22 Novembre, 2024
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Quel biodigestore della discordia nel territorio sabatino

Municipio XV e Anguillara, cittadini uniti nella protesta

 Non è cosa nuova la notizia secondo cui il comune di Roma vuole far costruire, tra Cesano di Roma e Osteria Nuova, un biodigestore anaerobico che raccoglierà centomila tonnellate di rifiuti organici annui.

Questa struttura è entrata nei piani del Comune durante il periodo  della giunta Raggi, anche se all’epoca si parlava di “compostatore”, ed è poi, rimasto nei progetti da compiere anche con la giunta Gualtieri; e i cittadini, nel vedere che con il cambiare del sindaco non cambiava la situazione, hanno continuato a nutrire grosse preoccupazioni.

Questo ha portato nuovamente le persone a cercare di far capire a chi di dovere quanto la scelta di quel territorio sia totalmente errata, non solo per gli effetti sull’ambiente, ma anche per gli effetti che avrebbe sulle aziende agricole e sulla qualità della vita dei cittadini.

I comitati di quartiere di Osteria Nuova e Cesano, con il supporto di alcune associazioni di Anguillara, sono sempre stati in prima linea nella battaglia contro il biodigestore e dopo aver fallito con le vie legali per non far continuare i lavori, hanno continuato cercando di coinvolgere tutte le realtà del territorio: aziende agricole, scuole, famiglie, sindaci e altre figure di rappresentanza. Alla manifestazione che hanno organizzato per la mattina del 12, erano presenti il presidente del municipio XV Daniele Torquati e il sindaco di Anguillara Sabazia Angelo Pizzigallo. Entrambi hanno espresso supporto ai cittadini di tutte le zone che subiranno la presenza del biodigestore.

Flavio Borfecchia, principale organizzatore e portavoce della manifestazione ha esposto, sia in televisione che di persona ai dimostranti, le motivazioni che non rendono il terreno scelto adatto allo scopo. Che sono la presenza del mega-depuratore “Cobis”, per via delle falde acquifere; la vicinanza dell’Enea e dei suoi rifiuti tossici; la presenza di reperti storici, come l’acquedotto Alsietino di epoca imperiale; l’inadeguatezza delle strade per quel genere di traffico, quindi l’inevitabile e drastico rallentamento della viabilità; e, per ultimo, l’utilizzo del terreno per scopi agricoli, da parte di piccole imprese situate nel territorio.

La zona ha fatto vedere che non sopporta più tutto il pesante carico che la città metropolitana gli sta addossando e l’aggiunta del biodigestore, che è l’ennesimo progetto che viene portato avanti senza criterio e con tecnologia che tra sei anni sarà inutilizzabile, come riportano vari manifestanti che hanno preso parte alle prime battaglie legali, è il segnale che le numerose voci che tentano di farsi ascoltare vengono volutamente ignorate trasformando così, un possibile dialogo, in una guerra di posizione.

Claudio Colantuono

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