4 ingredienti, 3 produttori e 4 ristoratori: sono questi i protagonisti della terza edizione di “Un Lago da Coltivare” che si è tenuta sabato 30 settembre a Bracciano in piazza Mazzini.
L’evento, organizzato dal Comune di Bracciano, è stato realizzato grazie al contributo dell’Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, ed è la terza tappa di un percorso iniziato nel 2021.
«Abbiamo partecipato al primo bando dell’Arsial nel 2021 quando ci siamo insediati come amministrazione. – ha spiegato Maddalena Coletta, assessore per il Turismo, Attività Produttive e Sviluppo Economico – Così è nato il progetto “Un Lago da Coltivare”, il cui nome esprime proprio il nocciolo dell’iniziativa, ovvero far conoscere i prodotti del territorio. La prima edizione prevedeva un mercatino dei produttori del luogo e uno show cooking, mentre per la seconda, per la quale non c’erano bandi a disposizione, abbiamo organizzato una conferenza dedicata al nascente progetto del biodistretto, altro nostro obiettivo legato sempre alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari locali. Questa terza edizione è stata realizzata nuovamente grazie ai finanziamenti dell’Arsial. Siamo stati uno dei pochi comuni ad ottenere l’intero importo finanziabile, a testimonianza del fatto che il nostro progetto è andato al cuore di quello che l’Arsial si era posto come obiettivo».
Scopo della giornata è stata quindi la valorizzazione della cultura enogastronomica del Lago di Bracciano attraverso le sapienti mani degli chef dei ristoranti partecipanti.
Brutal, Erbacce Lab, Salotto Belvedere e Trattoria del castello si sono infatti sfidati in un contest culinario per creare due piatti ciascuno partendo da quattro prodotti del territorio tipici della tradizione culinaria locale e aggiungendo un tocco d’innovazione.
Protagonisti di questi piatti sono stati il primo sale fornito da Formaggi Valleluterana – Azienda Agricola Gentili, due tipologie di verdure prodotte dalla Fattoria Biologica Le Bricchiette e due tipologie di pesce di lago (luccio e persico) pescato dalla Cooperativa pescatori di Bracciano.
I piatti sono stati giudicati dai 40 partecipanti alla degustazione, tra cui non sono mancati alcuni membri della redazione de L’agone, che hanno espresso un voto per ognuno dei piatti assaggiati. Ad aggiudicarsi il primo posto è stato Salotto Belvedere, seguito ex aequo dagli altri tre ristoranti.
Ogni piatto è stato poi accompagnato da un calice di vino, selezionato dai sommelier della delegazione FISAR Manziana Lago di Bracciano, che hanno sapientemente abbinato ad ogni ricetta un vino del territorio e fornito indicazioni su come è stata effettuata ogni scelta.
«Per valorizzare qualsiasi piatto serve un corretto abbinamento, affinchè sia il piatto che il vino siano apprezzati in modo giusto. – Fernando Iannozzi, presidente della delegazione – I vini che assaggeremo sono di due cantine locali: la Cantina Morichelli, la Cantina Valle del Canneto e la Cantina Capitani. Sono vini di diverse tipologie, ognuno con delle caratteristiche che esaltano il piatto a cui sono abbinati.»
A presentare e coordinare l’evento sono state Gessica Giorgi, consigliera delegata all’agricoltura e alla pesca del Comune di Bracciano, e Barbara Giorgi, presidente del comitato promotore del Biodistretto dei laghi di Bracciano e Trevignano.
Al contest è seguito poi l’intervento di Roberto Della Bella, agronomo attivo in numerosi progetti di ricerca sui grani antichi presenti nel nostro territorio, una risorsa importante per l’economia locale vista anche la recente riscoperta del valore di questi prodotti.
«Si tratta di grani antichi con livelli di glutine nettamente più bassi rispetto a quelli che si mangiano normalmente – ha spiegato Della Bella. – L’Arsial sta lavorando per cercare di valorizzarli. Il Saragolla di Tolfa e il Manziana Lungo, sono dei grani che a differenza degli ibridi d’importazione o coltivati in Italia hanno una percentuale di glutine inferiore anche al 30-40%. Inoltre, si tratta di un glutine destrutturato rispetto ai grani di forza utilizzati dall’industria per fare quella pasta rigida che tiene la cottura. Tutto questo però ha sempre un prezzo da pagare, che è quello delle intolleranze. Sono grani introdotti nel 345 dopo cristo, provenienti dalla vecchia mesopotamia che si sono adattati bene nel nostro territorio, e che producono meno ma con un’altissima qualità.»
Un territorio, quindi, che ha molte risorse e, grazie alle sue particolarità, riesce e tirare fuori sapori eccezionali, ma che senza attività di promozione e collaborazione dei vari attori della filiera come “Un Lago da Coltivare” non può sfruttarle a pieno.
Sara Fantini
Redattrice L’agone