Il Paese è purtroppo “ostaggio” della legge elettorale
La politica precipita sempre più in basso; scandali e corruzione, all’ordine del giorno. La povertà è sotto gli occhi di tutti; tanti, per dignità, nascondono le sofferenze. Il sociale è colmo di diritti calpestati, ne è prova la sanità pubblica allo sbando. C’è un’Italia perbene ignorata. Col voto siamo chiamati a scegliere quale Italia e quale Europa consegnare ai nostri nipoti. Purtroppo, in Italia siamo “ostaggio” della legge elettorale.
Il Def
L’Italia è il solo Paese UE che non ha votato il Mes. Il Def tecnico approvato è privo di dati sul deficit. Incerto per il 2025 la proroga taglio Cuneo Fiscale e Accorpamento Irpef. Il voto sul Def al Parlamento dell’Unione europea è in aprile, poi al Consiglio e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Intanto restano in vigore le regole 2017. Dopo che Eurostat pubblicherà debiti e deficit dei Paesi Ue, la Commissione aprirà la procedura per deficit eccessivo. A maggio darà le “raccomandazioni” per Paese. Entro il 21 giugno indicherà gli obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici, e ciascun Paese manderà a Bruxelles il proprio piano entro il 20 settembre.
Il voto europeo
Sul voto europep c’è tensione tra sovranisti e conservatori e il Ppe è contro i vicini a Orbàn. Meloni e Tajani sono contro Salvini, pro-ultradestra francese e tedesca. La legislatura in corso è formata da Popolari, Socialisti e Liberali. Si teme avanzata forze populiste, sovraniste e si punta a ripetere l’alleanza attuale. Ursula von der Leyen e Meloni lavorano in tal senso. Hanno stipulato accordi con Tunisia ed Egitto per i migranti e la loro dislocazione in Albania. L’obiettivo è “vincere”, per trattare sulle cariche Ue in cambio di concessioni e deroghe. Nulla è scontato!
Il premierato
Caro alla Meloni. Lo vuole prima del voto europeo. Fatto eliminare dal testo la volontarietà del premier di dimettersi quando manca la fiducia del Parlamento, rimane però la facoltà di scioglierlo. Il provvedimento, per nulla chiaro, sottende mire e ambizioni alquanto pericolose. È possibile democrazia e buon governo, se si vuole, anche con le leggi in vigore. È pericoloso intaccate le prerogative del Capo dello Stato (art.88/Cost.).
Il ponte sullo Stretto
Caro a Salvini. Se ne parla dal 1861. Ripreso nel 2011 e sospeso nel 2012, con L. 58/2023 la Meloni ha riattivato l’iter. Il 15 febbraio 2024 il Comitato tecnico, dopo l’approvazione della Società Concessionaria, ha rilevato 68 dubbi. In aprile Salvini ha diramato il procedimento e l’esproprio degli immobili sul sito regione Calabria e Sicilia, la stampa e gli albi pretori dei comuni interessati. Sarebbe meglio dare a quelle regioni nuove infrastrutture, strade, sanità e servizi essenziali che i cittadini attendono da troppi anni. Il Ponte, che non vedremo mai, si è mangiato il futuro del trasporto pubblico, stradale e ferroviario dell’Italia intera.
Le conclusioni
L’Italia è bloccata da interessi di partito, di voto, di scranno e dalla incapacità dei governanti. Soffocata da una politica becera fatta di decreti a immagine “meloniana”. In questo scenario siamo chiamati a votare. Positiva la previsione di lieve crescita del voto, grazie ai giovani. Consentiamo a loro lo spazio richiesto, senza manganellarli quando osano parlare di futuro.
Franco Marzo