Le tornate elettorali sono un caravanserraglio, non c’è scampo. E’ un po’ come a Natale, tutti sono più buoni, si saluta perfino il vicino di pianerottolo al quale s’è rifiutata la firma per i riscaldamenti. Quando si sta per andare alle urne, siamo schietti, perfino la politica è propensa ad ascoltare i cittadini, e il via-vai negli uffici dei comitati elettorali si fa caotico, come il traffico di quando si parte per le vacanze. Promesse, promesse vane. Pie illusioni. La politica è cambiata, purtroppo in peggio. E si rimpiangono i tempi di Ugo Zatterin, tv in bianco e nero, quando il confronto era sulla base del dialogo e non dell’urlata, del “lei non sa chi sono io”, del “sono stato offeso e quindi lascio lo studio”. Per tacere di situazioni al limite, dove s’è arrivati alle mani. Cosa si aspettano i politici dagli elettori? Che corrano alle urne per dar loro la preferenza? L’ennesimo calo dell’affluenza registrato in Basilicata dovrebbe far capire che la gente è stanca di questo modo di fare politica, del “magna-magna” sussurrato e mai ammesso, delle combine, del “lui è peggio di me”. O, ancor più grave, del “così fan tutti”. L’incontro di qualche giorno fa nel corso del quale Amedeo Lanucara ha presentato il libro “Berlinguer segreto” mi ha fatto rivenire in mente i faccia a faccia educati e da galantuomini dello stesso Enrico Berlinguer e di Giorgio Almirante. Idee diametralmente opposte. Pensieri sempre discordanti. Ma la politica era migliore. Come dimenticare quel momento in cui Almirante andò a rendere omaggio al “nemico” Enrico, alla sua morte? Purtroppo c’è da ammetterlo. Si stava meglio quando si stava peggio. O, almeno, pensavamo di stare peggio.
Massimiliano Morelli