Le proteste degli agricoltori e degli allevatori, chiamate più semplicemente le proteste dei trattori, che si sono svolte in buona parte delle piazze europee e non solo, hanno raccolto l’attenzione dell’opinione pubblica fino a pochissimo tempo fa, almeno fino a quando la terra li ha richiamati al dovere per la fienagione ed altre inderogabili pratiche agricole.
Le proteste “contadine” si sa, si possono fare solo in alcuni periodi dell’anno e per poco tempo, perché il coltivare la terra e allevare gli animali richiede una presenza costante perché è l’unica attività economica che non si può fermare.
A differenza delle tante manifestazioni degli agricoltori e degli allevatori, questa ha avuto molti aspetti anomali.
In primis è stata una protesta spontanea che si è estesa tramite i social media e non ha coinvolto né i partiti né le sigle sindacali.
È stata la rabbia e la frustrazione a far accendere i trattori e a far scendere in piazza il mondo agricolo. Chi produce il cibo di base per l’uomo, ossia la verdura, la frutta, la carne, le uova, il latte, le uova e tutti quegli ingredienti che più o meno lavorati dall’industria arrivano nei nostri piatti, è da sempre abituato alla precarietà.
La pioggia e la siccità, il caldo e il freddo condizionano ancora molto le produzioni agricole e zootecniche, e la legge della domanda e dell’offerta influenza il loro prezzo.
Fino a pochi decenni or sono gli agricoltori riuscivano a gestire questa precarietà, ma negli ultimi tempi a causa della globalizzazione dei mercati, dalla nascita dei colossi multinazionali che gestiscono le commodities agricole e della concentrazione in pochi operatori della distribuzione (GDO) questo non è più stato possibile.
Ad aggravare questa morsa che sta stringendo sempre più la produzione primaria c’è il continuo affievolirsi della radice rurale di tanti italiani a causa della concentrazione delle persone nelle grandi città. La gente ha perso il contatto con natura, quella vera, e con il mondo contadino, e l’atteggiamento che hanno nei loro confronti è sempre più distaccato e spesso ricco di pregiudizi e luoghi comuni.
Questa miscela ha fatto esplodere la protesta spontanea degli agricoltori e degli allevatori, solo parzialmente organizzata nei movimenti CRA e Riscatto Agricolo, e ormai sempre più divisa.
In sostanza, quello che chiedono sono prezzi maggiori per i loro prodotti, e quindi una maggiore retribuzione, misure di difesa nei confronti del cibo artificiale e del falso cibo italiano, una burocrazia più gestibile e un allentamento dei vincoli imposti dall’Europa dal Green Deal.
La motivazione più profonda e “sociologica” di questa rabbia esplosa con la protesta dei trattori è la frustrazione di essere trattati dall’opzione pubblica, senza distinzione, come i principali responsabili dell’inquinamento e dello sfruttamento del pianeta, senza avere la possibilità di dire la loro.
Sara Fantini
Redattrice L’agone