Il lavoro regolare è salute, la disoccupazione e la precarizzazione provocano malattie. Quali sono le ragioni più profonde? Ne parliamo con Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della società psicoanalitica italiana e dell’international psychoanalytical association.
In Italia il tasso d’occupazione ha superato il 60%. Però c’è una larga fetta di popolazione che è ancora in cerca di occupazione e in alcuni casi, completamente esclusa dal mondo del lavoro. Quando incide questo sulla salute delle persone
Numerosi studi dimostrano che perdere un lavoro ed essere disoccupati per un lungo periodo di tempo è di per sé un trauma psicologico. Perdere il lavoro e la precarietà, i contratti a termine e mal pagati, sono dannosi per la salute fisica e mentale, poiché danno un senso di incertezza sul futuro e perché sono vissute come un’umiliazione e una svalutazione di sé stessi. Coloro per i quali la perdita del lavoro è una minaccia, reale o immaginata, per la sopravvivenza personale e familiare, sono maggiormente colpiti. Le persone con meno risparmi, senza una rete familiare e sociale solida, chi non ha sostegni statali, sono i più esposti a rischi gravi, compreso il suicidio.
Rimane marcato il divario tra uomo e donna, sebbene l’occupazione femminile sia in ripresa. Le donne che non trovano lavoro rischiamo di “ammalarsi” maggiormente rispetto agli uomini?
Numerosi studi indicano che quando si riscontrano differenze di genere nel disagio psicologico, sono dovute alle differenze di ruolo tra donne e uomini. Le donne hanno un grande carico familiare e sono le referenti per i problemi con i genitori. Poiché spesso gestiscono i figli e la famiglia, patiscono particolarmente delle difficoltà finanziarie. Inoltre, le donne soddisfatte del loro lavoro, vivono la disoccupazione come un’ingiustizia e con il tempo s’instaurano sentimenti depressivi che possono portare a isolamento, rabbia impulsiva e ostilità. La perdita del lavoro e la disoccupazione sono particolarmente dannose per la salute delle donne tra i cinquanta e i sessant’ anni, infatti, nei periodi di recessione economica, soffrono e si ammalano di più, anche fisicamente.
Quanto la pandemia ha inciso ulteriormente sullo stato di salute mentale delle persone?
La pandemia ha pesato sia sulle persone con malattie mentali preesistenti, sia in chi ha sviluppato disturbi quali ansia e depressione, stress, consumo di alcol, disturbi alimentari, durante la pandemia. Sono i giovani ad averne sofferto di più. Inoltre, si è constatato che chi ha contratto il Covid-19 ha più possibilità di deprimersi, ma vale anche il contrario, la depressione peggiora l’andamento di tutte le malattie, non solo quelle infettive. L’aumento della disoccupazione che si è sovrapposto alla pandemia ha contribuito a minare la tenuta delle persone, il 50% di coloro che hanno perso il lavoro durante la pandemia di Covid-19 hanno sviluppato disturbi psicologici, è tristemente noto che il tasso di suicidi è più alto tra i disoccupati.
Per quanto riguarda i ragazzi, invece, si assiste al fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei giovani tra i 15 e i 29 anni, che non sono né occupati, né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. A cosa può essere attribuito questo fenomeno?
Come riportato dalla Fondazione Italia Sociale, è sbagliato immaginare i Neet come individui passivi e apatici, privi di sogni e ambizioni, che invece caratterizzavano le generazioni dei nostri nonni e dei nostri genitori. Bisogna parlare invece, di giovani a cui è stata tolta la possibilità di immaginare e costruire il proprio futuro. Secondo i dati del 2022 pubblicati da Eurostat e Istat, i Neet in Italia rappresentano il 25,1% della popolazione, circa tre milioni di giovani. Questa condizione non è dovuta a un’ “apatia generazionale”. Infatti, questo fenomeno si concentra nei primi due anni di scuola superiore, quando c’è il maggior numero di abbandoni scolastici. La causa principale è la mancanza, alle scuole medie, di informazioni sui vari indirizzi e sulle possibilità di lavoro futuro. A scuola, è necessario che ci siano psicoanalisti che effettuino un colloquio individuale di orientamento con tutti gli studenti, valutando le aspirazioni, la predisposizione, i punti di forza ed eventuali difficoltà emotive o negli apprendimenti. In questo modo gli studenti faranno scelte più consapevoli e si avrà una riduzione drastica dei cambi di indirizzo, di scuola e di abbandono.
In che modo un supporto psicologico e psicoanalitico in particolare può aiutare i giovani? Lo psicoanalista mette le persone che ha di fronte “al centro” della propria attenzione e dei propri pensieri, in questo modo le aiuta a posizionarsi al centro della propria vita e a pensare a sé stesse. Inoltre, aiuta a riflettere, a capirsi, a conoscersi meglio, a fare delle scelte ragionate, le migliori possibili in quel momento. Se pensiamo in particolare ai Neet, la scelta della scuola avviene nella maggioranza dei casi, in famiglia, con i consigli di amici e di persone che riportano soprattutto le proprie personali esperienze, nella maggior parte dei casi, senza però un reale criterio che entri nel merito della scelta. Riguardo la depressione, lo scoraggiamento e lo stress in chi perde il lavoro, in chi ha un lavoro precarizzato, nelle donne schiacciate in un ruolo ancillare o di casalinghe senza averlo scelto, il supporto psicoanalitico è fondamentale per superare le difficoltà, la depressione, la demoralizzazione e uscire dall’impasse.
Quali consigli si sente di dare in particolare ai giovani?
Sapere che il lockdown e la pandemia sono stati stressanti e hanno avuto delle conseguenze psicologiche su tutti; Se la vostra situazione economica personale e familiare è cambiata, non abbandonatevi allo scoraggiamento. Nei periodi in cui c’è poco lavoro, è il momento d’investire nello studio e nel professionalizzarsi. Più si è specializzati, più si hanno possibilità di trovare un lavoro e di mantenerlo; Se vi sentite demoralizzati, tristi o depressi non vi spaventate. Si può essere depressi, l’importante è non scollegarsi dalla realtà, attenzione alle fantasie catastrofiche o alle fantasie di improvvisi “superpoteri”; Se avete difficoltà a scuola o sbagliato indirizzo, cambiate, la vita è lunga e si è sempre in tempo a recuperare. Cercate di immaginare il vostro futuro, fate tante ipotesi, cercando di capire quali sono le vostre passioni più profonde. Se non riuscite, allora, non abbiate timore a consultare uno psicoanalista che vi aiuti nell’orientamento scolastico e lavorativo; Se avete un disagio emotivo, ansia o depressione, non aspettate a chiedere aiuto specialistico. Il vostro benessere psicologico è la base per realizzare i vostri sogni.
Marialuisa Roscino