La protesta avviata dagli agricoltori italiani il 22 gennaio scorso sulla scia di quelle organizzate dai colleghi europei ha già portato alcune risposte a livello nazionale.
Il 13 febbraio il Governo ha depositato infatti un emendamento al dl Milleproroghe, firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che prevede, per due anni, l’esenzione integrale dell’Irpef agricola per i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, e la riduzione del 50% dell’importo per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro.
L’emendamento è stato fortemente voluto dalla Premier Giorgia Meloni che ha ringraziato in un comunicato stampa il Ministro Giorgetti e il Viceministro Leo che hanno individuato le risorse a copertura dell’intervento, il Ministro Lollobrigida che ha elaborato insieme a loro la proposta, e i Vicepresidenti del Consiglio Antonio Tajani e Matteo Salvini per il lavoro svolto.
Il costo della misura sarà di 220,1 milioni di euro per il 2025 e di 130,3 milioni nel 2026.
In un incontro con il gruppo Riscatto Agricolo (una delle fazioni della protesta) sono state inoltre annunciate altre misure a sostegno del settore, che riguardano principalmente la lotta alla concorrenza sleale, la garanzia di un giusto prezzo agli agricoltori per i loro prodotti e lo stanziamento di altri fondi per le filiere maggiormente colpite dalla crisi.
Anche in Europa la Commissione si è mossa per cercare di andare incontro alle richieste degli agricoltori.
Il 6 febbraio Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha annunciato il ritiro della proposta di Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) che era stata presentata dalla Commissione il 22 giugno 2022.
La proposta era parte di un pacchetto di misure volte a ridurre l’impronta ambientale del sistema alimentare dell’UE e prevedeva una riduzione dell’uso di pesticidi chimici di almeno il 50% (rispetto alla media 2013-2017) entro il 2030.
“La proposta è diventata un simbolo di polarizzazione. – ha dichiarato la von der Leyen – È stata respinta dal Parlamento europeo e non si registrano più progressi nemmeno in seno al Consiglio. Quindi dobbiamo fare qualcosa. Per questo motivo proporrò al Collegio di ritirare la proposta. Ma ovviamente il tema resta. E per andare avanti sono necessari più dialogo e un approccio diverso. E su questa base la Commissione potrebbe avanzare una nuova proposta dai contenuti molto più maturi e insieme alle parti interessate.“
Il 13 febbraio è stata inoltre ufficializzata l’esenzione parziale per gli agricoltori europei per un anno (fino al 31 dicembre 2024) dalle norme della Politica Agricola Comune che li obbligano a mantenere delle aree di terreno non produttive per accedere agli aiuti comunitari.
Gli agricoltori dell’UE che coltivano colture azotofissatrici (come le lenticchie, i piselli o le fave) e/o colture intercalari senza l’utilizzo di pesticidi chimici sul 4% dei loro terreni saranno così considerati comunque conformi al cosiddetto requisito BCAA 8 che permette l’accesso ai finanziamenti dalla Politica Agricola Comune.
Gli agricoltori potranno comunque scegliere di continuare a soddisfare il requisito lasciando a riposo o mantenendo elementi improduttivi (come, ad esempio, siepi o alberi) sul 4% dei terreni come previsto inizialmente.
Le reazioni a queste due misure non sono state però del tutto positive. Molti cittadini (ma anche alcuni agricoltori) hanno espresso la loro preoccupazione in merito all’impatto delle decisioni della Commissione sull’ambiente e sulla loro salute, fatto che potrebbe portare ad una frattura tra cittadini e mondo agricolo.
L’avvicinarsi delle elezioni europee a giugno complica ulteriormente la questione influenzando sicuramente le scelte dell’esecutivo europeo.
Sarà interessante vedere come evolveranno le cose sia a livello comunitario che nazionale.
Sara Fantini
Redattrice L’agone