La legge finanziaria, oltre alla distribuzione dei soldi pubblici necessari al funzionamento dello Stato, per un governo rappresenta anche l’atto di indirizzo che intende dare al Paese. L’atto di indirizzo però non è solo l’insieme dei finanziamenti distribuiti più o meno equamente, ma è anche rivelatore dell’indirizzo culturale che si vuole dare alla Nazione. Ascoltare e leggere in televisione e nei social media interventi dal tono “muscolare” da parte di chi dovrebbe rasserenare il clima politico invece che inasprirlo è un chiaro indicatore di come l’attuale classe dirigente intenderà muoversi.
Quale è quindi, l’indirizzo culturale che l’attuale governo vuole per il nostro Paese e quali sono gli strumenti che mette in campo per attuarlo?
Le due questioni
All’orizzonte vi sono due questioni che necessiterebbero essere affrontate con un approccio non ideologico, ma utilizzando gli strumenti che la ricerca scientifica e l’esperienza di altri paesi ci mettono a disposizione.
La prima questione da affrontare sarà l’inevitabile arrivo in Europa di migranti che si spostano per trovare condizioni di vita migliori rispetto a quelle dei propri luoghi d’origine. A quelli che parlano di “sostituzione etnica” sarebbe bene ricordare che l’analisi della variabilità genetica degli italiani ci dice che il contributo al genoma “italico” è frutto della mescolanza tra diversi gruppi geneticamente omogenei. Tale mescolanza è avvenuta nei secoli durante le migrazioni che attraversavano la nostra penisola lasciando un po’ di sé nelle popolazioni che incontravano (Le Scienze, Novembre 2023). L’accoglienza e l’integrazione ha contrassegnato da sempre la nostra storia e ne è stata fonte di ricchezza nella nostra cultura. Diffondere un clima di diffidenza verso il diverso, rinnega proprio la nostra storia e denota una colpevole mancanza di conoscenza delle nostre origini.
La seconda questione è il preoccupante tasso di denatalità che sta vivendo l’Italia, e che ci porterà nel 2050 a perdere circa sei milioni di residenti, la popolazione passerà dagli attuali 60 milioni a 54 milioni, mentre nel 2070 saremo circa 48 milioni (dati Istat riportati da Le Scienze, Novembre 2023).
Azioni di imperio
Anche in questo caso le azioni di imperio non hanno mai dato buoni frutti, le politiche sulla famiglia devono essere scevre da approcci ideologici, non esiste un modello unico di famiglia, lo Stato non può decidere chi possiamo amare e quanti figli una coppia decide di concepire. La vera sfida è quella di assecondare il desiderio ancestrale degli individui alla conservazione della specie predisponendo le condizioni materiali e morali perché ciò avvenga. Per esempio la Germania è riuscita a invertire la diminuzione del tasso di natalità attuando delle politiche che hanno migliorato la propensione ad avere figli combinandole con la capacità di attrarre ed integrare i migranti diretti verso il proprio territorio.
La popolazione non è un’entità astratta: è un insieme di storie di vita in relazione tra loro e in continua tensione con le sfide del proprio tempo. La popolazione possiamo considerarla come il grande libro che contiene queste storie. Ciascuna generazione aggiunge il proprio capitolo e prima di chiuderlo predispone le pagine bianche che ospiteranno le vicende di quella successiva (Alessandro Rosina, Le Scienze, 2023).
Salvatore Scaglione