22 Novembre, 2024
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La Rocca: “Quando l’ossessione del possesso lascia rovine”

di Lorenzo Avincola (per gentile concessione)
La serata era particolarmente ventosa, le onde del lago, sbattendo contro il muraglione, provocavano intensi fragori seguiti da strepiti musicali, causati dalla caduta di spruzzi d’acqua sulla superficie del marciapiede. Il maestro elementare Giacomo Silvestri, non aveva voglia di cenare a casa e, dopo essersi affacciato alla finestra per osservare ciò che aveva soltanto ascoltato, decise di raggiungere “La Tavernetta”, uno storico ristorante di Trevignano Romano, vicino alla propria abitazione. Dopo aver ordinato un menu a base di pesce di lago e un vino bianco della cantina Capitani, i propri pensieri tornarono a un interessante incontro che aveva avuto la mattina con Rosa, una vecchia compagna di scuola, diventata poi giornalista, con la quale aveva condiviso fin da ragazzo la passione per gli enigmi.

— Ciao Giacomo, ricordi Viola Gentili? – chiese Rosa, appena lo vide fuori dalla scuola.

— Ciao cara, la ricordo molto bene. Una vicenda incredibile, accadde il giorno 17 agosto di un anno fa. Il medico legale aveva fatto risalire la morte alle ore 20:00 circa –

— È vero, fu una morte assurda: assalita da uno sciame di api mentre si trovava tra gli antichi ruderi della Rocca – disse Rosa, invitando l’amico a dirigersi presso i tavolini del bar Ermete.

— Quella ragazza fu proprio sfortunata. Il drammatico evento avvenne verso sera, in un orario in cui le api, a causa dell’abbassamento delle temperature, generalmente non volano –

— Sì, anche se ricordo che lo scorso anno ci fu un caldo assurdo –

— Come in questi giorni. Dovremo abituarci ai cambiamenti climatici –

— Purtroppo si continua a fare pochissimo, bisognerebbe intervenire perlomeno per ridurre il danno, ma tu… cosa sai del drammatico episodio avvenuto tra i resti dell’antico castello degli Orsini? –

— Giada, l’amica che quel giorno si trovava con lei, mi raccontò che tutto accadde al termine dell’esibizione di un chitarrista. Mentre tutti i presenti in cima alla Rocca si apprestavano a scendere verso il paese, Viola volle fermarsi a osservare il tramonto. Rimase talmente stregata dalle originali melodie del musicista e dal colore viola, come il suo nome, proiettato sulle antiche mura, che le chiese di lasciarla sola, aggiungendo che l’avrebbe raggiunta al bar di Maceo. Era disperata: continuava a ripetere che se non l’avesse lasciata sola… –

— Si sarà sentita responsabile. Lei che…la chiamano Help –

— Perché cerca sempre di dare una mano a tutti. Fu lei a trovare il corpo riverso sul terreno. Non vedendola arrivare, tornò sulla Rocca ma… la raggiunse troppo tardi –

— Deve essere stata un’esperienza terribile… e aveva ragione lei: se fosse rimasta con la sua amica… —

— Difficile sapere cosa sarebbe accaduto. Magari le api avrebbero aggredito entrambe… —

— O… nessuna delle due –

— Perché queste affermazioni sibilline? –

— Ci sono delle novità —

— Girava la voce che Viola, avvicinandosi a un favo attaccato a un vecchio muro, cercò di toccarlo. Qualcuno ipotizzò che se fosse stata in compagnia di Giada, non si sarebbe avvicinata perché la sua amica le avrebbe suggerito di non farlo –

— Di questo ti volevo parlare… —

— Questa versione dei fatti non mi ha mai convinto, erano supposizioni messe in circolazione da qualche perfido individuo che sosteneva che tra le due ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia. Il favo non è mai stato trovato quindi non è mai esistito… oppure fu portato via, ma questa sarebbe tutta un’altra storia –

— Secondo i medici, la ragazza morì per uno shock anafilattico, pare che fosse allergica alla puntura delle api –

— Questi sono i fatti. All’inizio non capivo da dove provenisse lo sciame, ma, dopo una rapida ricerca, venni a sapere che le api possono volare, con un clima favorevole, oltre il crepuscolo –

— La verità è che la gente aveva, indirettamente, ragione: se Help non l’avesse lasciata sola, il drammatico evento non sarebbe potuto accadere ma non perché Giada l’avrebbe invitata a non toccare il fantomatico favo… –

— Che significa? Perché questa tua certezza?—

— Semplicemente perché sono venuta a sapere che Viola, tra le antiche rovine che sovrastano il paese, non era sola –

Terminata la cena, Giacomo tornò verso casa. Il vento era diminuito d’intensità e l’acqua del lago rimaneva confinata all’interno del muraglione, questo gli permise di fare una passeggiata lungo il marciapiede ancora umido, prima di raggiungere la propria abitazione. Appena entrato, diede, dalla finestra aperta, un ultimo sguardo alla superficie buia del lago, prese il computer e i temi svolti dai suoi alunni e dopo aver raggiunto la camera, si sdraiò sul letto. Osservando il soffitto con le antiche travi di legno, Giacomo riprese ad analizzare il racconto di Rosa. Lei aveva saputo che sulla Rocca, quel giorno, Viola si trovava in compagnia di un uomo. Quando Giacomo chiese la fonte di questa informazione, la giornalista rispose che lo aveva saputo da un giovane scrittore che, tra le pagine del suo ultimo romanzo, aveva descritto lo spettacolo musicale avvenuto quel giorno all’interno dei resti del castello e il magnifico paesaggio circostante. A volte la vita offre una serie di combinazioni che lasciano senza fiato. Capita di essere fortunati spettatori di trame che nemmeno i grandi scrittori riuscirebbero a immaginare, del resto loro sono grandi, proprio perché hanno saputo raccontare le trame di cui sono stati fortunati spettatori. Quando Giacomo invitò Rosa a fornire altre informazioni, lei continuò il racconto.

— Devi sapere che un giovane scrittore romano mi aveva invitato a presentare il suo ultimo romanzo all’esterno della libreria In Itinere, presso la vicina piazzetta nel centro storico. Fu molto carino con me, era anche un bel ragazzo. Mi regalò una copia del suo romanzo e, come segnalibro, inserì all’interno una fresca rosa con un lungo stelo. Fu davvero cortese quando mi sussurrò: A Rosa –

— Un gesto doveroso, e direi piuttosto ruffiano, per indurti a presentarlo meglio al pubblico. Se, invece, sei rimasta colpita dal profumato segnalibro… allora… –

— Comunque non è vero che è prassi regalare il libro alla presentatrice ma, per evitare che tu prosegua con questa sottile ironia, confesso che l’affascinante scrittore sperava in un mio articolo da pubblicare su un giornale locale –

— Cosa che hai subito fatto… su L’Agone, magari ne scriverai uno anche dopo la presentazione? –

— Poiché conservi una buona memoria…ti inviterei a non sprecarla, poiché i miei articoli, per fortuna, riesco sempre a pubblicarli, anche su iniziative che non prevedono la mia attiva partecipazione e ti garantisco che… non dipende dal fascino dell’autore –

— Ah, la mia giornalista preferita, ferita nell’orgoglio, mostra il proprio narcisismo. Ammetto che l’articolo era scritto bene. Tu la chiami fortuna ma è solo bravura, ti conosco da molto tempo…–

— Ti ringrazio ma… forse è meglio tornare al motivo per cui ti ho chiamato. Leggendo attentamente il romanzo, a circa metà dell’opera rimasi colpita dalla minuziosa descrizione di quel luogo fiabesco che sovrasta il borgo medievale di Trevignano. In questa parte del romanzo è perfino riportato il nome del chitarrista che si era esibito, seguito dalla perfetta descrizione della luce viola proiettata sulle antiche pareti, …che il calar del sole rendeva sempre più viola, scriveva l’autore e, sinceramente, pensavo che qualche dettaglio fosse il frutto della sua fantasia —

— Invece erano simili alle descrizioni di Giada –

— In più, è riportato un altro episodio: lo scrittore racconta che la ragazza che presentò lo spettacolo, verso la fine del concerto, si unì al chitarrista cantando un pezzo del proprio repertorio, accompagnata da ritmi più sostenuti, suscitando l’entusiasmo dei presenti –

— Evidentemente questo scrittore aveva la necessità di raccontare la verità, ma tu come hai fatto a scoprire che questi riferimenti coincidevano esattamente con una storia vera? –

— Dalle parole del vice sindaco, che mi aveva raccontato di aver partecipato all’evento e di essere rimasto colpito dalla magica atmosfera –

— Però questa è cronaca che conosciamo, il romanzo ci dice qualcosa di nuovo? –

— Che antipatico che sei! Se hai la pazienza di ascoltarmi, arrivo al dunque tirando fuori qualcosa d’interessante –

— Prego, prosegua pure, signora – rispose Giacomo, con ironia.

— Terminato il concerto, il giovane scrittore, insieme ai partecipanti, scese verso il paese ma, arrivato sulla piazzetta della chiesa di Santa Maria Assunta, accorgendosi di aver dimenticato la borsa contenente alcuni importanti appunti, salutò i compagni di discesa e tornò sulla Rocca. Arrivato all’ultimo gradino della panoramica gradinata, vide che era rimasto soltanto un irreale silenzio e una flebile luce viola. Poi gli sembrò di sentire dei sospiri provenire dall’interno dei ruderi del castello medievale. Il ragazzo si avvicinò lentamente cercando di non far rumore e di non farsi vedere. Con grande sorpresa si trovò davanti un uomo nudo, sdraiato sul prato. Costui non si accorse della sua presenza perché aveva la testa rivolta verso la parte opposta, mentre una donna seduta sopra di lui, anch’essa completamente nuda e girata di spalle, dimenava il proprio corpo con un movimento costante ma sempre più frenetico, con le braccia alzate e le mani posate sui lunghi capelli. Lo scrittore, sapendo che non poteva essere visto, anche a causa della debole luce viola che colorava le vecchie mura, si fermò alcuni secondi a osservare la scena che trovò interessante poiché la descrisse minuziosamente nel suo romanzo: “Poi, senza aspettare la fine o la replica, scappai via” –

— Intenso e poetico ma ora sappiamo soltanto che la ragazza non era sola. Che cosa ci dice di nuovo, questo scrittore? Conosceva forse i due amanti? –

— Glielo chiederò durante la presentazione del romanzo –

— Quali nomi gli ha dato? –

— Nomi di fantasia. Comunque non è vero che tutto questo non ci dice nulla –

— E cosa ci trovi d’interessante? –

— Che quella ragazza è deceduta tra il momento in cui si era rivestita, perché il corpo fu ritrovato completamente vestito, e l’arrivo di Giada –

— Intendi dire che tutto accadde in tempi ristretti, quindi l’uomo sconosciuto non poteva non sapere cosa fosse accaduto dopo l’amplesso? –

— Arguto il mio amico maestro! Bisogna ammettere che è molto strano che l’uomo sorpreso dal nostro scrittore, faccia sparire le sue tracce dopo che la ragazza è morta per cause… naturali –

— E dopo aver fatto l’amore con lei! Effettivamente la cosa è molto strana, allora ti faccio una domanda- –

— Prego… la curiosità è sintomo d’interesse… –

— Questo romanzo, tu che lo hai letto fino alla fine, rivela l’esistenza di un colpevole? —

— E bravo! Se così fosse… sarebbe tutto risolto —

— Forse colpevole è un termine esagerato. Intendevo domandarti se, leggendo, hai avuto l’impressione che lo scrittore ipotizzasse scenari diversi da quelli ufficiali –

— Che è un po’ la stessa cosa –

— In effetti sarebbe utile sapere se, nella continuazione del racconto, l’autore cerca di insinuare qualche dubbio sulla morte della ragazza, se ci offre qualche indizio, qualche elemento che può aiutare a capire una diversa verità –

— Purtroppo no, lo scrittore si è limitato a raccontare l’episodio cui aveva assistito. Non è uno scrittore di gialli, lui scrive romanzi… dove l’amore è il motore del mondo –

— Però sono due generi che possono convivere! Fanno parte della vita e scrivere… è raccontare la vita —

— Vero, ma non in questo caso e poi… l’autore mi ha rivelato che solamente durante una delle prime presentazioni del romanzo, ha saputo della morte della ragazza e che avesse quel nome… così corrispondente all’atmosfera da lui descritta. Mi ha confessato che se lo avesse saputo prima della pubblicazione, avrebbe chiesto di togliere quell’episodio. Sono sicura che l’avrebbe fatto, è un ragazzo molto sensibile… –

— Sarebbe stato doveroso, per rispetto della vittima e dei familiari –

— Ho solo una perplessità. Essendo un episodio centrale nello sviluppo della trama, penso che non sarebbe stato semplice toglierlo —

— Non conosco la trama del romanzo, ma quella descrizione così reale, potrebbe farci comodo! –

— Quindi ho riportato degli elementi utili a capire se la morte della ragazza è stata un semplice incidente oppure… qualcosa di diverso —

— È presto per dirlo, la cosa è molto delicata, occorre prudenza. Per ora sappiamo soltanto che la ragazza è morta a causa delle numerose punture di api e che tutto è avvenuto l’estate scorsa –

— Esattamente un anno fa. Il caldo era insopportabile, ricordo che mi trovavo in Sicilia e da quelle parti noi stavamo… ancora peggio –

— Noi chi? –

— Non sprecare energie preziose per soddisfare inutili curiosità. Concentrati sulle poche cose che conosciamo su quest’argomento –

Mentre Giacomo cercava una risposta spiritosa, squillò il suo cellulare. Era la madre che lo invitava a recarsi presso la sua abitazione perché non si sentiva bene.

— Che cosa succede? – chiese Rosa.

— È mia madre, devo andare da lei –

— Se vuoi ti accompagno –

— No, grazie, abita qui vicino. Se non ci sono complicazioni, potremmo vederci domani, a casa mia, così riprendiamo il discorso… –

— Adesso preoccupati di tua madre, domani devo scrivere un articolo, ma verso mezzogiorno dovrei essere libera –

La chiamata della madre era stata un falso allarme, lo faceva spesso per attirare l’attenzione del suo unico figlio. Lui lo sapeva ma la signora era molto anziana e ogni volta cadeva nella trappola.

Mentre continuava a osservare il soffitto, Giacomo si rese conto che non aveva voglia di correggere i temi della sua scolaresca e allora decise di aprire la posta elettronica, rimanendo sdraiato sul letto. Non fu una buona idea perché dopo aver ripercorso nella mente la conversazione avuta con Rosa, quella notte il maestro elementare si addormentò improvvisamente, con il computer rimasto acceso sul petto e con la pagina di posta elettronica aperta ma non ancora letta. Al suo risveglio, Giacomo, sfiorando la tastiera del portatile che era rimasto appoggiato sul petto, durante il sonno, vide apparire un messaggio tra le sue mail: era Rosa che gli aveva inviato, in tarda serata, alcune informazioni riguardanti il giovane scrittore. Il primo allegato era la copertina del suo primo libro, scritto più di due anni prima: un saggio sulla vita delle api, verso le quali aveva sviluppato una vera passione, conseguenza, affermano le note di copertina, di un periodo in cui lo scrittore aveva frequentato una nota azienda locale produttrice di miele, perché aveva una storia d’amore con la figlia del proprietario della fattoria, una splendida ragazza a cui aveva dedicato, con una poetica frase, l’intero volume: Al fiore, al colore e allo strumento musicale che porterò sempre con me. Nella mail, l’amica giornalista scrisse che, a causa dell’eccessiva gelosia dello scrittore, la storia d’amore cominciò a diventare burrascosa fino a quando la ragazza decise di interrompere l’ormai turbolento rapporto. Nel secondo allegato apparve la copertina del secondo libro dello scrittore: un insieme di racconti, il più lungo dei quali ricordava molto la vicenda che stava vivendo in quel difficile momento. Il terzo allegato mostrava la copertina del suo primo romanzo, quello che avrebbe dovuto presentare di lì a qualche giorno insieme a un’incantevole giornalista locale, in una piazzetta del centro storico di Trevignano Romano.

Ma fu il quarto allegato che sconvolse Giacomo. Era la bozza di un nuovo romanzo, questa volta epistolare, in cui lo scrittore si rivolge al suo amore perduto ma non per sempre, facendo un viaggio tra le sue opere precedenti. Tutto comincia dallo studio sulle api, poiché sapeva che l’amore della sua vita, soffriva di una pericolosa allergia alle punture degli insetti, fino a trovare indicazioni su come portare con sé piccole quantità di api. In seguito, il nostro autore, fa un breve riferimento al racconto più lungo del secondo libro, quello autobiografico, legandolo alla trama della sua successiva opera, quella del suo primo romanzo. In entrambe le opere dichiara, al suo unico ed eterno amore, che, in quelle pagine, aveva descritto tutto quello che aveva effettivamente veduto, compreso l’amplesso avvenuto sulla Rocca, subito dopo lo spettacolo musicale. Le rivela che quei corpi nudi appartenevano a loro due, ma solo nel suo immaginario, come accade spesso nei sogni o nella finzione letteraria. Non poteva certo narrare la glaciale risposta di lei dopo il suo minaccioso atteggiamento, con il quale aveva tentato di convincerla ad accettare un ultimo rapporto amoroso. Da quello che Rosa aveva letto nella lettera finale dell’amante respinto risultava evidente che ormai il giovane era stato colto da una follia sempre più crescente fino a immaginare che la sua amata potesse tradirlo perfino nell’aldilà. Giacomo non fece in tempo a mettersi in contatto con Rosa perché fu lei a chiamarlo. Aveva saputo, poco prima, che il corpo dello scrittore era stato trovato da una coppia non propriamente alla ricerca di quel tipo di emozione, appeso a una corda tra i ruderi della Rocca, subito dopo il tramonto, Il medico legale aveva fatto risalire la morte… alle ore 20:00 circa. L’amica giornalista cominciò ad accusarsi di non aver capito nulla, di aver sbagliato a non essersi informata sul contenuto delle opere scritte in precedenza dal giovane scrittore. La critica alla propria professionalità, nascondeva la consapevolezza che l’autore, attraverso le sue opere, avesse voluto preannunciare la sua nefasta intenzione: il folle gesto che avrebbe compiuto esattamente un anno dopo l’omicidio. Dopo essere rimasta in silenzio per qualche secondo, aggiunse che il suicida stringeva un ultimo messaggio: “Per rimanere sempre mia… anche dopo la morte” e subito dopo interruppe la comunicazione, suscitando in Giacomo la netta sensazione che la sua amica giornalista stesse per essere raggiunta da un’incontenibile voglia di piangere.

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