Il latino, questo “sconosciuto”. Ma che se si conosce apre un mondo di informazioni
Alla “Melone”, il “tempo prolungato” non è un “parcheggio” dove lasciare i propri figli per motivi di lavoro o altro. È invece un corso di élite che, oltre alla didattica curricolare, offre progetti specifici di informatica, teatro, cineforum, giornalismo, spagnolo e che, da quest’anno, vede anche una flessibilità per consentire, a chi abbia impegni pomeridiani, sportivi, culturali o altro, possa scegliere quale corso si desideri seguire.
Ma le novità non finiscono qui. Oltre ai corsi citati, scommetteremo sul latino: due ore settimanali, per una prima secondaria di primo grado, con lezioni che non partiranno con le noiose (seppur fondamentali) declinazioni, ma con le curiosità (fra cui il chiarimento delle formule magiche di Harry Potter), con la divertente scoperta delle etimologie delle parole che usiamo, con brani di amore, con l’approfondimento della struttura sintattica e grammaticale della nostra lingua italiana, quest’ultima utilissima a italiani e stranieri che vogliano parlare bene la nostra lingua. Sappiamo tutti che l’italiano, come altre sei lingue parlate in Europa, è di derivazione latina nelle sue strutture grammaticali e morfosintattiche; l’inglese stesso “deve” circa il 60% delle sue parole, direttamente o indirettamente, proprio al latino. Avere un rapporto disinvolto con la propria lingua e saperne sfruttare i tratti distintivi offre una marcia in più. Non è poi superfluo ricordare che i nostri pensieri prendono forma attraverso le parole che conosciamo: «I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo» (Wittengstein).
Tralasciamo il fatto che il latino si manifesta in molteplici ambiti (diritto, medicina, psicologia, filosofia, arte, scienze naturali) e chi lavora o intende intraprendere questi studi, anche in modo superficiale, ha necessità di conoscere il latino, onde evitare fraintendimenti di varia natura.
La cultura latina, erede di quella greca, aiuta a conoscere le proprie radici, spalanca la comprensione del presente come epoca che è figlia di un passato. È un po’ come conoscere meglio un proprio genitore. Il latino è la radice, la base comune della civiltà europea. Il latino parla di noi, di come siamo nati, del perché ci stringiamo le mani. Forse la lingua latina oggi non ci appartiene, ma noi apparteniamo a essa.
C’è chi ha messo le mani sul latino e ha usato i poeti classici per pura propaganda. Ma anche la scuola ha fatto i suoi danni. L’accanimento grammaticale e sulle traduzioni a scuola è senz’altro nefasto. Spesso la classicità va in malora per opera di docenti ossessionati dalla grammatica e che sfiancano gli studenti sulle regole prima di farli avvicinare ai testi.
Si ritorna allora a un punto nodale della questione: il latino è più che altro una questione di didattica e la nostra proposta è innovativa, ma ne riparleremo.
Riccardo Agresti, preside