27 Luglio, 2024
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COP28, approvato il documento finale che segna “l’inizio della fine” dell’era dei combustibili fossili

La COP28, ovvero la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è conclusa il 13 dicembre 2023 a Dubai, dopo due settimane di negoziati, con il raggiungimento di un accordo tra le quasi 200 nazioni partecipanti che include il “global stocktake”, un bilancio degli impegni e delle azioni concordate dalle parti per ridurre le emissioni di gas effetto serra.

Si tratta di un risultato importante soprattutto in un anno come questo che si appresta a classificarsi come il più caldo mai registrato, con una temperatura record che, secondo le elaborazioni fatte da Coldiretti sulla base dei dati del Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus, supera di 0,13 gradi quella del 2016 che deteneva il primato fino ad ora.

«Anche se a Dubai non abbiamo voltato pagina sull’era dei combustibili fossili, questo risultato è l’inizio della fine – ha affermato il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Simon Stiell nel suo discorso di chiusura. – Ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale».

Nelle sue 21 pagine, il documento traccia il percorso per una transizione rapida, giusta ed equa verso l’abbondono dei combustili fossili, attraverso profondi tagli alle emissioni e maggiori finanziamenti, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio nel 2050.

Scopo di questo primo “bilancio globale” è accelerare l’azione sul clima entro la fine del decennio, per mantenere l’aumento della temperatura globale entro i 1,5°C, e potrà essere utilizzato dai paesi per sviluppare piani d’azione per il clima più incisivi, previsti entro il 2025.

Tra le misure da adottare per raggiungere l’obiettivo dei 1,5°C c’è:

  • triplicare la capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030;
  • accelerare gli sforzi per l’eliminazione graduale della produzione di energia dal carbone;
  • accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, utilizzando combustibili a zero o a basse emissioni di carbonio entro la metà del secolo;
  • abbandonare l’uso dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con quanto stabilito dalla scienza;
  • accelerare le tecnologie a zero o basse emissioni, comprese le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio;
  • accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni di gas diversi dalla CO2 a livello globale, comprese in particolare le emissioni di metano, entro il 2030;
  • accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero o a basse emissioni;
  • eliminare gradualmente, quanto prima possibile, i sussidi ai combustibili fossili.

Il compromesso raggiunto è stato accolto in modo diverso dai vari partecipanti: c’è chi lo ha definito un accordo storico, forte e incisivo, e chi invece lo ha considerato insufficiente, pieno di scappatoie e “un’opportunità persa”.

Ma comunque lo si consideri, si tratta di un primo passo importante verso la giusta direzione. Vedremo nel corso dei prossimi anni quali saranno i suoi frutti.

Sara Fantini
Redattrice L’agone

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