22 Gennaio, 2025
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Il miracolo dell’Epifania a Canale

Dalla drammatica esplosione del 6 gennaio emerge il valore di comunità

Ore 8.28, un boato ha svegliato i cittadini di Canale.

Non è stato il passaggio frettoloso della Befana a cavallo della sua scopa veloce, ma l’incubo che prendeva la sua forma peggiore. Un’esplosione che ha cristallizzato lo shock in un tempo fermo sulla paura, una casa completamente distrutta e decine di abitazioni circostanti rese inagibili e seriamente danneggiate.

Le cause le lasceremo stabilire ai tecnici e alle esperienze professionali; ciò che ha colpito è altro, a partire dalle declinazioni che sa assumere il terrore fino alle risposte della gente.

Al titolo di questa riflessione potevo dare un taglio pessimistico, utilizzando i sostantivi dramma, disastro, sciagura, catastrofe. Invece ciò che ha colpito nello sgomento collettivo, è stata la reazione di un’intera comunità che ha dimostrato il dignitoso orgoglio dell’appartenenza e che invita a considerare quanto successo in chiave positiva: infatti, nonostante l’enormità della deflagrazione e delle sue conseguenze sulle strutture, non ci sono state vittime e ai pochi feriti, a cui facciamo arrivare i più cari auguri di pronta guarigione, va riportato il segno di un miracolo. Poteva accadere in un orario diverso, poteva questa o quella ipotesi, sono migliaia le variabili circostanziali che avrebbero imposto l’adozione del termine tragedia contando vittime oltre che danni.

Ecco perché considerare assurdamente in positivo case distrutte, famiglie sfollate, anni di sacrifici, annientamento dell’identità che configura una dimora.

Le foto avute in via esclusiva da L’agone in una zona rigorosamente interdetta, possono comunicare più e meglio di tante parole l’orrore di un risveglio così. Scatti analoghi richiamano terremoti e contesti bellici, togliendo capacità comunicativa alle espressioni di stupore, inorridimento, sconcerto.

Prima le grida, poi il silenzio, quindi il mormorio dei primi soccorritori, che parlano adagio come se avessero timore a pronunciare parole di fronte a quello sfacelo; quindi i rumori dei mezzi di primo intervento e di ripristino, il vociare della macchina complessa dei soccorsi, delle ruspe che sgomberano dalle macerie ammucchiando ricordi e oggetti.

Il giorno dopo è ancora peggiore, perché calato il sipario della curiosità e della comunicazione pubblica, restano i problemi da risolvere subito e le migliaia di cose da fare.

Proprio qui Canale riesce a fare la differenza, ritrovando il suo cuore aggregante che nella follia della sorte diventa solidarietà e speranza.

L’amministrazione e una rete di realtà locali che hanno assicurato una sistemazione provvisoria per le famiglie che hanno dovuto lasciare le proprie case.

 

“Canale c’è”, un’iniziativa dell’Amministrazione, della Riserva, della Pro Loco e della Parrocchia, con il suo comitato festeggiamenti classe 1984 di raccolta fondi in favore delle vittime dell’esplosione (per le donazioni IBAN IT55D08327389600000005415 intestato all’Associazione pro loco Canale Monterano, causale ‘emergenza per canale monterano’).

Una parrocchia che fa respirare la carezza di Cristo nella fattuale assistenza pratica prima ancora che spirituale; il parroco, don Giacomo, è stato tra i primissimi soccorritori che ha contribuito a togliere pietre tra le macerie per estrarre un ragazzo rimastovi sotto e da due giorni non si risparmia per fare.

E poi i gesti che non ti aspetti; oggi la visita discreta e senza clamore del vescovo della Diocesi, mons. Marco Salvi (da lui e dalla Diocesi impegno abitativo ed economico assicurato, nda) , che si è stretto in una preghiera intima in una chiesa ancora inagibile insieme al sindaco, Alessandro Bettarelli, e ai vigili del fuoco che da due giorni si stanno spendendo senza riserve, veri angeli in una chiesa vuota e silenziosa.

L’impronta del primo cittadino e del parroco impressa in questa circostanza dolorosa, meritano una riflessione più approfondita che sarà condivisa separatamente nei giorni a seguire.

Ore del giorno dopo che sono state caratterizzate anche dalla visita del sindaco di Bracciano, Marco Crocicchi, che oltre a un messaggio di solidarietà ha portato una testimonianza di fattiva collaborazione e ha “rappresentato la disponibilità del distretto sociosanitario a organizzare misure immediate per affrontare l’emergenza abitativa”.

Come non ricordare i ristoratori locali che hanno garantito un piatto caldo alle centinaia di soccorritori bagnati, stanchi e stravolti che da ieri mattina si profondono senza risparmiare energie, noncuranti di turni di lavoro e condizioni avverse.

Ecco, dunque, il miracolo dell’Epifania di Canale, che trasforma un evento drammatico in una vera testimonianza di comunità; questo non renderà di certo una nuova abitazione a chi l’ha persa ma sicuramente circoscrive la disperazione nell’abbraccio di una speranza possibile.

Ludovica Di Pietrantonio
Redattrice L’agone

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