17 Luglio, 2024
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A proposito della chiusura dell’anello ferroviario di Roma

Cosa c’è in ballo?  Il ruolo strategico della capitale
Le recenti polemiche sul finanziamento rappresentano l’ultimo capitolo della saga che, da oltre cento anni, ruota intorno all’arcinoto progetto di chiusura dell’anello ferroviario di Roma.

La “Circle Line” è un’infrastruttura presente in tutte le principali metropoli europee, da Parigi a Berlino, da Londra a Mosca, che offrono linee metropolitane circolari che uniscono i raggi del trasporto pubblico.

Il completamento del progetto, che chiuderebbe il tratto tra la stazione di Valle Aurelia e quella di Val D’Ala a Prati Fiscali, passando per Vigna Clara, Tor di Quinto e attraversando il Tevere, è così strategico che, ogni qual volta il Governo ha disponibilità economica, viene rimesso sul tavolo, da Italia90 al Pnrr.

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del 2021 la questione era tornata in auge grazie a un maxi finanziamento di 262 milioni di euro e un serrato cronoprogramma di interventi finalizzato al completamento nel 2027.

Ma già nella scorsa estate qualcosa stava cambiando in peggio. Con la rimodulazione dei fondi Pnrr era previsto un notevole definanziamento di 175 milioni sui 262 programmati. Un taglio smentito dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini che, secondo le polemiche, sarebbe andato a favore di alcuni cantieri del Nord.

Nei giorni scorsi, nell’interrogazione a firma dei parlamentari Partito democratico di Roma Casu, Di Biase, Madia, Mancini, Morassut, Orfini e Zingaretti, si chiede a Salvini: «Vogliamo sapere se conferma che le risorse sottratte alla realizzazione della chiusura dell’anello ferroviario di Roma, in particolare nel tracciato che collega Vigna Clara a Tor di Quinto, siano state effettivamente riassegnate per il 2024, in modo da evitare che la capitale del nostro Paese, venga gravemente danneggiata dalle scelte del Governo».

Chiarezza viene chiesta anche da Daniele Torquati, presidente Municipio XV, da sempre favorevole al progetto, a partire dall’apertura della stazione di Vigna Clara del 2021: «Nell’ultima manovra finanziaria di fine anno di quei fondi non sembra esserci traccia. È per questo che mi unisco alla richiesta presentata nei giorni scorsi dai Parlamentari. Negli ultimi anni con Roma Capitale e RFI siamo andati avanti nella programmazione e progettazione. Non possiamo fermarci proprio ora».

Con la debacle di Expo2030, in ballo non ci sono solo gli investimenti, ma il ruolo strategico che il Governo vuol dare alla capitale, in Italia e non solo, a partire dalle sue infrastrutture per essere all’altezza delle sfide del futuro.

Fabio Rollo

 

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