23 Novembre, 2024
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Addio reddito di cittadinanza, addio…

E l’Italia precipita tra i Paesi meno progrediti

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (art.4/Cost); “…è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”…(art.3/Cost.)

Negli anni sono state adottate misure come il “Rei” (reddito di inclusione), il “Sia” (sostegno inclusione attiva), l’“Asdi” (assegno di disoccupazione), redito di cittadinanza.

Provvedimenti ritenuti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali “una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale… un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari”.

In controtendenza, il governo Meloni il primo maggio 2023 col D.lg. 4/2019 art.13 ha introdotto il “Mia” (misura di inclusione attiva) che partirà il primo gennaio 2024 e ha cancellato il sussidio economico previsto dal Rdc.

È urgente e necessaria la misura di sostegno alle tante povertà ed è sbagliato il provvedimento del governo nei modi, nei tempi e nei contenuti.

“L’agone”, da sempre sensibile alle tematiche sociali e del lavoro, critica la proposta alternativa che la Meloni ha voluto adottare per le categorie disagiate e ritiene che stia introducendo un labirinto burocratico senza soluzioni ai problemi, disegnando percorsi cartacei e privi di realtà.

Per la diffusione del decreto primo maggio il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Presidenza del Consiglio dei ministri e l’Inps hanno predisposto una campagna di informazione sulle nuove misure mettendo in evidenza formazione e inserimento lavorativo dei disoccupati tra i 18 e i 59 anni; “un percorso per ognuno, una prospettiva per tutti” (lavoro.gov.it). Parole, parole, parole!

Dalle parole ai fatti

I fatti dicono che da agosto i soggetti occupabili tra i 18 e i 59 anni restano senza sostegno in attesa di iscriversi dal primo settembre al nuovo portale web del Governo. Sarà istituita una misura per singolo membro della famiglia con valore Isee annuo familiare di seimila euro e spetterà solo a chi partecipa ai percorsi di formazione, orientamento e qualificazione lavorativa.

In questi giorni “i malcapitati” hanno fatto la fila ai Comuni, nelle diverse regioni, per chiedere come portare a casa da mangiare per sé e la famiglia. Scene che abbiamo visto tutti nelle varie reti televisive. È disumano togliere con un sms “l’aiuto” a chi ha veramente bisogno. Un comportamento che precipita l’Italia tra i Paesi meno progrediti al mondo.

Una norma scritta male

E, come se non bastasse, la norma è anche scritta male. Ne danno notizia i deputati del Partito democratico Andrea Casu e Debora Serracchiani che, insieme ad altri undici, hanno presentato una interpellanza al ministro Nordio per sapere perché con la legge di bilancio sono state abrogate pure le misure per l’indebita appropriazione del RdC.

Infatti sono cancellati i primi 13 articoli del decreto n.4/2009 compreso l’articolo 7, che definisce il reato di indebita appropriazione del reddito.

Si vuole condonare anche questo reato o si tratta della solita svista? L’operato del governo Meloni sta seminando una tale mole di incongruenze che fanno riflettere non solo i partiti di opposizione, ma le imprese e i lavoratori, e l’autunno potrebbe essere inquieto; ma la Meloni ha pubblicamente dichiarato, a mio avviso con arroganza, che non teme l’autunno caldo.

In conclusione, se i Padri della Costituente hanno inserito tra i principi fondamentali i diritti di cui agli articoli 3 e 4 e i vari governi hanno adottato le misure necessarie, vuol dire che le fragilità e le povertà vanno riconosciute e aiutate in tutti i modi; è la Costituzione che lo chiede.

Al governo, nelle sue ramificazioni, spetta l’onere di provvedere ai bisogni di tutti i cittadini col dovuto controllo sulla trasparenza, l’equità e l’adeguatezza delle risorse ai meno abbienti.

Chi ne abusa non ha diritto al RdC ma chi vive in stato di precarietà, qualunque essa sia, va aiutato perché è un cittadino della Repubblica e come tale ha doveri e diritti.

Franco Marzo

 

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