16 Luglio, 2024
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Segnalazione ad Antitrust, ministro Interno, Cultura e Salute

Regole troppo ballerine sulle bevande analcoliche che si possono introdurre in un concerto, a seconda di chi lo organizza. Ad esempio, per il concerto di Taylor Swift allo Stadio San Siro “è consentita acqua in bottiglia d’acqua di plastica morbida e trasparente, non più grande di 50 cl, senza tappo“, ossia mezzo litro, mentre per i Coldplay allo Stadio Olimpico di Roma non è indicato alcun tetto al cl ammessi ed “è consentito entrare con bevande analcoliche in bottiglie di plastica. Presso i bar interni le bevande saranno servite in bicchieri di materiale monouso e le bottiglie vendute senza tappo“. Domenica scorsa invece, al concerto di Calcutta al Ferrara Summer Festival hanno impedito a una ragazza di entrare nella piazza con una bottiglietta in plastica da mezzo litro senza tappo e con un pacchetto di cracker (sospettavano fosse una bomba al plastico?). Sul sito del Ferrara Summer Festival si indica il limite di 100 ml per le bibite, ossia un quinto rispetto al concerto della Taylor.

“Chi ha ragione? Se è una acclarata questione di sicurezza, come mai ci segnalano regole differenti a seconda del concerto?” si domanda Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Nei concerti estivi i fan stanno per ore al caldo, sotto al sole. Non poter portare bevande, nemmeno con il tappo aperto, o consentire pochi ml, significa creare problemi di salute, svenimenti e malori. Urgono regole chiare e unificate, capaci di coniugare la sicurezza con il diritto dei consumatori di poter consumare prodotti indispensabili, senza spendere un capitale all’interno degli stadi” prosegue Dona.

“Abbiamo deciso di chiedere lumi al ministro degli Interni, a quello della Cultura e a quello della Salute, per sapere come mai non sono applicate regole uniformi a livello nazionale sulle bevande non alcoliche e il cibo che si può portare ad un concerto e come mai vi sia una tale disparità di trattamento a seconda di dove si svolge l’evento e di chi lo organizza. Se, infatti, è normale che per alcune cose siano demandate a livello locale le valutazioni sulle effettive condizioni di sicurezza, per altre pratiche servirebbero precise indicazioni, sia per avere maggiore sicurezza sia per evitare possibili eccessi e abusi” aggiunge Dona.

“Ecco perché chiediamo all’Antitrust di accertare se nei concerti che applicano regole più stringenti, i prodotti vietati sono poi venduti all’interno della struttura e con che prezzi. In tal caso, abbiamo chiesto di verificare se la presunta regola di sicurezza non sia in realtà un indebito condizionamento per costringere il consumatore a pagare laute somme per potersi dissetare” conclude Dona.

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