23 Novembre, 2024
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No, il cyberbullismo non si contrasta (solo) con i proclami

Un malessere della società del quale si parla tanto. Ma per il quale si fa poco 

Pochi giorni fa, durante una sagra, tra migliaia di persone presenti, mi hanno avvicinato due ragazzi, che mi hanno riconosciuto in quanto ero stato nella loro scuola a fare un seminario sui comportamenti rischiosi giovanili, toccando anche il tema del cyberbullismo.

Entrambi esternavano l’apprezzamento dell’intera classe per quelle due ore di riflessione e uno dei due, prima di andare via, mi ha detto, in maniera molto seria: «lo sa, da quel giorno molte cose sono cambiate in classe. Grazie a lei».

Al di là della gratificazione che un feedback così spontaneo e pulito può portare, ho continuato a riflettere a lungo su quell’esternazione.

Di fronte alle percentuali che danno il fenomeno in aumento, toccando con mano quotidianamente episodi che testimoniano che i ragazzi non si rendono conto di quello che fanno, sono sempre più convinto che di cyber bullismo se ne parli tanto, ne parli chiunque, ma si fa ancora troppo poco.

Andare tra i ragazzi e parlare con loro, lo faccio continuamente, fa emergere fatti e sofferenze che con una spontaneità disarmante gli adolescenti ti consegnano come un dono; fatti che nessuno aveva visto o sospettato prima.

A inquietarmi non è il fatto che nessuno si sia accorto di quegli accadimenti e di quelle singole sofferenze, piccole o grandi, ma che probabilmente nessuno li ha ascoltati, nessuno li ha amati, rendendosi conto che sono piccoli progetti di donne e uomini con i loro bagagli di emozioni e percezioni in divenire.

Quindi non penso che, per correre ai ripari, vadano stimolati a fare qualcosa professionisti, politici, istituzioni ma ancora una volta, rischiando di diventare pedante, mi rivolgo ai genitori di quei ragazzi.

Se due persone continuano a ripetersi “ti amo” ma non traducono quelle parole in fatti, potrebbe rimanere un proclama sterile che nulla ha a che vedere con la straordinaria capacità realizzativa dell’amore.

Credo sia necessario che le mamme e i papà inizino a tradurre quello che ritengono sia l’accudimento per i loro figli in gesti d’amore, sostituendo il dare con il concedere, il parlare per loro o di loro con l’ascoltarli:

Ritornate, se potete, a quell’età fragile quando a governarci era il dubbio, il timore, l’incertezza e a come i nostri genitori, seppur in un mondo più semplice e con strumenti più rudimentali, ci hanno sostenuti e fatti diventare grandi.

Solo voi, cari mamme e papà, potete incidere sulla diminuzione di quel maledetto cyberbullismo.

Gianluca Di Pietrantonio
Criminologo forense

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