Il ruolo della rieducazione motoria nei pazienti cardiopatici è al centro di un innovativo progetto di cura e prevenzione messo a punto dall’IRCCS San Raffaele di Roma e dall’Università San Raffaele Roma con il supporto tecnologico di Sensor Medica. L’obiettivo è dimostrare come l’attività fisica sia utile in caso di cardiopatie, non solo come forma riabilitativa, ma anche per prevenire ed evitare cadute e traumi e per restituire benessere psicologico. Valutare il rischio caduta e la qualità del sonno, lo stato d’ansia e il livello di stress in soggetti post patologie acute del sistema cardiovascolare pre e post protocollo di riabilitazione motoria e rieducazione funzionale propriocettiva.
Il progetto, dal titolo “cardio-balance”, è coordinato da Giuseppe Caminiti, Responsabile del DH Cardiologico dell’IRCCS San Raffaele e Professore associato del corso di laurea in Scienze Motorie dell’Università San Raffaele Roma, Giuseppe Messina, Professore associato del corso di laurea in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate dell’Università San Raffaele Roma, Elvira Padua, Coordinatore e Professore ordinario del corso di studi in Scienze motorie dell’Università San Raffaele Roma e Maurizio Volterrani, Responsabile del Dipartimento area Cardiorespiratoria del Gruppo San Raffaele e professore ordinario del corso di laurea in Scienze Motore dell’Università San Raffaele Roma. Lo studio verrà condotto presso il reparto della Riabilitazione Cardiologica dell’IRCCS San Raffaele, dove ogni anno sono ricoverati 800 pazienti e il Day Hospital usufruito da 730 persone sempre su base annua.
In Italia, le malattie cardiovascolari sono la causa predominante di morte, responsabili del 44% di tutti i decessi. La cardiopatia ischemica, con l’infarto come sua manifestazione primaria, rappresenta il maggior fattore di mortalità, incidendo per circa il 28% su tutti i decessi. L’insorgenza di lesioni nelle arterie coronariche è identificata come il determinante della cardiopatia ischemica e, in particolare, dell’infarto miocardico.
Secondo i dati ISTAT, negli ultimi cinque anni la prevalenza della cardiopatia ischemica in Italia è rimasta stabile, è quindi importante considerare con estrema attenzione la prevenzione e la diffusione di percorsi efficaci di riabilitazione fisica e psicologica per i pazienti colpiti.
“Con il presente lavoro – illustra il professor Caminiti – si vogliono evidenziare gli effetti che una forzata immobilità che si verifica durante un ricovero ospedaliero per un evento acuto, può comportare sull’equilibrio e sull’incidenza delle cadute in soggetti cardiopatici. Pertanto, verranno presi in considerazione soggetti cardiopatici anziani, ricoverati in riabilitazione a breve distanza da un evento acuto che ha comportato una relativa immobilità sino, talora all’allettamento. Fra gli obiettivi dell’attività fisica svolta nell’ambito della riabilitazione cardiologica, dunque, entra a pieno titolo anche quello di migliorare la forza e il tono muscolare, evitando che l’atrofia muscolare e debolezza possano causare altri ulteriori problemi come le cadute”. “Inoltre – prosegue Caminiti – si vogliono valutare gli effetti del trauma-ospedalizzazione subìto anche a livello psicologico correlando eventuali effetti sulla qualità del sonno, sullo stato di ansia e di depressione del singolo soggetto”.
Tra i portatori di cardiopatie, maggiormente a rischio cadute non a caso ci sono gli anziani; la novità del progetto CARDIO-BALANCE nasce proprio con l’intento di fornire una prima risposta scientifica e misurabile al quesito se l’attività fisica possa essere un altro efficace strumento di contrasto in caso di cardiopatie.
“Il programma prevede una prima valutazione del rischio di caduta dei pazienti a pochi giorni dal loro ricovero e una seconda da effettuarsi il giorno delle dimissioni, alla fine del periodo degenziale” spiega il professor Volterrani. “I pazienti coinvolti verranno poi divisi in due gruppi: alcuni seguiranno un programma di attività fisica in regime di Day Hospital con supervisione, altri al proprio domicilio, in autonomia. Una valutazione verrà quindi effettuata a tre mesi di distanza per elaborare un protocollo di rieducazione motoria, funzionale e propriocettiva per portare il paziente ad una condizione psicofisica il più possibile ottimale” conclude Volterrani.