24 Novembre, 2024
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Alla “Corrado Melone” con l’idea di amare ciò che si insegna

A volte basta poco per accendere la scintilla nel cuore dei ragazzi

Qualcuno ha affermato che è meglio non insegnare teatro a scuola perché, se è vero cha l’Italia ha attori magnifici, è pur vero che ci sono anche tanti “cani” e il rischio che qualcuno di questi cani capiti in classe va assolutamente evitato.

La critica è senz’altro corretta, ma perché applicarla solo al teatro? Fin da piccolo sono stato a stretto contatto con il mondo della scuola (come studente prima, poi come genitore, come docente e ora come dirigente) e se ho avuto la fortuna di incontrare degli insegnanti veri maestri, è pur vero che alcuni docenti avrebbero dovuto cambiare mestiere invece di stare nella scuola dove rischiano di distruggere le inclinazioni dei ragazzi.

Non si tratta di un numero elevato: nelle scuole che dirigo, su oltre 200 docenti, ne andrebbero cacciati una decina. Ma quella decina può distruggere la cultura, gli alunni e l’immagine dei veri docenti. Allora perché non consentire l’insegnamento del teatro solo per timore di avere in cattedra attori o registi non sempre qualificati, visto che di incompetenti in cattedra ne abbiamo già (sia pure in numero assai limitato) in altre discipline?

Tuttavia, c’è un altro aspetto importante da considerare. Non è necessario essere un luminare nella propria disciplina per sapere insegnare. Ciò che è fondamentale, che è “conditio sine qua non”, è che si ami ciò che si insegna. Quindi anche un cane di attore potrebbe sapere insegnare il teatro se solo lo amasse. Infatti, la scintilla dell’amore per una disciplina da parte dei ragazzi si accende dal suo “interno”, facendo scattare quel “quiddam” che accenderà in loro la passione. Non è rimanendo in cattedra e facendo calare le nozioni dall’alto che si fanno innamorare gli allievi, occorre coinvolgerli emotivamente, proprio come fanno gli attori, non a caso “insegnare è per un quarto conoscenza, per tre quarti teatro”.

Non a caso la scuola è stata definita da qualcuno (non completamente a torto) “la tomba della cultura” e uno dei motivi che rendono valida questa affermazione è proprio l’incapacità di comunicare l’amore verso il “sapere” che hanno molti (anche validissimi) docenti. Tuttavia, a volte, basta poco per “accendere” una scintilla nei cuori dei ragazzi e spingerli verso la strada della cultura e del bello, questo è il motivo per cui alla “Melone” svolgiamo tantissime attività che non sono “perdite di tempo”: sono fiaccole illuminate che cercano di accenderne altre.

Riccardo Agresti, preside

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