto degli animali e del pianeta perché, come si evince dalla Laudato Si’ di Papa Francesco, “tutto è connesso e tutti sono in relazione”. Ne consegue, come ha evidenziato il direttore del Centro di ricerca “Sport, Montagna e Salute”, Federico Schena, che la relazione tra ecosistemi e salute, ancor più dopo la pandemia, è sempre più intima e che i paesaggi montani, con i loro scrigni di biodiversità, possono rappresentare, dal punto di vista medico e psicologico, anche una “cura” per chi è affetto da patologie urbane come stress e depressione.
La possibilità di trasformare le aree interne e i borghi montani in green communities, insieme all’opportunità prevista dal Pnrr di far nascere e diffondere le comunità energetiche nelle città con un fondo di oltre 2 miliardi di euro, ha animato l’intervento appassionato di Gabriella Chiellino, architetto e presidente di Eambiente Group, che ha ricordato sia quanto in Veneto l’assenza di un piano energetico regionale rischi di alimentare confusioni e contraddizioni tra i diversi operatori professionali che vorrebbero corroborare i processi innovativi ed evolutivi di conversione ecologica; sia quanto sarà complicato rispettare le scadenze del Pnrr entro il 2026 nella difficoltà, per enti pubblici e imprese, di ingaggiare le giuste e adatte competenze che poi dovrebbero far camminare i progetti finanziati. Ne deriva, dunque, l’onere, da parte delle Istituzioni, di ascoltare e interpretare i fabbisogni delle comunità locali per realizzare progetti integrati di sviluppo sostenibile in grado di contrastare le crescenti disuguaglianze e ridurre gli impatti degli eventi estremi di origine antropica indotti dai cambiamenti climatici sempre più intensi e frequenti che, senza adeguate misure di adattamento, potrebbero accrescere le povertà e le tensioni.
“Nell’anno internazionale della montagna – hanno sottolineato il peruviano Eric Chavez della FAO e la coordinatrice costaricense di Latin Clima, Katiana Murillo – per evitare che questa ricorrenza sia solo una delle tante occasioni celebrate senza che determinino un reale cambiamento, pertanto, con passione civile e vocazione ambientale rilanciamo l’appello alla comunità mondiale di non mercificare e “finanziarizzare” i beni naturali non rinnovabili e sempre più limitati dal cui equilibrato approvvigionamento e consumo determinerà la nostra sopravvivenza e, nel nome di Papa Luciani, la nostra responsabilità di non lasciare alle prossime generazioni un insostenibile debito ecologico”.