Una tornata elettorale particolare, con l’astensionismo a farla da padrone
Il segnale che gli italiani hanno voluto dare è stato molto chiaro, almeno quelli che hanno votato il 25 settembre, anche se a ben vedere qualche contraddizione può essere colta.
Draghi, nell’opinione pubblica, mantiene un indice di gradimento molto alto (63%), evidentemente il suo operato è stato apprezzato, ma viene premiata dal risultato elettorale l’unica forza di opposizione al suo governo. Quindi, chi e quali forze politiche si sono volute punire con il voto? Evidentemente le azioni di governo che in qualche modo hanno tamponato le crisi che via via hanno investito l’Italia e l’Europa negli ultimi anni non bastano da sole a guadagnare la fiducia degli elettori.
Il sentore dei cittadini
Ci sono altri aspetti che i cittadini osservano e “sentono” alla base della decisione sulla scelta del voto, alcuni razionali e altri legati a meccanismi che le forze politiche non colgono più. Viene da domandarsi se lo spostamento di milioni di voti da una forza politica a un’altra, magari appartenente allo schieramento opposto, almeno secondo quelle categorie che non appaiono più attuali (destra-sinistra), da un’elezione a un’altra sia un bene per la democrazia.
E ancora, il risultato elettorale ci suggerisce che la funzione dei partiti politici non sia più chiara non solo agli elettori, ma anche agli stessi partiti. Per molto tempo essi hanno rappresentato il luogo di discussione e formazione di un pensiero, un’idea di società che generava poi le proposte per le soluzioni da applicare una volta al governo del Paese. Proposte che riguardavano tutti gli aspetti della società, dalle politiche sociali al posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale, dalle leggi che regolano i rapporti tra le persone, vedi le battaglie per i diritti civili, e la direzione della politica industriale o di quella energetica.
Identificazione dei partiti
Insomma i partiti venivano identificati per le loro idee e per il loro gruppo sociale di riferimento. In un articolo di Riccardo Cesari su Lavoce.info (14 ottobre 2022), si afferma che l’astensionismo, di gran lunga il “partito” vincitore di queste elezioni (36,1%), è conseguenza proprio di un cambiato rapporto tra i cittadini e la politica, passando da ideologico a utilitaristico. L’autore afferma che “…Il livello di benessere attuale e prospettico è alla base della partecipazione, nel senso che finisce per partecipare col proprio voto alla vita democratica solo chi non ha gravi problemi economici e chi, pur avendoli, crede nella capacità della politica di dare risposte efficaci alle proprie difficoltà”.
Quindi il forte tasso di astensione viene da quelle persone con difficoltà economiche e che chiedono alla politica (ai partiti) la soluzione ai propri problemi in chiave utilitaristica, in sostanza viene richiesta la concessione di benefici che non derivano direttamente dal proprio lavoro. Se vogliono riguadagnare la fiducia di coloro che non partecipano più alla vita democratica del Paese, questo segnale di sofferenza deve essere raccolto dalle forze politiche che ancora si definiscono “progressiste”.
Discontinuità
Infine, queste elezioni hanno segnato probabilmente una discontinuità nella storia della Repubblica Italiana, il passaggio di consegne tra la senatrice Liliana Segre e il senatore Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, è emblematica di questa discontinuità. Alcuni potrebbero interpretarlo come un segno di pacificazione, che potrebbe essere un passaggio importante per il popolo italiano, ma dovrebbe essere accompagnato da una analisi profonda di quello che il periodo fascista ha significato per la Storia d’Italia.
Salvatore Scaglione