In che modo i cambiamenti stagionali incidono sul nostro equilibrio psicofisico? Lo abbiamo chiesto ad Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della società psicoanalistica italiana dell’international psycoanalytical association.
Come incide il cambiamento stagionale sull’umore?
“Cambiamenti, rapide oscillazioni e variazioni del tono dell’umore sono molto frequenti in primavera, si manifestano trasversalmente in tutta la popolazione ma sono più accentuati in persone che siano soggetti a disturbi dell’umore sia in senso depressivo che con una tendenza all’accelerazione di tipo ipomaniacale. La primavera non ha quasi nessun effetto sull’ansia, questa si manifesta soltanto come difesa rispetto a una variazione dell’umore in senso depressivo, ne è una spia, può essere utilizzato come sintomo per chiedersi se non ci sia un sottostante stato malinconico. Il motivo principale per cui osserviamo questi cambiamenti dell’umore è l’inclinazione dei raggi solari rispetto alla terra. Da obliqui si fanno sempre di più perpendicolari ed è noto che i raggi solari possono attraversare la teca cranica (le ossa del cranio) e agire direttamente sul cervello alterando, in persone predisposte, il tono dell’umore. Un altro elemento che coincide con la primavera e l’arrivo dell’ora legale. L’ora legale crea dei disturbi simili a quelli del fuso orario, il jet lag dei voli aerei soprattutto transcontinentali, i principali malesseri sono i disturbi del sonno con la conseguente sonnolenza durante il giorno, che però mediamente passano in modo del tutto spontaneo in circa due settimane. Dal punto di vista del microclima l’aumento della luminosità e il cambiamento della temperatura richiede un adattamento all’organismo, questo ha meno incidenza, comunque, sul tono dell’umore in senso negativo poiché noi siamo abituati a modulare e i cambiamenti climatici attraverso il cambio di stagione nel nostro guardaroba. L’insieme di questi fenomeni dà origine ai sintomi tipici del cambio di stagione primaverile: sbalzi di umore, stanchezza, irritabilità e affaticamento, accompagnati da sonnolenza e mancanza di attenzione per perdita di preziose ore di sonno o di un sonno veramente ristoratore”.
Perché l’ansia può aumentare in primavera?
“Per diverse ragioni. La prima è legata ad uno scivolamento depressivo di cui l’ansia rappresenta un argine, l’ansia può proteggere dalla depressione esattamente come gli argini proteggono dall’esondazione di un fiume quando cresce il livello dell’acqua, ma mentre la depressione può anche essere sopportabile soprattutto se lieve poiché procura una sensazione di calma e distacco apparente, l’ansia invece non è sopportabile poiché è una sensazione psicofisica estremamente spiacevole. Per questo spesso le persone chiedono una consulenza allo psicoanalista o allo psichiatra per sintomi ansiosi e non di rado si osserva la presenza di un sottostante disturbo depressivo com’è tipico del cambiamento di stagione. Altre volte i sintomi di un’accelerazione di tipo ipomaniacale possono simulare ansia o attacchi di panico, è necessario precisare però che questo accade esclusivamente in persone che abbiano una predisposizione o già una diagnosi di Disturbi Affettivi dell’Umore ovvero dei Disturbi Bipolari”.
Ci sono ragioni puramente psicologiche?
“Sì, certamente, con la primavera si avvicinano anche le vacanze del periodo Pasquale, i ponti del 25 Aprile e del Primo Maggio sono una prima anticipazione del periodo delle vacanze estive. Questi periodi di sospensione delle normali attività scolastiche per i figli, lavorative per i genitori, spesso possono causare dei disturbi ansioso-depressivi reattivi, cioè collegati direttamente alla previsione del periodo di feste comandate. Può sembrare paradossale ma in realtà il tempo “vuoto” ovvero un tempo non programmato, dove la vita quotidiana sia mutata e non più il tempo non più scandito dalle normali attività quotidiane, dalla campanella a timbrare il cartellino, a preparare il pranzo, alle proprie attività routinarie qualsiasi esse siano, possono creare uno stato di apprensione e preoccupazione. Tutte le feste comandate possono indurre un senso di solitudine, portano anche inconsciamente a fare i bilanci, a ripensare agli anni precedenti e al tempo che passa”.
Come è possibile superare ciò che viene definito più propriamente da un punto di vista scientifico “Disturbo affettivo stagionale” (SAD)? Cosa è possibile fare per superare i frequenti cambiamenti dell’umore?
“Il ‘Disturbo affettivo stagionale’ se non affonda le sue radici in preesistenti Disturbi dell’Umore o sindromi depressive e ansioso depressive ma è una reazione alla situazione contingente, solitamente è benigno e tende a passare spontaneamente. Dobbiamo però considerare che stiamo vivendo un periodo molto particolare, stiamo uscendo da due anni di pandemia che ha fortemente provato tutti con cui si è intersecata la guerra in Ucraina proprio nel momento in cui ci sono tantissime aspettative rispetto alla ripresa di una vita normale anche se ancora un po’ diversa rispetto a quella pre-pandemica: la vita sociale, le vacanze, le riunioni familiari e attività sociali in presenza, lo shopping. Il conflitto ha riacceso preoccupazioni che sembravano ormai scomparse, come quelle della estensione della guerra all’Italia, di una grave crisi economica e provocato delle ansie persecutorie impersonificate dallo spettro della guerra nucleare”.
Quali consigli suggerisce a riguardo?
“Essere pienamente consapevoli che il cambio di stagione comporta anche delle variazioni del tono dell’umore. Ci sono persone che se ne giovano perché sono contente di poter vivere all’aria aperta ma ci sono anche un gran numero di persone che invece ne risentono non positivamente. La consapevolezza è di per sé è una prima a forma di prevenzione perché permette immediatamente di rivolgersi agli specialisti. Fare attenzione al sonno, una delle prime cause di disturbi dell’umore e la perdita di sonno, a causa dell’allungamento delle giornate, del cambiamento di clima e dell’ora legale è possibile che il sonno sia alterato. È bene avere un ambiente fresco, abbattere il più possibile i rumori che provengono dall’esterno, e aiutarsi anche con terapie farmacologiche se necessario per dare il giusto ritmo al sonno. Curare in modo particolare l’alimentazione che sia equilibrata, con cibi freschi, adatta al periodo, bere molto bevande non alcoliche e se necessario rivolgersi anche a un nutrizionista. Dedicare tempo a se stessi svolgendo attività all’aria aperta, fare moto fisico senza affaticarsi troppo. Dopo un inverno trascorso spesso prevalentemente a casa tra maltempo e pandemia. Organizzare dei weekend fuori dal proprio ambiente abituale approfittando dei periodi di vacanza. Concedersi delle gite anche giornaliere con quell’attitudine psicologica definita ‘flâneur’ ovvero passeggiare tra i borghi o per le strade di una città senza una meta precisa, semplicemente godendo del clima, magari concedendosi delle pause su panchine con vista o in locali all’aperto dissetandosi con qualcosa di fresco. Lo yoga e il pilates sono metodi efficaci per ritrovare una sensazione di benessere psicofisica Leggere un buon libro, una rivista, il giornale o anche fare le parole crociate o il sudoku in terrazza, in spiaggia o in un parco, per godersi momenti di intimità con sé stessi e di relax. Cucinare per sé, per gli amici o la famiglia.
Le terapie farmacologiche possono essere di aiuto?
“Naturalmente talvolta può essere necessario un aiuto farmacologico. Nelle forme più lievi, Soprattutto negli adolescenti ma talvolta anche nei bambini può accadere, può essere di grande aiuto e supporto, nonché di comprovata efficacia da molti studi scientifici, la cosiddetta ‘medicina dolce’ ovvero l’utilizzo di farmaci fitoterapici, nutraceutici, integratori e omeopatici, sempre dietro prescrizione medica. Anche nella medicina dolce è sempre sconsigliato un pericoloso ‘fai da te’, poiché di fatto sono farmaci anche se di derivazione naturale. Alcune forme stagionali invece, richiedono un trattamento farmacologico convenzionale con antidepressivi, benzodiazepine e stabilizzatori del tono dell’umore, sarà lo psichiatra a stabilire il tipo di terapia e la durata del trattamento in base alla visita col suo paziente, tenendo conto della storia del paziente (anamnesi) e ai sintomi che presenta. Alcune forme più lievi sono efficacemente curate anche dai Medici di Base che ben conoscono i loro pazienti ed hanno una solida formazione nel trattamento farmacologico dei disturbi psicologici e psichiatrici lievi, quella che comunemente viene chiamata ‘la piccola psichiatria’ per distinguerla dell’area dai disturbi più gravi ovvero le sindromi psicotiche”.
Marialuisa Roscino