27 Novembre, 2024
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Una politica da decifrare e comprendere

Verso la tornata elettorale del 25 settembre

Perché il Movimento cinque stelle ha provocato la caduta di governo? Se il motivo è stato la contrarietà alla realizzazione di un impianto per la termovalorizzazione dei rifiuti a Roma, allora il movimento è stato coerente con sé stesso e probabilmente ha fatto bene. Un soggetto politico chiamato a governare un Paese come l’Italia che non è in grado di comprendere la necessità di un tale impianto per una città come Roma, è più opportuno che stia all’opposizione e fuori dalle stanze nelle quali si prendono decisioni importanti per il futuro del Paese.

Critica vincolante
Ci si potevano aspettare una serie di critiche su specifici punti di tutta la filiera del ciclo della raccolta dei rifiuti, ma non una critica così vincolante per il governo su un singolo punto, importante, ma che deve essere inserito all’interno di un piano risolutivo dell’emergenza dei rifiuti a Roma. Tale motivazione è poco credibile e quindi la domanda rimarrà probabilmente senza risposta e andremo anticipatamente alle urne senza saperne bene il motivo.

Il caso-Belgio
Viene alla mente il caso del Belgio di qualche anno fa, che è emblematico come esempio del rapporto tra la classe politica e il Paese reale. Nel biennio 2019/2020 il Belgio è stato per più di 600 giorni (record mondiale) senza un governo con pieni poteri, ma con una coalizione di minoranza che svolgeva solo gli affari correnti (Repubblica, 30 settembre 2020).

E questo Paese non è nuovo a situazioni del genere, già nel biennio 2010/11 si ebbe un lungo periodo di crisi di governo, eppure i giornali hanno titolato che il Belgio vive meglio senza governo. In tutti e due i periodi l’economia del Paese è cresciuta in modo sensibile (Inside Over, by Il Giornale, 21 dicembre 2019). Insomma sembrerebbe quasi che il Paese che produce e quello che governa viaggino su due diversi binari e neanche troppo paralleli.

Tale fenomeno non avviene solo in Belgio. Anche se il sistema politico è completamente scollato dal Paese reale, sembra che le due entità possano coesistere indipendentemente una dall’altra.

Effetti deleteri
Sappiamo però dalla storia italiana degli ultimi 20 anni che in realtà non è così, gli effetti più deleteri delle decisioni dei governi non si hanno nel breve periodo, ma negli anni a seguire. Esempio ne sono gli interventi sul sistema della formazione scolastica e della ricerca scientifica.

La riforma Gelmini, volto storico del berlusconismo e oggi confluita in “Azione” di Calenda, nel periodo 2008-2010, a complemento della riforma Moratti del 2003, ha tagliato nella scuola primaria e secondaria ben 10.617 classi nonostante il numero degli alunni non fosse diminuito, accompagnato da un taglio netto di 90.000 cattedre (La Repubblica, 6 marzo 2011). Insomma, alla parola d’ordine di “taglio agli sprechi” fu drasticamente ridimensionata l’offerta formativa e con essa la qualità delle Istituzioni scolastiche (Wikipedia alla voce “Riforma Gelmini”). Le conseguenze dell’agire sulle giovani generazioni, per forza di cose si possono osservare dopo 10-20 anni.

Laureati italiani
Le statistiche sul numero dei laureati e diplomati in Italia ci danno sempre una situazione non in linea con gli altri Paesi europei, rispetto a Germania, Francia e Spagna abbiamo una percentuale sensibilmente inferiore di laureati con l’aggravante che assistiamo a un numero sempre maggiore di nostri laureati che vanno a lavorare all’estero. Li formiamo e li regaliamo. Non vogliamo più politici che generano queste distorsioni.

Per decidere quale partito votare dovremo quindi tenere a mente che non è un dettaglio da poco la persona che andrà ad amministrare il nostro futuro; e se nel passato non è stata in grado di migliorare la nostra condizione abbiamo il dovere di ricordarcene. Le compagini politiche che si presentano alle elezioni vengono da lontano, alcune sostenitrici di un passato oscuro che non vorremmo più rivedere in qualsiasi altra forma; fa sorridere, ma non tanto, l’appello a che “Latina torni Littoria” (La Repubblica, 12 agosto 2022).

Migrazioni politiche
La migrazione di pezzi importanti di Forza Italia, protagonisti della vita politica degli ultimi anni, verso il movimento di Calenda che nel giro di quattro giorni fa e disfà un accordo con il Partito democratico lasciando tutti allibiti, non è certo un elemento di chiarezza sulla proposta politica di Azione.

La Lega, nell’eterno conflitto tra il partito di lotta e il partito di governo, ha amministrato insieme al Pd nel governo Draghi che ha dato al Paese una rilevanza internazionale e una crescita che non vedevamo da tempo. Viene alla mente una frase dello stesso Draghi, in una conferenza stampa “…. tutti insieme (i partiti di governo) abbiamo ottenuto degli ottimi risultati e abbiamo buone prospettive per il prossimo futuro, non capisco perché i partiti non rivendichino tali risultati…”.

Già… perché il partito di Salvini non rivendica i risultati ottenuti dal suo Governo? Il mistero sulla crisi è per ora senza risposta.
Salvatore Scaglione

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