Conclusa domenica a Canale Monterano la 43esima edizione.
Tre mesi di preparativi, decine di associati per mettere a punto ogni aspetto dell’evento, allestimento di stand, aree di gara, cucina, coinvolgimento di Protezione Civile, Forze dell’Ordine, artigiani, oltre un centinaio di butteri e loro familiari, e poi decine di cavalli, puledri, vacche, vitelli e asini: tutto questo per dare vita ai tre giorni della 43esima edizione del Riarto, organizzato dall’Associazione Butteri di Canale Monterano, fondata nel 1977, la più grande realtà associativa locale con centinaia di iscritti. Ma se fosse stato solo tutto questo sarebbe stato semplicemente un evento folcloristico come tanti altri; invece è stato molto di più, un osmosi tra storia e tradizione, la condivisione di un rapporto indissolubile vecchio come il mondo tra l’uomo e il cavallo, che va oltre l’impiego nel lavoro. Ma è stata anche la ricostruzione dell’origine di un popolo, quello canalese.
Tre giorni in cui si sono succeduti spettacoli equestri, dimostrazioni di mascalcia, gare di cattura del vitello, battesimo della sella per numerosi giovani e giovanissimi, esposizioni di artigianato buttero, svoltisi tra musica e cucina tradizionale, che ha consentito di degustare i piatti tipici della Maremma. I vasti spazi verdi della splendida cornice della Torara, sapientemente predisposti, in tre giorni sono stati calpestati da circa 1500 persone che grazie a un meccanismo organizzativo perfetto hanno potuto godere dell’evento senza alcun disagio; fruibili le aree di parcheggio, immediatamente connesse ai campi di dimostrazione, di enogastronomia e degli stand. Ma chi sono i butteri e cos’è il Riarto?
“Pastori, vaccari, cavallari d’altri tempi, ecco cosa sono i Butteri. Con fierezza cavalcano dall’alba al tramonto sfidando il freddo e la pioggia, il sole cocente, la polvere e il sudore. Mantengono vive le tradizioni equestri della monta da lavoro, seguendo mandrie di vacche come greggi di pecore e portando sulle spalle il peso di una storia che si mantiene viva dai racconti trasmessi di padre in figlio nell’amore per un mestieri che per questi uomini è vita”. Questa la prefazione della rievocazione proposta con oltre 100 figuranti nel pomeriggio di domenica, apoteosi emotiva, oltre che scenica, pensata e scritta da Simona Bellanti. Con le voci narranti di Alessandra Ciarletti, Veniero Sciamanna e Carlo Montironi, quella che è stata raccontata e inscenata è la genesi di Canale. “E’ una storia antica, che si perde nella notte dei tempi, pastori, famiglie di pastori che occupavano il nostro territorio nei mesi invernali. Arrivavano prevalentemente dalle montagne marchigiane e toscane, si insediavano in settembre e lasciavano questi luoghi in maggio, quando rientravano nelle loro montagne”. Un racconto commovente di analisi della transumanza letto in chiave emotiva, sia secondo l’ottica dei pastori, che delle donne che rimanevano mesi sole a casa. “Vivere lontani era difficile e arrivò il giorno in cui queste famiglie decisero di trasferire le loro dimore a Canale. Ecco come si insediarono i primi pastori a Canale; capanne non distanti dal fiume Mignone, la concessione di appezzamenti di terreno dell’Università Agraria nei quali far pascolare pecore e vacche, una piccola comunità di persone che pian piano prese possesso della Bandita, di Quarto Grande, di Stigliano, di Frassaneta, e che grazie ai cavalli iniziò quella che è la tradizione del buttero, il buttero di Canale Monterano”. Di grande impatto emotivo, la rappresentazione ha riproposto i costumi tradizionali del buttero, gli strumenti da lavoro di allora, quelle usanze fatte di genuinità e semplicità solo con le quali si possono realizzare grandi progetti. Orgoglioso il Presidente dell’Associazione Butteri, Mariano Giovarelli, orgoglioso e commosso Andrea Barbagli, che durante i tre giorni ha spiegato, raccontato, condiviso e commentato con un’energia straordinaria le varie attività proposte. Al suo fianco Chiara Caponetti, ospite della manifestazione, come ospiti sono stati i butteri della fattoria di Pomonte, di Blera, di Vejano e di Tolfa. Una festa, il Riarto, rievocativa di sapori essenziali, di elevati valori morali, ma soprattutto la celebrazione di un rapporto tra uomo e cavallo fondato sulla fiducia e sul rispetto reciproco, da cui dovremmo imparare molto, rivedendo i nostri propositi di progresso.
Ludovica Di Pietrantonio
Redattrice L’agone