22 Novembre, 2024
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A proposito di previdenza

“È essenziale ricercare soluzioni idonee ad attrarre le risorse della previdenza verso le realtà economiche e le infrastrutture del Paese, senza trascurare l’esigenza di assicurare un livello di rischio accettabile dell’investimento a tutela del futuro delle pensioni”. È quanto ha affermato il presidente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Alberto Bagnai, in occasione del convegno “Governare “nuovi” e “vecchi” rischi per trasformarli in opportunità” promosso a Roma da Itinerari Previdenziali.

Bagnai ha ricordato come il futuro delle pensioni è già “incerto per una serie di cause ampiamente note e più volte menzionate – l’invecchiamento demografico, la gig economy e più in generale la frammentazione delle carriere lavorative, e l’impatto delle tecnologie digitali sui livelli occupazionali delle nuove generazione – cui si aggiunge una causa altresì nota, almeno nel dibattito scientifico internazionale, ma che qui in Italia si tende a sottacere, per ovvi motivi di opportunità politica: il rischio macroeconomico causato dalle politiche di austerità fin qui imposte dall’Unione Europea, quelle politiche che fatte in nome della crescita hanno sottratto al Paese venti anni di crescita, fatte in nome delle generazioni future hanno compromesso il loro futuro, peggiorando sensibilmente le condizioni delle generazioni presenti, con un incremento delle varie forme e misure di povertà che non ha mancato di riflettersi sul bilancio dell’assistenza”. Bagnai ha ricordato che “l’inverno macroeconomico che ci siamo inflitti certamente non è l’unica, ma è senz’altro una delle principali cause dell’inverno demografico che stiamo subendo”.

Secondo il Presidente della Commissione di controllo sugli Enti Gestori “è opportuna una riflessione, sulla reale praticabilità – pur nella complessità del quadro complessivo della finanza pubblica – di soluzioni che, in linea con le scelte governative di politica industriale, favoriscano gli investimenti diretti in infrastrutture sociali e nell’apparato produttivo italiano, attraverso una selezione traparente delle realtà da sostenere e l’introduzione di meccanismi di protezione dei rendimenti alla scadenza del progetto. Soluzioni in grado di attrarre le casse professionali e i fondi di previdenza complementare verso investimenti diretti, di lungo periodo, in infrastrutture e piccole-medie aziende, con il ricorso alle formule ormai tradizionali della finanza alternativa (private equity, private debt), con l’obiettivo di favorire il potenziamento dell’apparato produttivo, la crescita della dimensione media delle imprese, preservando il risparmio previdenziale. Una soluzione la cui configurabilità dovrà necessariamente tener conto dei vincoli imposti dall’Unione europea in materia di aiuti di Stato”.

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