Il Global Health – disciplina che affronta le grandi sfide globali e che si concentra sulla promozione della salute a tutti i livelli – protagonista della giornata di lavori “BUONA SALUTE CENTRO: LAZIO, MARCHE, TOSCANA, UMBRIA”, organizzata da Motore Sanità. Presenti i maggiori esperti in campo, che hanno focalizzato alcuni temi quali le buone pratiche sanitarie e i corretti stili di vita, lo screening oncologico, l’innovazione in chirurgia colon-rettale e la terapia del dolore.
“È importante promuovere la cultura della prevenzione, le buone pratiche sanitarie e i corretti stili di vita come l’attività fisica e la sana alimentazione – ha detto Norberto Venturi, Presidente LILT Lazio -. Trattare la prevenzione primaria significa individuare i cancerogeni conosciuti come quelli ambientali e il fumo di sigaretta, promuovendo iniziative come la disassuefazione al fumo (attraverso incontri con le scuole e iniziative generali che cerchino di ridurre il consumo dell’uso delle sigarette). Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, attuiamo e promuoviamo la diagnosi precoce (nella regione Lazio sono attivi gli screening per la prevenzione del tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto) e come Lega tumori disponiamo di ambulatori gratuiti per la diagnosi precoce dei principali tumori. E poi c’è la prevenzione terziaria che riguarda tutti quei pazienti (circa 4 milioni) che hanno avuto una storia di tumore”.
L’importanza della prevenzione è stata sottolineata anche da Giuseppe Sica, Responsabile U.O.S.D. Chirurgia mininvasiva e dell’apparato digerente, Fondazione PTV – Policlinico Tor Vergata: “Il cancro colon-rettale è uno dei più diagnosticati e uno di quelli dove la prevenzione secondaria (quella volta alla diagnosi precoce) è maggiormente applicata. Ciononostante, circa un milione di persone ogni anno muoiono a causa di questo tumore. Inoltre, l’epidemiologia sembrerebbe stia cambiando, con sempre più diagnosi nei giovani adulti. I cosiddetti millennial (1981-1996) hanno un rischio doppio di sviluppare un tumore al colon retto rispetto alle persone nate negli Anni ‘50. Ugualmente, le persone sotto l’età di 55 anni, hanno il 60% di rischio in più di avere diagnosticato un tumore in fase avanzata rispetto ad individui più anziani. Questi dati, pubblicati in uno studio del 2017, e corroborati dalla esperienza clinica quotidiana di noi tutti, vanno letti con particolare attenzione al fine di adattare i programmi di prevenzione e screening ai mutamenti in corso”.
“Le farmacie sono il primo presidio sanitario sul territorio, l’hanno dimostrato in epoca Covid, ma l’hanno dimostrato bene anche da settembre 2022 quando nei primi 4 mesi di entrata in campo nell’attività di screening del tumore colon rettale, hanno portato i numeri delle provette riconsegnate da un paio di migliaia/mese a circa 9.000/mese”, ha evidenziato Andrea Cicconetti, Presidente Federfarma Roma. “In 4 mesi sono state raccolte più di 28 mila provette su 736 farmacie della Regione e l’indice di positività riscontrato è stato di circa l’8%. È evidente che se vogliamo raggiungere la popolazione lo dobbiamo fare considerando anche la forte penetrazione territoriale che hanno le farmacie.”
Parlando di innovazione in chirurgia colon-rettale, Johnson&Johnson Medtech offre una nuova soluzione virtuale per una migliore pianificazione preoperatoria con la possibilità di ridurre il tempo operatorio, la durata della degenza e le possibili complicanze chirurgiche. “Senza una rappresentazione accurata della posizione del tumore e della sua relazione con la vascolarizzazione circostante – spiega Alfonso Oliviero, Specialty Manager Johnson & Johnson MedTech -, la simulazione accurata dei margini di resezione può essere sfidante e può limitare l’eleggibilità chirurgica o i risultati del trattamento”.
A chiudere la giornata di lavori Valentina Rossi, Medico Palliativista Fondazione ANTEA: “Il principio cardine delle Cure Palliative è l’umanizzazione delle cure, un principio che Antea è impegnata a tutelare da 35 anni. La terapia del dolore, in questo caso, è da intendersi in senso ampio ovvero non solo trattamento e gestione di una sintomatologia dolorosa acuta, ma anche, e talvolta soprattutto, una presa in carico globale della persona in cui al centro vi è il paziente e non il suo dolore fisico. La gestione farmacologica quindi, pur essendo fondamentale, deve essere integrata da una presa in carico della sfera emotiva, psicologica, sociale e del nucleo familiare. Dobbiamo continuare a lavorare ogni giorno per far sì che terapia del dolore e umanizzazione delle cure diventino un binomio imprescindibile”.