Da “esempio” al rischio commissariamento… “confuso e contraddittorio”
In un precedente articolo pubblicato su questo giornale, gennaio 2023, sono stati riportati i dati sul comportamento del sistema sanitario di due importanti regioni italiane, il Lazio e la Lombardia, nell’affrontare la pandemia covid-19.
Il confronto
Dal confronto dei dati risultava che il Lazio aveva fronteggiato prima e meglio l’insorgenza dei fenomeni diffusivi del virus. Il comportamento dei due sistemi sanitari è stato poi correlato ai decessi avvenuti nelle due regioni e quando i dati sono diventati, purtroppo, più consistenti e l’analisi statistica più significativa, si è visto che nel Lazio la mortalità da covid è stata nettamente inferiore a quella della Lombardia.
I numeri ponevano quindi la sanità del Lazio, nel rispondere a situazioni di emergenza, in una posizione di eccellenza nonostante questa Regione fosse uscita dal commissariamento della sanità solo da qualche anno. Eppure si parla di nuovo di commissariamento, anche se in modo confuso e contraddittorio.
Commissariamento?
Infatti il 23 marzo scorso “quotidianosanità.it” riportava come sulla Regione Lazio “aleggiava lo spettro di un nuovo commissariamento”, e sulla stessa testata, il 28 marzo, il Governatore del Lazio Francesco Rocca confermava l’intenzione di commissariare la sanità della sua Regione da parte del Governo.
In un comunicato su Ansa.it del 4 aprile, lo stesso Governatore affermava che “il commissariamento è un’ipotesi remota”. Sembra quasi che la Regione Lazio passi da un servizio sanitario che ha combattuto efficacemente la pandemia a un bilancio della sanità laziale in completo dissesto, in altre parole “dalle stelle alle stalle”. Ad aumentare la confusione nel “dataroom” di Milena Gabanelli andato in onda il 17 aprile su La7, vengono riportati una serie di dati per cui le Regioni che prima della pandemia avevano i conti sulla sanità in ordine, dopo tre anni e proprio per effetto della lievitazione dei costi dovuti al contrasto al covid-19 hanno ora i conti in rosso. E per completare il quadro, le leggi finanziarie degli ultimi anni hanno trasferito solo in parte le somme necessarie a coprire questo disavanzo. Sembra proprio che la sanità pubblica gestita a livello regionale ponga più problemi di quelli che dovrebbe risolvere, specialmente nell’affrontare delle emergenze che per loro natura sono nazionali.
Osservatorio Gimbe
La ciliegina sulla torta è poi il rapporto dell’Osservatorio Gimbe 1/2023, dal titolo “Il Regionalismo differenziato in Sanità”, che fa riferimento alla richiesta del 2017, da parte delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna al Governo Gentiloni di avviare un negoziato per il riconoscimento dell’autonomia differenziata prevista peraltro dall’articolo 116 della Costituzione. Dal 2017 si è arrivati alla presentazione alla Presidenza del Senato del disegno di legge denominato “Calderoli”, che definisce le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”. E’ un decreto legge che dovrà seguire un iter parlamentare non breve, ma che ha già suscitato parecchie critiche proprio nel merito della gestione dei venti sistemi sanitari regionali tanto da far scrivere all’Osservatorio Gimbe che “il regionalismo differenziato finirà dunque per legittimare normativamente e in maniera irreversibile il divario tra nord e sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute”.
Salvatore Scaglione