La questione “culinaria” desta non poche preoccupazioni
L’approvazione da parte della Commissione europea della vendita e consumo di insetti, nello specifico di grillo domestico, tarme della farina essiccate e della Locusta migratoria, ha destato molto scalpore, dividendo nettamente l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari, e generando una notevole preoccupazione sul possibile stravolgimento della tradizione culinaria italiana e gli effetti sulla salute.
A questo si sono poi aggiunte le preoccupazioni generate dalla comparsa sul mercato mondiale della carne “coltivata”, ovvero ottenuta dalla crescita in vitro o in bioreattori di cellule staminali animali, attualmente in via di approvazione negli Stati Uniti e già commercializzata a Singapore, in Israele e non solo.
Anche il latte
E’ arrivata poi di recente l’approvazione da parte del Ministero della sanità israeliano per la commercializzazione del latte sintetico, assemblato con proteine del latte prodotte attraverso la fermentazione di precisione di appositi lieviti, e quindi senza ricorrere agli animali.
Alla proliferazione di questi nuovi alimenti il nostro governo nazionale ha risposto con una serie di contromisure. Nel caso degli insetti, sono stati presentati quattro decreti che specificano le indicazioni da riportare sulle etichette dei prodotti e preparati ottenuti tramite il loro utilizzo e l’istituzione di una specifica scaffalatura.
Per quanto riguarda la carne coltivata, il Consiglio dei Ministri ha invece approvato a marzo un disegno di legge per vietare la commercializzazione, la produzione e l’importazione di alimenti e mangimi definiti “sintetici”, una misura preventiva in quanto al momento la commercializzazione di carne coltivata non è permessa all’interno di nessuno Stato membro della comunità europea.
Post-premessa
Fatta questa dovuta premessa, viene spontaneo interrogarsi se questo tipo di misure, basate su limitazioni e divieti, siano efficaci per fare gli interessi dell’agroalimentare italiano, tutelare la cultura enogastronomica del paese e incoraggiare i cittadini ad adottare un’alimentazione salutare.
In considerazione anche del fatto che un’ampia fascia della popolazione, specialmente quella urbanizzata, ha ormai perso il contatto con la produzione primaria, ossia l’agricoltura e l’allevamento, una strada alternativa potrebbe essere puntare sull’educazione alimentare e su una corretta informazione su questi temi scevra da pregiudizi.
Produzione primaria
Fondamentale sarebbe insegnare ai cittadini già in giovane età, e quindi nelle scuole, cos’è la produzione primaria e come mangiare correttamente, sottolineando i rischi del consumo dei tantissimi cibi ultra-processati che ormai invadono i nostri supermercati, ossia preparazioni ricche di additivi chimici e “spezzoni” di qualche nutriente naturale. Una volta fatto tutto questo, potrebbe essere utile discutere senza fare demagogia o propaganda politica, di cos’è la farina di insetti e cosa saranno il latte sintetico e la carne coltivata, lasciando i cittadini liberi di scegliere cosa mangiare.
Sara Fantini