Intervista al naturalista Umberto Pessolano
Alieni. Come “E.T.”, l’Extra-Terrestre, dimenticato sulla Terra da un’astronave di botanici di un altro pianeta. Come gli esemplari di quella razza ostile da trasportare sulla Terra in “Alien”. Come gli ibridi creati in laboratorio in “Avatar”. E invece no. Alieni come quegli organismi – piante, animali, funghi – trasferiti da un continente all’altro e capaci di sopravvivere e riprodursi. Anche dentro e intorno ai laghi di Bracciano e Martignano.
Umberto Pessolano, geologo, esperto in didattica della scienza, è uno degli esperti del progetto “Alieno a chi?” del “Contratto di lago” del Parco Bracciano Martignano.
Pessolano, alieni chi?
“Tutti quelli acquistati o introdotti, comunque spostati, volutamente o casualmente, non solo da un continente all’altro, ma anche da una regione all’altra, da un’area all’altra, da un lago all’altro, e in grado di acclimatarsi, ambientarsi e riprodursi. Fin qui niente di male. Però…”.
Però?
“Però può succedere che gli alieni siano anche in grado di affermarsi, cioè di aumentare così tanto di numero da diventare invasivi e dominanti e da creare uno squilibrio nell’ecosistema”.
Un caso pacifico?
“Il coregone. E’ un salmonide originario dei laghi svizzeri. Introdotto casualmente a Bracciano, è stato poi volutamente riproposto, lo si continua a fare in speciali zone di incubazione nel lago vicino ad Anguillara Sabazia. E qui si è ambientato benissimo: si nutre di piante acquatiche e viene addirittura cucinato e presentato come una specialità locale”.
Un caso pericoloso?
“Il boccalone. E’ il persico trota originario dei laghi dell’America settentrionale, considerato fra le cento specie più invasive per la sua voracità, dai pesci agli insetti”.
Un caso pericolosissimo?
“Il gambero rosso della Louisiana. Nei nostri laghi non ha un predatore, quindi vive in serenità. E compie danni e devastazioni enormi per la sua voracità (uova di pesci, anfibi e rettili, ma anche alghe e piante acquatiche), per il suo ruolo di portatore sano di malattie letali per i gamberi nostrani, per la sua capacità di scavare tane indebolendo gli argini e di distruggere anche raccolti e coltivazioni”.
Che fare?
“Innanzitutto molta attenzione a quello che si acquista e a quello che si trasporta. Poi seguire le normative di legge, che però non sono ancora molto chiare. In alcuni casi è prevista la cattura e la soppressione, e sempre bisognerebbe procedere alla segnalazione. Ma pochi sanno distinguere le specie indigene da quelle aliene”.
Umberto Pessolano, geologo e naturalista, direttore del Museo del fiume di Nazzano, esperto in didattica della scienza, interprete della natura