Riceviamo e pubblichiamo – Questo slogan tanto suggestivo quanto ambiguo, viene periodicamente riproposto – solitamente da destra – come un mantra per giustificare politiche di chiusura delle frontiere. Una “verniciata” di buonismo su politiche spesso disumane e discriminatorie.
Il tema sembra oggi fuori dall’agenda politica, ma in lontananza se ne vedono le premesse. Si stanno infatti determinando le due condizioni ideali affinché si riprenda a dire” aiutiamoli a casa loro”. Una è oggettiva e già presente nel dibattito politico, l’altra più elettoralistica e sfumata. La prima precondizione è la crescita di oltre il 120% degli arrivi via mare, con buona pace di quanti ora al governo sostenevano che la causa fosse imputabile al lassismo della sinistra buonista. La seconda è legata invece al prossimo appuntamento elettorale per le europee, che ha già acceso le micce nel cdx, con FDI e Lega impegnate a scavalcarsi a destra sul tema immigrazione per qualche voto in più.
Temo che non potendo governare i flussi via mare a colpi di decreti e comunicati, né spostare le elezioni europee cercheranno quindi di trovare una tregua sulla pelle degli immigrati. Questo significa che probabilmente avremo l’ennesimo crudele e inutile decreto sicurezza, condito da slogan simili a quello qui citato, con l’intento di provare a sviare l’attenzione degli italiani dagli insuccessi in materia economica.
Uno slogan suggestivo ma ambiguo dicevamo. Sicuramente è giusta e da sostenere sempre l’idea di creare sviluppo, opportunità e condizioni di vita dignitose nei Paesi di provenienza dei migranti. Cosi come sarebbe altrettanto giusto e decisivo però anche garantire vie di accesso legali a quanti vogliono migrare in Europa e in Italia, perché questo, ad oggi, sembra essere il modo migliore per aiutarli a casa loro. Un paradosso? Potrebbe sembrare, ma cosi non è. In attesa di intervenire radicalmente sulle ragioni che obbligano le persone a migrare, alcune contingenti come povertà, guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici e altre storiche come il colonialismo predatorio che ha distrutto l’economia di interi continenti, bisogna prendere atto che lo strumento più efficace per aiutarli a casa loro e il loro lavoro a casa nostra ( il noi e loro è brutto, ma aiuta a capire le dinamiche assurde e contraddittorie in atto. Esatto, il loro lavoro, indispensabile alle nostre economie e determinante per il mantenimento del nostro welfare, produce ricchezza nei Paesi di provenienza grazie alle rimesse. Fu cosi in Italia grazie alle rimesse dei nostri migranti che permisero non solo la sopravvivenza delle loro famiglie, ma anche la possibilità di studiare per figli e nipoti. I tempi sono cambiati, ma alcune dinamiche no purtroppo, la differenza più grande sembra essere la nostra perdita di memoria su colonialismo e immigrazione italiana e la poca consapevolezza di quanto il nostro sistema Paese sia dipendente da decenni dalla presenza laboriosa di milioni di donne e uomini emigrati.
Un cerchio che si chiude ma che non vogliamo riconoscere e che anzi alcune forze politiche contrastano in modo ideologico, scendendo poi a patti in silenzio, dovendo tener conto della realtà economica e demografica dell’Italia.
Secondo la Fondazione Leone Moressa, che ben rielabora i rapporti di Banca Italia, le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia sono di oltre 8 miliardi di euro nel solo 2022, con un incremento del 3% nel primo trimestre del 2023. Una cifra importante, ancor più se paragonata all’intero budget della cooperazione italiana di Stato nel triennio 2019-21 di quattro volte inferiore. Non collegato a questo dato, ma che rientra più in generale nel macro tema di una economia italiana bisognosa di lavoratori stranieri, c’è la recente programmazione triennale dei flussi in entrata. Si prevedono circa 450 mila ingressi per ragioni di lavoro. Insomma la destra ha scoperto quel che imprenditori e csx da anni sostenevano, ovvero che in Italia mancano lavoratori in quasi tutti i settori e servirebbero numeri ancora maggiori e con leggi più lungimiranti ( un nuovo testo unico sull’immigrazione che “cestini” la Bossi-Fini) per rispondere alle reali esigenze. Quello che sorprende è però l’ottusità tutta ideologica di questa maggioranza che sembra disfare con la destra quella che fa con la sinistra. Se infatti quasi di nascosto amplia il numero degli ingressi consentiti, dall’altra toglie la possibilità a quanti qui sono già con un permesso di soggiorno per protezione speciale ad esempio, di poterlo convertire in permesso di lavoro. Una scelta logica introdotta nel 2020 e ora cancellata.
Aiutiamoli quindi a entrare in Italia in modo sicuro e dignitoso, a poter vivere e lavorare godendo dei diritti riconosciuti a ogni lavoratore e promuoviamo leggi moderne che amplino il concetto di cittadinanza, aprendo alla partecipazione politica attraverso il voto amministrativo ad esempio. Queste sarebbero in verità le prime leve, non le uniche ovviamente, per aiutarli efficacemente a casa loro e per aiutarci tutti qui già da ora fuori dalla retorica ideologica e dalle furbizie elettorali.
Marco Paciotti