Ne parliamo con Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della società psicoanalitica italiana (spi) e dell’international psychoanalytical association (IPA).
Si sente sempre più parlare di lavoratori multitasking. Spesso sono soprattutto le donne che, per conciliare famiglia e lavoro, sono per forza di cose costrette a svolgere più attività contemporaneamente. Quali sono gli svantaggi a riguardo
L’esecuzione di due o più attività, svolte contemporaneamente, come capita alle donne, definita multitasking, ha il vantaggio di ottimizzare i tempi e far fronte a più impegni allo stesso tempo. Soprattutto lavoro e famiglia, ma anche sport e hobby. Soddisfa anche la fantasia di essere ubiquitari! Lo svantaggio è che più compiti e impegni da svolgere contemporaneamente, richiedono un grande sforzo, notevoli capacità di tenuta emotiva, controllo razionale e di gestione pratica.
Il multitasking efficiente riflette le capacità dell’individuo e gli permette di adattarsi alle esigenze ambientali, utilizzando diverse strategie, è per tutti?
La capacità multitasking in alcune persone è un’attitudine naturale ma può essere appresa e coltivata da tutti. La modernità lo ha favorito con l’aumento delle richieste di sempre maggiori performance lavorative e sociali. La vita attuale ha moltiplicato le attività, tra lavoro e famiglia. Il primo passo è stata la frammentazione del tempo, a cui segue la sovrapposizione degli impegni. Tutti possono apprenderlo e applicarlo efficacemente, per tutti è una grande fatica soprattutto se protratto nel tempo.
Essere multitasking può portare a una qualità del lavoro diversa dal solito
Impegnarsi in più attività riuscendo a tenere “i piedi su due staffe” è fa sentire efficienti ed è tonico per l’umore, adrenalinico. Portare a termine un’attività dà piacere e fa sentire capaci, rinforza psicologicamente. Sul lavoro, aiuta senz’altro, come nella gestione di lavoro e famiglia. Se ben gestita, è una qualità che aiuta in molte situazioni. Essenziale è avere una buona programmazione, stilare una graduatoria delle priorità e mantenerla. Multitasking non significa fare tutto contemporaneamente ma tenere a mente più cose nello stesso momento.
Essere multitasking è quindi una capacità psicologica?
Si, il multitasking è una qualità mentale, significa essere capaci di “investimenti parziali”, ovvero di avere spazio emotivo e razionale per più situazioni e più persone. Saperlo aiuta a dare il giusto spazio a ciascuno, dosando le forze, organizzando il tempo. La priorità è data dall’importanza sul momento di una cosa rispetto all’altra, non dal loro valore in assoluto. Chi è multitasking ha la capacità di organizzare il proprio tempo non sovrapponendo le attività. Un’altra qualità è quella di “non perdere il filo” di quello che si sta facendo, questo permette di interrompere un’attività, dedicarsi ad un’altra con piena concentrazione e attenzione, alternandole. Tipico gli adolescenti, che mentre studiano ascoltano la musica, chi cucina seguendo un documentario o il telegiornale, la mamma o il papà che lavorano al computer e aiuta i figli fare i compiti.
Quando scriviamo un messaggio sul telefono, mentre qualcuno ci parla al telefono, spesso non riusciamo a dare effettivamente ascolto, dando la sensazione che la persona su WhatsApp sia più importante di chi ci sta parlando. Il multitasking può rovinare anche i rapporti personali?
Il multitasking di per sé non è pericoloso. Il problema si pone quando per la stanchezza e il sovraccarico, non si riescono più a gestire gli impegni. Se essere multitasking ha richiesto troppe energie, come amo dire, se quello che riteniamo “il minimo indispensabile, è il massimo del possibile” si arriva all’esaurimento delle forze psicofisiche. Crolla la forza interna e si ha un cedimento emotivo. Lo stress prolungato, inoltre, causa ansia e stanchezza fisica, col tempo depressione. Sono questi i fattori che mettono in pericolo le relazioni affettive e incrinano i rapporti interpersonali.
Si può essere multitasking anche per attività di hobby e tempo libero. Per esempio, si può fare sport sul tapis roulant e contemporaneamente guardare una serie tv, oppure ascoltare musica e chattare con un’amica, ma tutto questo fa realmente sentire le persone appagate?
Se lo si fa con piacere e si ha la qualità psicologica dell’essere multitasking, è senz’altro appagante. Se invece, è dovuto ad una sensazione di vuoto, se è su una spinta ipomaniacale o al bisogno narcisistico di essere sempre al “top”, non fa sentire contenti di sé, né soddisfatti. Il tempo libero è un diritto e gli hobby sono un piacere, se diventano un dovere, c’è senz’altro qualcosa che non va.
L’essere multitasking si può trasmette in maniera volontaria o involontaria ai propri bambini?
Sviluppare la capacità di essere multitasking è un lungo processo che passa attraverso l’educazione e l’esempio dei genitori. Non può essere trasmesso involontariamente, certamente c’è sia una trasmissione inconscia di alcune funzioni mentali e l’apprendimento da parte dei bambini per imitazione o per identificazione con i genitori, ma non riguarda il multitasking. Per cui, non è utile fare più richieste in rapida successione o dare più comandi contemporaneamente ai bambini, ad es. dire di scendere dallo scivolo e di raccogliere la palla e la felpa. I bambini non hanno la capacità di tenere a mente e mettere in successione più informazioni contemporaneamente. L’una richiesta si sovrappone all’altra. La conseguenza è che ne ricordano soltanto una, oppure si confondono e si fermano.
Ed è possibile insegnare il multitasking utilizzando la tecnologia?
No, non è possibile. Nessun tipo di educazione o apprendimento può avvenire attraverso uno strumento elettronico senza la presenza di una persona a cui il bambino sia legato affettivamente. Molti studi dimostrano che proprio la possibilità di essere multitasking dei giochi elettronici e degli smartphone hanno un impatto negativo sui bambini, diminuiscono la capacità di attenzione, producono stress e alterano il sonno. Impariamo, cresciamo, maturiamo all’interno di una relazione umana e affettiva; la tecnologia, anche l’intelligenza artificiale, è senza “animus”, senza il respiro vitale.
Nel post-pandemia, osserviamo un diffuso disagio psicologico. Cosa si può fare per riuscire a mantenere la calma, a volte, anche in situazioni di stress nella vita quotidiana?
Se lo stress è prolungato e i sintomi ansioso-depressivi già presenti, rivolgersi ad uno psicoanalista per un supporto, per trovare strategie efficaci, rafforzarsi interiormente e organizzarsi meglio. Allo stesso tempo, è bene trovare il modo per riposarsi, facendo pause regolari lontani da computer e smartphone e trascorrere più tempo possibile con persone che amiamo o che ci rendono felici.
Si può imparare a gestire gli impegni in modo efficace?
Si, certamente. Oltre al supporto dello psicoanalista, alcune buone abitudini e stili di pensiero possono aiutare.
Quali consigli si sente di dare?
Avere obiettivi realistici da raggiungere per gradi, distribuendo il carico di lavoro un po’ per giorno, in questo modo scompare la fantasia negativa di avere “una montagna da scalare”. Darsi il tempo necessario per completare ogni lavoro e attività, l’organizzazione del tempo riduce l’ansia; stilare una lista delle attività per l’organizzare il proprio lavoro, la suddivisione degli impegni li rende affrontabili; organizzare la propria lista in base alle priorità, aiuta a conciliare le richieste esterne con le proprie necessità interiori; trovare un ritmo di lavoro costante, il ripetersi regolare degli impegni tranquillizza; mentre si lavora, chiedere a colleghi e familiari di essere interrotti solo per questioni importanti. Questo aumenta la concentrazione e la produttività; prendersi delle pause regolari, aumenta l’attenzione e diminuisce la fatica; coltivare i propri hobby con determinazione, dedicare un tempo preciso e regolare alle proprie attività personali; non rinunciare mai al tempo con i propri figli e agli affetti, sono la linfa vitale che permette di portare avanti tutti gli altri impegni.
Marialuisa Roscino