«Abbiamo da poco ricordato i 40 anni del Servizio sanitario nazionale. È stato – ed è – un grande motore di giustizia, un vanto del sistema Italia. Che ha consentito di aumentare le aspettative di vita degli italiani, ai più alti livelli mondiali. Non mancano difetti e disparità da colmare. Ma si tratta di un patrimonio da preservare e da potenziare». Questo ci diceva il Presidente della Repubblica Mattarella il 31 dicembre 2018, sono passati sei anni e quelle parole conservano ancora tutto il loro significato. In realtà quanto quelle parole sono state ascoltate dai Governi che si sono succeduti in questi anni? E quanto i provvedimenti in fase di approvazione alla Camera presentati dall’attuale Governo in termini di autonomia differenziata vanno nella direzione indicata dal Capo dello Stato? Secondo i dati presentati nel rapporto 2/2024 della fondazione Gimbe sembra proprio di no, infatti il grande motore di giustizia evocato dal Presidente sembra essersi inceppato, nel rapporto viene evidenziato che l’aspettativa di vita alla nascita degli italiani non è la stessa su tutto il territorio nazionale – 84,2 anni nella Provincia autonoma di Trento a fronte di 81 anni in Campania con una media nazionale di 82,6 anni – si conferma quindi che delle disparità da colmare ci sono. L’autonomia differenziata, almeno sulla sanità queste disparità, sembra proprio non colmarle, anzi secondo il rapporto Gimbe se non intervengono dei cambiamenti alla Camera, sembra proprio accentuarle. La mobilità sanitaria dalle regioni del sud verso le regioni del nord con un livello sanitario ai primi posti della classifica nazionale, è un elemento che potrebbe rendere strutturale il divario tra il nord e il sud d’Italia, infatti, sempre dal rapporto, “nel 2021 su 4,25 miliardi di euro di valore della mobilità sanitaria, il 93,3% di quella attiva si concentra in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre il 76,9% del saldo passivo grava su Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo”.
A breve ci saranno le elezioni europee e il confronto tra quanto viene investito nei diversi sistemi sanitari nazionali dai Paesi con economie simili all’Italia, ci fa capire quanto resta ancora da fare per colmare il divario geografico della nostra sanità. Nella presentazione al Senato del sesto rapporto Gimbe (10 ottobre 2023), Nino Cartabellotta dice che l’Italia, secondo la statistica Oecd del luglio 2023, ha speso 3255 dollari pro-capite contro la media Ocse di 3899 dollari. Per contro la Germania ha speso circa 7000 dollari e la Francia intorno ai 5500 dollari, la differenza con il nostro Paese è notevole e non si ha certo la sensazione che si voglia colmare questo divario, anzi.
Si può concludere proprio con una frase del rapporto che recita «stiamo rinunciando alla nostra più grande conquista sociale e a un pilastro della democrazia solo per un machiavellico “scambio di cortesie” nell’arena politica tra i fautori dell’autonomia differenziata e i fiancheggiatori del presidenzialismo».
Salvatore Scaglione